L’essenziale bellezza delle opere di Franca Franchi a Roma foto

Il 16 maggio alle ore 18, nell’ambito della mostra dedicata alle sculture da indossare di Franca Franchi, si è tenuta la sfilata della collezione Haiku 2018. Lungo il tragitto che, dalla galleria Area Contesa, posta in via Margutta 90, si è snodato lungo la via Del Babuino, per concludersi a Piazza di Spagna e concentrarsi sulla scalinata di Trinità dei Monti, sono stati presentati da due fotomodelle collane, anelli e portachiavi realizzati nel 2018.

I gioielli, pezzi unici, nati nel 2010 con la collezione Cristalli d’acqua, ispirati dagli studi sull’acqua del ricercatore giapponese Masaru Emoto e realizzati con cristallo, acciaio e specchio con forme articolate e minuziose, hanno via via assunto un tratto stilisticamente inconfondibile caratterizzato dalla ricerca di essenzialità, di armonie asimmetriche, di una bellezza peculiare lontana da quella classica che contraddistingue il gioiello tradizionale.

Il riferimento all’arte Zen è ora una connotazione fondamentale riconosciuta anche da Gillo Dorfles che ha dato il supporto critico all’artista nella realizzazione delle mostre dedicate anche al gioiello sino al 2018, anno della sua morte. In questo senso si ricordano, come esempio, le mostre presso la Galleria BIFFI di Piacenza e la galleria Rossini Gioielli d’Autore in viale Montenero a Milano.

Nel tempo è rimasta invariata la connotazione legata all’utilizzo di materiale riciclato, che viene trasfigurato fino ad assumere una diversa identità rappresentante anche l’universo simbolico dell’artista.

BIOGRAFIA FRANCA FRANCHI – Franca Franchi nasce nel 1961 a Piacenza. Dopo gli studi classici nella sua città e la laurea in Giurisprudenza a Parma, si dedica alla professione di avvocato dimenticando l’inclinazione artistica che fin dall’infanzia l’aveva portata a partecipare con successo a numerosi concorsi pittorici.

Alla fine del 2008, però, alcuni traumatici cambiamenti nella sua vita privata da un lato e l’incontro con la ricerca sui cristalli d’acqua del giapponese Masaru Emoto dall’altro, la spingono a risvegliare quella parte di sé che era rimasta troppo a lungo ignorata. Inizia così un periodo di forte produzione scultorea e di intensissima partecipazione a mostre ed esposizioni, sia in spazi privati che pubblici, in Italia e all’estero.

Nel 2010 nascono le sculture da indossare, piccole composizioni di paste vitree e specchio su acciaio montato su filo in acciaio e nel 2011 le sculture luminose. Il linguaggio artistico di Franca Franchi gradualmente s’indirizza su forme più essenziali e monumentali, alla ricerca di una bellezza solida e armoniosa.

Abbandonata definitivamente la carriera forense, nel 2014 – prima donna in Italia – fonda il Movimento “Zen in Art – per un’estetica Zen”, con mostre patrocinate dal Consolato Generale del Giappone (2014) e curate da Gillo Dorfles (2015). Nello stesso periodo presenta la collezione di gioielli “Haiku”, ispirati all’estetica Zen, alla Galleria Biffi Arte di Piacenza (2015) e alla Galleria Rossini – Gioielli d’Autore di Milano (2016). Per le mostre più recenti si rimanda al sito www.francafranchizeninart.com

CRITICHE

Nelle opere di Franca Franchi vediamo questi due concetti base: quello del simmetrico e dell’asimmetrico, della luce e delle tenebre, del vuoto e del pieno, concetti che sono avvicinati e che in un certo senso, contribuiscono a creare l’opera di per sé. Illuminare e portare nelle tenebre è principio, paradigmatico dell’opera d’arte, la quale viene ad assumere caratteristiche positive e negative al tempo stesso, caratteristiche che rientrano in quella che possiamo considerare l’estetica zen. Gillo Dorfles, 2016

In questo panorama culturale s’inserisce l’opera artistica di Franca Franchi, che utilizza materiali di riciclo per ideare gioielli. Non si potrebbe pensare a una polarità più estrema perché la preziosità del manufatto è totalmente legata alla creatività dell’artista. La contaminazione con materiali rari e costosi, specialmente nel girocollo e negli anelli, non modifica la scelta di Trash Art con l’utilizzo di vetri residuali inutilizzabili e destinati alla raccolta differenziata per la discarica. L’urto è radicale perché nel mondo del consumismo, in cui gli oggetti hanno solo valore d’uso che sfiniscono rapidamente in quanto vengono sostituiti da altri oggetti del desiderio, si afferma un diverso principio. Ovvero quello della reversibilità creativa. Un oggetto ormai dismesso viene rianimato in un altro contesto e può vivere un’altra stagione. Il miracolo è operato dalla fantasia dell’artista, che sa intravvedere in un oggetto sfinito e messo da parte qualcosa d’altro, che non si vede immediatamente. L’immaginario simbolico della Franchi è in grado di produrre gioielli che vengono indossati nelle sfilate di moda e ornano le vetrine di atelier esclusivi per un pubblico particolarmente esigente. Roberto Tagliaferri, 2017

Per Franca Franchi il processo creativo è sempre un momento di meditazione, l’illuminazione di un’istante, una tappa di crescita umana e spirituale……..le opere sono il racconto di un viaggio dentro la consapevolezza del proprio stare al mondo qui e ora. Marina Mojana, 2018