Foti (Fratelli d’Italia): “Chiediamo scusa alla città e al sindaco”

Gli esponenti di Fratelli d’Italia – il giorno dopo l’arresto di Giuseppe Caruso nell’ambito dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta – ci mettono la faccia. Con una conferenza stampa alla sede dell’ex circoscrizione 1, contrassegnata da un clima inevitabilmente pesante.

Fratelli d'Italia conferenza caruso

A parlare con la voce rotta dalla commozione Tommaso Foti, parlamentare e fino poche settimane fa consigliere comunale. Al suo fianco l’assessore comunale Erika Opizzi, il capogruppo a Palazzo Mercanti Giancarlo Migli e tutti i consiglieri.

“Come movimento politico ci scusiamo con la città di Piacenza – ha affermato – che non meritava le prime pagine e le notizie dei telegiornali per una notizia di questo tipo, al centro di una vicenda che si è consumata quasi tutta al di fuori del nostro territorio. Sento il bisogno di scusarmi con il sindaco di Piacenza, con i partiti e i movimenti che appartengono alla coalizione perché non meritano quanto e accaduto, mi scuso anche con l’opposizione”.

“Voglio anche dire che sono stato sollecitato più volte a intervenire – ha proseguito –  e non l’ho fatto perché sulla vicenda la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha parlato subito, e quando interviene lei non è necessario aggiungere altro. Io non sono abituato a scappare e non siamo abituati a scappare, io rispondo guardando negli occhi. Davanti a un fatto del genere, sentendo in primo luogo su di me una responsabilità sotto il profilo almeno politico, non mi andava di mandare uno dei soliti comunicati”.

“Ritengo vergognoso l’accostamento della mia persona a questa storia, è una delle tante mascalzonate su cui non transigerò. Posso capire la competizione politica, ci sta. Ma certe cose non si possono fare, a una persona che non ha mai avuto alcun problema politico con la giustizia. In questa vicenda siamo anche noi parte offesa”.

“A fronte di un’indagine puntuale, seria e, visto che ho letto tutte le pagine di questo provvedimento di custodia cautelare, minuziosa con riscontri di carattere documentale, io mi aspettavo non un trattamento di favore, ma di giustizia. Il Procuratore della Repubblica di Bologna è stato chiarissimo nel dire che la politica è esclusa da questa vicenda, oltre al fatto che i fatti contestati si sono tenuti prima dell’ingresso di Caruso nell’amministrazione Barbieri e non vi è alcun utilizzo del suo ruolo pubblico nel compimento delle attività contestate. Tuttavia ho letto cose urticanti e diffamatorie contro di noi”.

E ancora Foti ha aggiunto: “Se qualcuno mi avesse detto di sacrificare la cosa più cara, pur di evitare questa situazione, io l’avrei fatto perché la ritenevo impossibile. Noi siamo garantisti con avversari e intransigenti con i nostri”. Ancor più difficile da tollerare è l’accostamento di crimini legati alla mafia a Fratelli d’Italia. “Nella storia del nostro partito c’è l’aver votato per Paolo Borsellino (nel maggio del 1992, dopo la strage di Capaci ndr) come presidente della Repubblica – sottolinea Foti – a differenza di altri che lo lasciarono poi isolato”.

Sulle frequentazioni di Caruso, emerse dalle indagini, Foti ha sottolineato: “Chi appartiene a Fratelli d’Italia non può partecipare a cene di quel tipo, anche se i commensali dovessero essere tutti incensurati, io ne ho saltate di cene con persone importanti perché non mi convincevano”. “Non abbiamo difficoltà a dire – ha aggiunto – che non avremmo mai immaginato di trovarci in questa situazione. Giuseppe Caruso è una persona che conosco da anni, ma non è cresciuta alla mia ombra e che si è ritagliata un suo ruolo istituzionale, pur senza aver mai avuto ruoli all’interno del partito a livello locale e nazionale”.

E ancora senza tanti giri di parole, ha ammesso: “Questa vicenda ci tira addosso un Tir, anche dieci Tir di guano che non ci meritavamo”.

Come si è arrivati alla sua scelta come presidente del consiglio comunale? “Non è vero – spiega Foti – che il sottoscritto abbia sostenuto la candidatura di Caruso a tutti i costi”. Foti ricostruisce la lunga trafila di accordi politici all’interno della maggioranza Barbieri per arrivare alla composizione della giunta: FdI è passato dall’ipotesi di avere diritto a due assessori e poi a un assessore e al ruolo di presidente del consiglio.

Le competenze per poter svolgere questi incarichi sono differenti, osserva Foti. Nel caso dei due assessori, il partito avrebbe indicato il nome oltre a quello di Erika Opizzi, entrata poi a far parte dell’esecutivo, quello di un altra persona, rimasta poi esclusa quando la coalizione ha deciso che a FdI spettasse anche il ruolo di presidente del consiglio. Qui la prima scelta era caduta su Giancarlo Migli, perché, osserva Foti, aveva i due requisiti necessari: un elevato numero di preferenze e esperienza amministrativa pregressa. Essendosi Migli dichiarato indisponibile, la scelta è caduta su Caruso, proprio perché in possesso di entrambe le caratteristiche richieste.

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