“Non solo estorsione e violenza ma anche reati economici” foto

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Delle sedici misure cautelari dell’Operazione Grimilde messa in atto contro la ‘ndrangheta dalla polizia di Bologna, 13 sono in carcere, 3 ai domiciliari: per 12 di questi l’accusa è di associazione di tipo mafioso ‘ndranghetista.

Squadra mobile di bologna

Lo ha spiegato nel corso di una conferenza stampa alla questura del capoluogo emiliano il procuratore Giuseppe Amato (nelle foto). Il magistrato ha parlato di “una tipica condotta mafiosa affiancata da una serie di reati importanti e qualificanti di natura economica”.

64 complessivamente le persone indagate, con numerosi sequestri preventivi di società e di beni mobili e immobili e 67 decreti di perquisizione eseguiti. “La consorteria ‘ndranghetista prosegue in quella attività di materiale intimidazione che la caratterizza – ha specificato Amato – ma non solo, abbiamo una serie di reati di natura economica perseguiti”. Non solo gravi episodi di estorsione e uno di violenza privata, ma anche “importanti operazioni illegali di natura economica”.

Il procuratore ha sottolineato che le indagini hanno portato alla scoperta di diverse “interposizioni fittizie che vanno dall’intestazione di immobili a società, conti correnti e carte di credito”.

LE INDAGINI – L’articolata attività investigativa, avviata nel 2015, è stata condotta dalla Squadra Mobile di Bologna, di concerto con gli omologhi Uffici di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, con il coordinamento e la diretta partecipazione del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.

I reati contestati, a vario titolo, vanno dall’associazione di tipo mafioso, alla corruzione, alla calunnia, al trasferimento fraudolento di valori, all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, all’estorsione, al danneggiamento, alla truffa.

“L’ indagine – spiegano gli inquirenti – inquadra ed attualizza l’attività criminosa della ‘ndrangheta in Emilia Romagna e, più precisamente, nelle zone della Regione nelle quali, per tradizione storica, si è stabilmente radicata, vale a dire nelle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Si è delineato un quadro diacronico che descrive, senza soluzione di continuità storica, l’evoluzione del fenomeno criminale e, soprattutto, la metamorfosi, per adattamento, della ‘ndrangheta nella ricca realtà emiliana”.

Oltre un centinaio le intercettazioni telefoniche, per 200mila ore di conversazioni, eseguite nel corso dell’attività investigativa, a cui si sommano intercettazioni audio/video di aree ed obbiettivi di interesse per circa 1.300 giorni, intercettazioni di conversazioni per circa 1.000 giorni e intercettazioni all’interno di autovetture con supporto Gps per 25mila ore di conversazioni.

Sono state poi analizzate una cinquantina di posizioni di natura finanziaria – nello specifico conti correnti bancari, carte Postepay Evolution e movimenti di carte di credito – ed esaminate le visure camerali di oltre un centinaio di società, sia di persone che di capitali.

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