Lettera aperta al nuovo presidente del consiglio comunale di Piacenza

Lettera aperta al neo presidente del consiglio comunale di Piacenza.

Caro Davide Garilli, 

intanto sinceri complimenti per la sua elezione e altrettanto sinceri auguri per la complicata responsabilità che si appresta ad assumere.

Le è toccato succedere al primo presidente del consiglio comunale della storia della nostra città arrestato. Con accuse molto pesanti, che toccherà ai magistrati appurare sino in fondo.

Purtroppo lei è stato eletto soltanto da una parte dei componenti dell’assemblea e non da un’ampia maggioranza, come sarebbe stato auspicabile per chiunque dovesse prendere le redini del consiglio dopo quanto accaduto.

Io faccio parte di un gruppo di piacentini (non so quanto numeroso, ma credo non esiguo) che è rimasto sconcertato dal fatto che il nuovo presidente non si trovasse in aula al momento della sua elezione.

Sappiamo che non è responsabilità sua, che la sua assenza era giustificata, che le ferie erano già state prenotate. Ma forse un po’ di responsabilità dello schieramento che ha proposto la sua candidatura c’è.

Per non averla costruita meglio, nei tempi e pure nei modi. Almeno tentando di aprire un confronto anche con l’opposizione, per condividere la responsabilità di un rilancio comune dell’istituzione, che come noto, è di tutti e non solo della parte che governa.

Una lunga discussione – non sempre all’altezza dei temi all’ordine del giorno – ha contraddistinto la seduta del consiglio comunale di lunedì, ma che si è conclusa inevitabilmente monca. 

Monca del suo pensiero, delle sue parole. Dei suoi propositi per risollevare le sorti di un’istituzione fondamentale per la città, rimasta inevitabilmente ferita.

All’indomani dell’arresto del suo predecessore, avevo scritto poche righe nelle quali manifestavo tutto il mio disagio di cittadino ed elettore che ha subito uno sfregio. Senza nessuna voglia di rivalsa politica.

Le chiedo allora se al più presto intende dare una risposta a me e a quei piacentini che attendono qualcosa da lei: un segnale, una riflessione, un atteggiamento.

Per lasciarci alle spalle l’offesa subita e difendere – possibilmente insieme – la nostra piccola e cara democrazia.

Un saluto.

Mauro Ferri

(nella foto Davide Garilli con Marvin Di Corcia)