L’interrogatorio di Sebastiani: “L’amicizia con Elisa non è servita a niente, era una farsa”

“Le ho messo le mani al collo, non so cosa mi è successo, mi ricordo solo una scarica dentro di me enorme quando mi ha detto: “Non c’è neanche più bisogno di vederci così tanto””.

E’ la voce di Massimo Sebastiani, durante l’interrogatorio, a raccontare l’omicidio di Elisa Pomarelli in un documento audio diffuso dalla trasmissione “Quarto Grado” di Rete 4. Le parole di Sebastiani ricostruiscono quei tragici momenti e i giorni successivi della fuga, fino alla cattura dei carabinieri.

“La vedevo di solito al martedì, al giovedì, al sabato e alla domenica – spiega a proposito del suo rapporto con Elisa -; se c’era qualcosa da fare, per dire, alle vetture… così che le facevo un po’ da meccanico anche… allora ci vedevamo anche tutte le sere. Io so che anche guadagnare dieci euro per lei era importante, a volte veniva a casa mia… piuttosto che trascurare il lavoro a casa mia, piuttosto che stare con lei, cosa facevo? “Se vieni ti do la mancetta, no” Allora io riuscivo ad andare avanti a casa mia a lavorare, lei era lì con me e poi le davo la mancetta e andavamo al ristorante”.

Sebastiani pollaio e distributore

“Io ero innamorato di lei – ammette in un passaggio Sebastiani -, secondo me lei mi voleva bene, l’ho sempre sostenuto questo fino… all’altro giorno. Elisa dopo un po’ di tempo mi disse che aveva attrazione per le donne e io ero andato da una psicologa per capire se c’era qualcosa che potessi fare per aiutare Elisa, sono andato per capire le problematiche di Elisa”.

Così Sebastiani ricostruisce il giorno del delitto: “Sono andato a prenderla come al solito, come ho fatto da tanti anni, contento. Mentre ci recavamo alla casetta mi fa: “Senti, sabato sera sono andata a una festa e mi hanno fatto una proposta, tenere in consegna una busta, un qualcosa, e ci danno molti soldi”.

Entrando nel pollaio mi ha fatto capire che non c’era più bisogno di fare questi lavoretti, anzi mi ha detto: “Non c’è nemmeno più bisogno che ci vediamo così spesso”. “Lì è entrata in me… una fase istantanea, come dire: “Allora io in questi tre anni, questo tempo passato con lei non sono serviti a niente, c’era solo uno scopo, forse perchè l’aiutavo con le spese, o forse… mi sono venute in mente le persone che mi dicevano di lasciarla perdere, che alcuni dicevano: “A quella interessano solo i soldi”. E lì è nata la discussione, e lì non so cosa mi è successo…”.

pollaio casa Sebastiani

Sebastiani fa una pausa: “Le ho messo le mani al collo e ricordo che è scivolata e ha sbattuto contro un’asse che si è staccata. Lì è scattato… come se davanti a me tutto quello che mi ha detto, che ha fatto fosse tutto una farsa. Mi ricordo solo una scarica dentro di me enorme quando mi ha detto: “Non c’è neanche più bisogno di vederci così tanto”.

“Io mi ricordo le mie mani… su di lei e poi sento questo asse qua che cade”. “La scarica che scarica era? – gli viene chiesto. “Una cosa come di delusione – risponde Sebastiani – come se vedessi in aria… come se ho visto il pollaio quasi tutto buio che lei non riuscivo neanche a vederla perché mi è sembrato tutto buio lì dentro, improvvisamente, e lì poi è subentrato il panico”.

“So che poi l’ho avvolta in una coperta e dopo è subentrato il panico, l’idea delle conseguenze che sarebbero successe… sono andato in macchina a cercare dove metterla. Le ho messo questa coperta nel baule e ho detto: “Adesso dove vado? Dove la metto? Dove la metto?” Ho iniziato a pensare a un posto, se in un lago, se consegnarla alle autorità… so che nel momento in cui ho dovuto fare inversione ho visto il cellulare suo e ho detto: “Adesso magari rintracciano il cellulare”, così ho preso il cellulare e l’ho lanciato”.

Quindi prosegue: “Mi è venuto in mente che c’era un posto lì un po’ nascosto e ho detto: “Magari la metto lì” e allora… sono andato su l’ho presa sulle spalle e siamo andati giù. Poi nella fretta sono caduto e ho sentito che ha sbattuto per terra anche lei. Il panico che avevo addosso, tutti gli intralci che ci sono… facevo magari due metri poi cadevo. Comunque sono giunto dove ho deciso di lasciarla, a quel punto sono entrato in una fase strana, in quell’attimo è come se non fosse successo, non riuscivo a focalizzare quanto successo, non mi rendevo conto della gravità della situazione”.

Bosco Sariano Sebastiani

“Lì vicino c’era questo proprietario del bosco, Silvio Perazzi (l’amico indagato per favoreggiamento, ndr), e io lì in questi giorni ho dormito… i primi giorni un po’ lì, un po’ vicino al capanno di Silvio e lì ho passato uno, due, tre giorni. Ho iniziato ad avere fame”.

Racconta di aver mangiato una mezza pagnotta e dei pomodori. “Finché un giorno stavo andando da lui, lui ha aperto la porta io sono andato su per le scale, mi sono addentrato dentro e in un soppalco c’è una saletta di sopra e sono stato qualche giorno lì”.

“Lì ho detto: “Non posso lasciare Elisa da sola, nel momento che lei se ne andrà da qua me ne andrò anch’io”. Lì è iniziato un calvario, un inferno, non connettevo più, anche la sera rimanevo lì in questa stanza e guardavo ogni tanto alla finestra a guardare Elisa, dalla finestra si vedeva il punto diciamo”.

“E molte volte la mattina andavo da Elisa, una sera mi sono messo lì a dormire vicino a lei e faccio: “Non ti lascio da sola, cosa ti ho fatto?”. “Sono rimasto lì tutta la notte, non l’avrei lasciata lì da sola per nessun motivo. Finché l’ho vista nella situazione che era e ho detto: “”Non la posso lasciare così”. L’ho presa, l’ho tirata più giù e l’ho sepolta…ho detto: “Almeno non rimane fuori così”. E quando l’ho sepolta le ho preso la mano, è come se fosse ancora viva”.

Bosco Sariano Sebastiani

Si arriva quindi al giorno della cattura: “Sono sceso dalla casa, c’era Silvio in panico e mi fa: “Cosa fai qua?”. Io gli ho detto: “Portami dalle autorità, se no non non so come arrivarci”. Mi fa: “Perchè mi hai coinvolto in questa storia?”. “Sì – gli ho detto – hai ragione! Non dovevo mai venire”. Lui è partito con il camion, io ho aspettato un po’ lì sul cancello e sono arrivati i carabinieri”.

La trasmissione ha raccolto anche le parole della sorella di Elisa, Debora: “Uccidendo Elisa massimo ha ucciso anche una parte di me e della mia famiglia, ci ha distrutto. Lei è sempre stata sincera fin dal primo giorno non l’ha mai illuso, gli voleva bene come amico, ma oltre l’amicizia non provava amore”.

“Massimo voleva sembrare un super eroe, sembrava che niente lo potesse uccidere, e forse di questo Elisa era affascinata; anche se con Massimo aveva litigato tante volte non l’avrebbe mai lasciato, perchè comunque c’era stato nei momenti difficili. E’ stata l’ultima frase chi mi ha detto. Pensavo che Massimo fosse una brava persona e le volesse bene davvero”.

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