Edgarda Ferri ospite alla Biffi Arte con la sua ‘Ballata delle donne imperfette’ “La diversità è un’opportunità”

Mercoledì 27 novembre alle 18 presso la Galleria Biffi Arte in via Chiapponi 39, sarà ospite la giornalista e scrittrice Edgarda Ferri per la presentazione del suo ultimo libro“Ballata delle donne imperfette”, edito da La Tartaruga. L’evento, rinviato a causa di un blocco ferroviario del 18 ottobre scorso, rientra nell’ambito della rassegna d’autore “L’arte di scrivere”, curata dal giornalista Mauro Molinaroli, che dialogherà con la scrittrice.

“Imperfette. Fuori da tutti gli schemi. Sopra le righe. Al di là delle regole. In una parola, diverse”. Così sono le donne raccontate da Edgarda Ferri in “Ballata delle donne imperfette”. Unite dal dolore della diversità subita come colpa – spesso lo stigma di una sessualità fuori dal comune – queste donne, ostinate e luminose, si uniscono in un intreccio che attraversa e supera tutte le epoche: dal mito di Ovidio, all’antico Egitto, da Parigi a Vienna, dalla provincia italiana ai teatri di tutto il mondo; fino ad oggi.

Quattordici storie e altrettanti capitoli, uno per ogni figura femminile: da Annie Jones, la donna barbuta diventata una celebrità del circo Barnum, ad Artemisia Gentileschi, che denunciò coraggiosamente il pittore Agostino Tassi per averla violentata. Constance Quéniaux, ballerina all’Opéra di Parigi e modella per il celebre “L’origine del mondo” di Courbet; Antigone, che sfidò la legge degli uomini per seppellire il fratello Polinice; fino al più recente Thomas Neuwirth, diventato una stella della musica come Conchita Wurst. Quattordici volti danzanti, nella dura, imprevedibile, varietà della vita.

Abbiamo parlato di questi temi con l’autrice del libro.

La biografia è suo genere d’elezione. Ma come scaturisce l’dea di raccontare 14 donne diverse tra loro in un unico libro?

Sono molto attenta alle diversità. Ogni differenza è una ferita. Volevo raccontare storie dove l’essere diverse sul piano fisico o comportamentale diventasse una colpa da espiare.

“Donne imperfette, diverse”. Non solo: il libro è una “ballata”. Vuole spiegare questo titolo, “Ballata delle donne imperfette”, che molto si intona persino alla copertina?

Il tema è duro, molte storie sono crudeli, le donne pagano con la morte, l’abbandono, il disprezzo. Ho scelto un titolo leggero e una copertina luminosa per non appesantire l’insieme. Ci sono molti toni per raccontare una storia. Scegliendo quello del rispetto, sono stata premiata dall’idea di raccontare queste storie come una ballata dove le donne danzano tenendosi tutte insieme per mano, mentre ciascuna di loro si presenta. A volte è lei che parla, a volte le altre parlano di lei: tante voci e tante vite di donne diverse tra loro, insieme formano un coro.

Dalla mitologia all’Egitto, da Parigi a Vienna, dalla provincia italiana ai teatri di tutto il mondo, la diversità di cui parla percorre tutte le epoche. Quanto peso ha avuto quindi la ricerca storica?

Non sono una romanziera, non invento niente; se non partissi dalla realtà non potrei scrivere più di una riga. Ma, poiché mi piace molto studiare, il risultato non è un racconto barboso. Il trucco è uno solo: prima di scrivere devo conoscere tutto benissimo. Poi viene facile: la fluidità si ottiene solo con la chiarezza.

Una storia al femminile unica e plurale, di identità negate ed affermate, di bellezza e di dolore. Nel libro si uniscono sentimenti opposti e complementari…

Sono uniti, certo, dal dolore: questo sentimento attraversa e amalgama tutte le vicende raccontate; storie di vero, cocente dolore.

Tra le storie raccontate, quasi sempre di grande sofferenza, alcune sono di particolare violenza. Non solamente fisica, spesso anche psicologica. Vuole accennare a qualcuna particolarmente significativa per lei?

Giacoma Fioroni, la contadinella che si vede capitare in casa sei medici, un pittore e due autorità cittadine: la spogliano, la misurano, la “frugano”, la disegnano, per cercare, in nome della scienza, una “rara mostruosità”, un’anomalia genitale. Una violenza indicibile all intimità di questa povera ragazza indifesa; già sicuramente provata dalla sua imperfezione.

Le diverse vicende si concludono con uno sguardo positivo, che pure non nasconde certo le umiliazioni sofferte. Pensa si dovrebbe abbracciare in questo modo oggi la “diversità”?

Penso che dovremmo prima di tutto conoscere noi stessi riconoscendo che siamo tutti diversi, e per fortuna. Penso che qualsiasi diversità dell’altro sia un’opportunità per dare senso alla nostra vita. Altrimenti si rimane chiusi in una bolla e si vive altrove; mentre l’altrove non c’è. È qui che noi siamo. È qui che possiamo rendere il mondo un inferno, o un paradiso.

Il suo può quindi considerarsi un libro di denuncia contro le discriminazioni che perdurano oggi? Femminili soprattutto?

Certamente, senza dubbio. Ancora oggi le donne continuano a pagare moltissimo.

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