“Piacenza riesce a esaminare solo 200 tamponi al giorno, test solo a chi sta male” video

Domande, dubbi, paure, incertezze: il direttore generale dell’Ausl di Piacenza Luca Baldino prova a fare chiarezza sull’emergenza sanitaria, rispondendo in due video ad alcuni dei quesiti più frequenti a cui è stato sottoposto dalla cittadinanza in questi giorni.

LUCA BALDINO RISPONDE ALLE DOMANDE PIU’ FREQUENTI SULL’EMERGENZA (PT1)

Di cosa ha bisogno l’Ausl in questo momento? Tre cose: dispositivi di protezione individuale che scarseggiano; personale, e in questo senso è partita ieri una call a livello nazionale per reperire persone da tutta Italia e dall’estero, quindi credo che nei prossimi giorni inizieremo ad integrare il nostro organico; e poi la cosa più importante: ovvero che tutti i cittadini capiscano che in questo momento è fondamentale restare in casa. I nostri operatori stanno facendo più di quanto è umanamente possibile per garantire l’assistenza in ospedale e nelle case protette. Tutto questo sforzo sovrumano rischia di venire vanificato se continuano ad arrivare queste ondate di malati. L’unico modo è quello di cercare di fermare il contagio e limitare allo stretto necessario le interazioni tra persone.

Perché non tamponiamo tutta la popolazione di Piacenza? Oggi il problema è nella capacità dei laboratori di processare i tamponi. L’intera capacità della Regione è di 2800 tamponi al giorno, e con grandi sforzi si riuscirà a portarla a 4800 nei prossimi giorni. Il laboratorio di Piacenza riesce a processare al momento circa 200 tamponi al giorno. Bisogna capire quali sono le priorità: è inutile fare migliaia di tamponi se poi rimangono nei frigoriferi del laboratorio; da qui la scelta di fare il test solo su chi ha sintomi e sintomi gravi, in modo da poter avere la giusta indicazione per poi agire dal punto di vista terapeutico ed assistenziale. Importante sarà riuscire a fare i tamponi anche per i casi sospetti e per chi è in via di guarigione, sopratutto quei soggetti – come gli operatori sanitari – che se negativi possono così tornare a lavorare.

Ce la faremo? La risposta è una sola: sì. Perchè non abbiamo alternative, la situazione delle strutture sanitarie è sotto controllo, tutti stanno dando il massimo ed agendo in modo organizzato. Però al contempo bisogna essere chiari: la situazione non è normale, è quanto di più lontano dalla normalità. Nel nostro pronto soccorso ci sono decine di persone che stanno aspettando di essere ricoverate, abbiamo reparti pieni con centinaia di pazienti sotto cura, in una situazione di fortissima tensione. La sanità sta lavorando benissimo, ma la situazione non è di normalità: questo bisogna che i cittadini lo capiscano perchè anche quando la situazione si normalizzerà non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Dobbiamo riuscire a diminuire il numero di contagiati, altrimenti le nostre strutture sarebbero in grande difficoltà a reggere nuove ondate in aumento di malati.

LUCA BALDINO RISPONDE ALLE DOMANDE PIU’ FREQUENTI SULL’EMERGENZA (PT2)

Perchè così tanti morti? Perchè questo virus è peggio di quanto inizialmente ci veniva detto: molti si contagiano senza avere sintomi, però in una percentuale, per fortuna minoritaria, il virus provoca la polmonite, in alcuni casi in forme molto gravi e complicate. Al punto che per alcuni pazienti si arriva a una situazione per cui né i farmaci, né l’ossigeno né la terapia intensiva possono impedire il decesso. L’unico modo di fermare i decessi è quello di fermare il contagio, ovvero seguendo in maniera attenta le indicazioni del governo sullo stare a casa ed evitare i contatti.

La vicinanza col focolaio di CodognoAbbiamo avuto la sfortuna di essere immediatamente a ridosso del più grande focolaio a livello nazionale nel lodigiano, a questo si aggiunge il fatto che questo virus colpisce tutti ed è particolarmente rischioso per le persone anziane e con malattie croniche. Purtroppo Piacenza è anche una delle province con l’anzianità media più alta in Italia.

L’ospedale da campoL’ospedale da campo è attivo, inizierà ad accogliere oggi alcuni pazienti e così via nei prossimi giorni. E’ una struttura che non rappresenta pericolo alcuno di contagio per chi vive nelle zone circostanti.

Difficoltà a reperire i dispositivi di protezioneI dispositivi di protezione individuale sono in questo momento tra le cose più difficili da reperire al mondo: noi siamo riforniti con una certa regolarità dalla Regione, e stiamo facendo tutto ciò che è possibile sia come Azienda che come Protezione Civile, che come Regione per reperirne il maggior numero. Nei giorni scorsi abbiamo avuto alcuni problemi, risolti, con i camici idrorepellenti. Non siamo purtroppo nella situazione in cui possiamo garantire di avere scorte per mesi e mesi, abbiamo forniture per 2-3 giorni che al momento, per fortuna, riescono ad essere regolarmente rinnovate. L’azienda, la Regione, lo Stato stanno facendo ogni sforzo possibile per dare ai nostri operatori la massima sicurezza”.

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