L’altalena dei numeri del virus “L’epidemia non è risolta, ma non siamo peggiorati”

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Come reagire all’altalena dei numeri del coronavirus? L’uscita dalla fase acuta dell’emergenza non ha certo un andamento lineare, lo vediamo dai numeri del contagio e dei decessi nei bollettini quotidiani.

E allora l’atteggiamento di fronte alle nude cifre (che poi sono persone) oscilla tra lo sconforto e la speranza senza un’apparente logica. Guardiamo a domenica 19 aprile, quando i 15 decessi e i nuovi 70 contagi hanno indotto tanti a pensare a un peggioramento del quadro, dopo alcuni giorni di tregua. Per un’interpretazione dei dati con raziocinio ci affidiamo al post su Facebook del dottor Marzio Sisti infettivologo piacentino.

“19 aprile. A Piacenza, non eravamo fuori dai guai due o tre giorni fa con 5-6 decessi al giorno, non siamo nei guai più di tanto con 15 morti . Il guardare dei dati soprattutto su numeri così piccoli, con una prospettiva delle 24-48 ore vuol dire non aver la minima idea di cosa sia una epidemia ed una valutazione epidemiologica. Questo vale soprattutto per i decessi che:

1) rappresentano una spia di quanto iniziato 20-25 giorni fa e non oggi

2) risentono di una infinità di fattori, tra cui il puro caso. Chiunque abbia lavorato in una corsia di ospedale come medico o infermiere si ricorderà di giorni/notti con 6-7 decessi in un reparto e notti/giorni con zero decessi, magari per giorni e giorni.

Esiste anche la CASUALITA’ che, per piccoli numeri , è frequente. L’errore è di coloro (che stanno ripetendo quanto avvenuto nei primi giorni di marzo) i quali hanno considerato ormai l’epidemia “risolta”. L’epidemia non è risolta nè con 5 nè con 10 nè con 15 decessi, nè con 25 nè con 50 nuovi casi al giorno. L’epidemia a Piacenza, come in Italia sarà considerata risolta quando la linea dell’Italia sarà parallela alla linea di una nazione come la CINA (vedi grafico). Potrebbe andare peggio, Lo vedete dalla linea degli USA.

anadamento coronavirus

Pazienza, sangue freddo, cercare di capire cosa fare, come riaprire, come utilizzare al meglio le tante possibilità (test virologici in numero sempre in aumento, test sierologici quando verranno considerati affidabili, tracciamento, isolamento, sistemi di sicurezza) sempre nell’ambito di norme di DISTANZIAMENTO ( spaziale e/o temporale) che rimane il cardine ed il fondamento. Troppa gente, purtroppo anche tra gli Operatori Sanitari, si è convinta di aver risolto il problema indossando una mascherina o un paio di guanti”.

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