Il capannone confiscato alla mafia di Calendasco ospiterà uno studio medico

Il capannone confiscato alla mafia di Calendasco (Piacenza) ospiterà, dal primo dicembre, anche lo studio della dottoressa Patrizia Colazzo che vi svolgerà l’attività di medico di famiglia.

La dottoressa Colazzo, dopo 26 anni di esperienza come anestesista al San Matteo di Pavia e all’ospedale di Castelsangiovanni, ora è il medico di riferimento per i cittadini di Sarmato e di Calendasco. “Mi ha sempre affascinato l’idea di potermi rapportare con i pazienti in modo diverso, rispetto a quello che ha caratterizzato il mio percorso professionale – racconta la dottoressa -, come il poter avere con loro un rapporto stretto. E’ una cosa che mi sta molto e spero che, vivendo tra l’altro a Calendasco, si potrà concretizzare con il tempo. Durante la prima ondata del virus ero in forze all’ospedale di Castelsangiovanni, ora avrò l’opportunità di continuare il mio impegno contro il virus affrontando altri aspetti della malattia. E’ un momento importante per la sanità, voglio dare il mio contributo accanto agli altri medici del territorio”.

In attesa che venga inaugurato il nuovo poliambulatorio del paese, lo studio resterà aperto dal primo di dicembre per due giorni alla settimana, il martedì dalle 8 alle 10 e il venerdì dalle 18 alle 19 e 30. “Rispetta – spiega il sindaco di Calendasco, Filippo Zangrandi – tutte le indicazioni previste dalle nuove normative, con una sala d’aspetto molto ampia e un bagno a disposizione. Gli arredi necessari per lo studio, come il lettino e il lavandino portatile, sono stati acquistati dall’amministrazione, in attesa dell’apertura del poliambulatorio prevista per l’inizio del 2021. Visto il momento delicato, abbiamo deciso di non aspettare oltre e di mettere a disposizione dei cittadini uno spazio in cui potessero incontrare il proprio medico di famiglia. Tra l’altro, a livello nazionale questo di Calendasco è il secondo bene confiscato alla mafia ad ospitare una struttura sanitaria. L’unico precedente è in Calabria. E’ la dimostrazione, come ha ricordato Antonella Liotti di Libera, della concreta applicazione della legge La Torre: i beni confiscati alle mafie devono avere una finalità sociale. E’ un risultato importante e ringrazio la mia giunta che mi ha sostenuto in questo percorso”.

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