Covid, sì del Consiglio di Stato alle cure con idrossiclorochina

Sì all’uso dell’idrossiclorochina per la cura del Covid. Lo ha stabilito la III Sezione del Consiglio di Stato, che ha accolto, in sede cautelare, il ricorso di un gruppo di medici di base e ha sospeso la nota del 22 luglio scorso di AIFA che vietava la prescrizione off label (ossia per un uso non previsto dal bugiardino) dell’idrossiclorochina per la lotta al Covid.

“La perdurante incertezza circa l’efficacia terapeutica dell’idrossiclorochina, ammessa dalla stessa AIFA a giustificazione dell’ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati – si legge nell’ordinanza – non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale”. La scelta se utilizzare o meno il farmaco – affermano i giudici -, in una situazione di dubbio e di contrasto nella comunità scientifica, sulla base di dati clinici non univoci, circa la sua efficacia nel solo stadio iniziale della malattia, deve essere dunque rimessa all’autonomia decisionale e alla responsabilità del singolo medico “in scienza e coscienza” e con l’ovvio consenso informato del singolo paziente. Fermo il monitoraggio costante e attento del medico che lo ha prescritto. L’ordinanza precisa che non è invece oggetto di sospensione (né a monte di contenzioso) la decisione di AIFA di escludere la prescrizione off label dell’idrossiclorochina dal regime di rimborsabilità.

L’avvocato Erich Grimaldi, che ha promosso e sostenuto l’istanza del gruppo di medici, dal mese di marzo ha raccolto – ricorda l’Ansa – l’esperienza di medici di vari regioni italiane che avevano utilizzato con successo il farmaco. Tra questi il professor Luigi Cavanna di Piacenza, pioniere delle cure a domicilio, che ha curato numerosi pazienti con il farmaco: “A Piacenza ho visitato a casa con le cure precoci, facendo ecografia del torace, tamponi, esami ematici, lasciando farmaci basati su idrossiclorochina, secondo linee guida aziendali e regionali, lasciando il saturimetro e poi in controllo in remoto – ha ricordato Cavanna di recente rispondendo al virologo Roberto Burioni -. Con questo modello ho curato personalmente a casa oltre 300 malati, dei quali il 30 per cento con forme severe e un altro 30 per cento con forme moderate. Nessun morto a 30 ed a 60 giorni, ricoverati meno del 5 per cento”.

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