Ok idrossiclorochina, Cavanna “Scelta di buon senso. Sono dalla parte della scienza. Ma quella etica”

“Ha vinto il buon senso. Di fronte a una terapia che può portare a morte, come il Covid, pensare di lasciare a casa i pazienti, senza nessun trattamento, soprattutto se hanno sintomi importanti, come la febbre e la tosse, aspettando che peggiorino per poi ricoverarli, mi sembra una soluzione nè scientifica, nè umana nè pratica”.

Così il professor Luigi Cavanna commenta il pronunciamento della III Sezione del Consiglio di Stato, che ha accolto, in sede cautelare, il ricorso di un gruppo di medici di base in merito all’utilizzo dell’idrossiclorochina per combattere il coronavirus. Cavanna non è tra i medici che hanno fatto ricorso, ma ha fornito un parere tecnico al team legale che ha presentato il ricorso. Una posizione, questa che lo ha visto protagonista di un acceso scambio con Roberto Burioni. L’efficacia della terapia, se somministrata prima dell’ospedalizzazione dei pazienti – in sintonia questo con l’attività delle unità di continuità assistenziale che lo ha visto in prima linea contro il virus – viene ribadita da Cavanna che, forte del suo master in ricerca clinica, compie una disamina delle pubblicazioni che invece sostengono l’opinione opposta.

“Tutti gli studi nei quali si evidenzia il fatto che questo farmaco non funziona, sono stati fatti su pazienti ospedalizzati – dice Cavanna -, in fase molto avanzata di malattia. Chiaramente l’idrossiclorochina non funziona se viene data troppo tardi”. C’è chi cita, però, anche indagini in cui l’utilizzo di questo medicinale viene adottato anche in fase precoce. “Si tratta principalmente di due ricerche: nella prima, solo 58% dei soggetti presi in esame ha fatto il tampone, mentre il secondo studio, realizzato in Catalogna, ha interessato per la maggior parte, all’80%, personale ospedaliero. Quindi – obietta Cavanna – come possono essere estensibili i dati ricavati da questa indagine a tutta la popolazione, quando si fa riferimento a soggetti così specifici? E’ un limite grossissimo, e lo stesso vale anche per il primo studio, dove solo una parte aveva eseguito il tampone. Come si può, da questi due report, arrivare a dire che l’idrossiclorochina non funziona? E’ la decisione che hanno preso, però, l’Oms e Aifa. Viene detto “è un farmaco che può fare male”, ma questo può accadere con dosaggi molto alti e non su pazienti pre ricovero. Si parla molto su questo tema, senza avere letto gli studi in maniera approfondita, oppure visto che l’idrossiclorochina è poco efficace su pazienti ricoverati, si ritiene che non funzioni tout court”.

“A questo proposito, trovo molto calzante questo esempio: se mi ferisco con ferro arrugginito, devo disinfettarmi subito con l’acqua ossigenata e non aspettare 10 giorni, perché altrimenti non funziona più. Con l’idrossiclorochina siamo in questi termini. Non credo sia la salvezza dal mondo, ma posso dire per esperienza, condivisa da centinaia di medici, che se usata precocemente e con questo intendo dopo due/3 giorni dall’insorgenza dei sintomi – febbre alta, tosse insistente, il fiato che manca – abbiamo davvero visto cambiare il decorso della malattia, in senso positivo. Tutto lì. Poi una domanda ce la dobbiamo fare, da esseri pensanti: l’idrossiclorichina può essere assunta da persone sane come profilassi per la malaria, senza controllo medico, a volte per dei mesi. E poi la vietiamo per una settimana per curare una malattia potenzialmente mortale? Beh qualche dubbio mi viene da cittadino, prima ancora che da medico. E’ una malattia mortale, se questo farmaco viene dato due volte al giorno, per una settimana, sotto controllo medico, che problema può dare?”.

I problemi possono essere di natura economica: la ricerca di un vaccino contro il covid può essere ritenuta più remunerativa, rispetto alla promozione dell’utilizzo di un farmaco già noto da tempo e dai costi, come è già stato più volte detto, contenuti. “Io sempre avuto fiducia nella scienza e nella ricerca scientifica – risponde Cavanna -, ma qualche dubbio mi viene, nel vedere come tante voci, anche autorevoli, siano contrarie a questa terapia e che vengano sostenuti e pubblicati solo studi che vanno in questo senso. Mi potrei spiegare questo atteggiamento se stessimo parlando di un farmaco pericoloso, con gravi effetti collaterali…Ma non voglio dare un assist alla sfiducia nella scienza. Io continuo a credere nella scienza, ma ma la scienza è fatta da uomini, che possono avere punti deboli. Quindi ci deve essere davvero l’etica a guidare la scienza, perché essere governati dall’economia mi fa paura”.

“Abbiamo assolutamente bisogno del vaccino, ma quando curiamo una persona e abbiamo un’unica opzione di cura, ci stringiamo nelle spalle, perché può andare bene come andare male. Invece la medicina ha sempre cercato di mettere in campo più opzioni di cura; quando si parla di cure multidisciplinari è lì che si hanno i risultati migliori. Quindi ovviamente il vaccino serve, ma dobbiamo anche avere presente non dico un piano B, quanto soluzioni alternative. Ci saranno persone che magari non avranno una buona risposta immunitaria, o chi non riuscirà a vaccinarsi per tempo. Se abbiamo a disposizione una terapia che può essere utilizzata precocemente, usiamola”.

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