“La scuola non è solo socialità: è strumento di comprensione della realtà”

Continua il dibattito sulla scuola e gli studenti, con i continui rinvii dell’attività in aula per quanto riguarda le superiori, imposti dal Governo sulla scorta dell’aumento dei contagi da coronavirus. Nelle parole di Alberto Gromi, ex preside e ex docente dell’università Cattolica di Piacenza, l’invito a moderare il ricorso alla vuota retorica e a un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, famiglie comprese, nei confronti dei ragazzi.

“Da diversi anni (direi da almeno tre decenni) si va facendo strada, soprattutto fra gli studenti, ma ormai, in misura sempre crescente, anche fra gli adulti, la convinzione che la scuola sia fondamentalmente il luogo della socialità. Non avrei nulla da ridire (come si può negare l’evidenza?), se non fosse che va progressivamente scomparendo (o comunque rimanendo sempre più sottotraccia) la convinzione che la scuola sia il luogo della cultura come strumento di comprensione della realtà e di acquisizione di spirito e capacità critici. Questa dicotomia sta esplodendo con la diatriba fra lezioni in presenza o lezioni a distanza”.

“Non entro nel merito (anche se non posso tacere che ben pochi si levavano, in questi anni, a problematizzare una soporifera didattica in presenza fondata solo sul “ripetimi quel che ti ho detto”); penso però che sia un grave errore assegnare un compito così fondamentale alla sola scuola. Dove sono i centri di aggregazione, dove sono le parrocchie, dove sono gli ambienti formativi di ogni genere che, insieme con la scuola, formavano un sistema complesso, plurale, per accogliere le giovani generazioni? Così come non mi sento di accettare (proprio io che ho lavorato per anni a convincere che la scuola non si deve occupare solo di istruire) che sia assegnato precipuamente, se non esclusivamente, alla scuola il compito di educare. Non posso che rabbrividire leggendo, in questi giorni, frasi come queste: ‘Lo studente ha disperato bisogno della presenza fisica dell’insegnante … deve sentire la sua voce. Una voce che lo guida, lo sprona e, all’occorrenza, lo ammonisce. Come una voce divina’. E se questo non accade ‘avremo danni incalcolabili per il corpo e l’anima dei nostri ragazzi’.”

“E le famiglie che ci stanno a fare?”

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