Le incognite della scuola, i presidi “Tanta incertezza, ma si riparta in presenza”

L’unica certezza, ad oggi, è la data per il via delle lezioni, fissata in Emilia Romagna a lunedì 13 settembre. Per il resto intorno al mondo della scuola gravitano, come spesso accade, un’infinità di incognite, tra protocolli di sicurezza da definire, vaccinazioni agli studenti, dubbi sulle modalità di insegnamento, carenza di spazi e di personale.

A un paio di mesi dalla prima campanella, al termine di un anno e mezzo particolarmente travagliato, il quadro generale appare ancora piuttosto confuso e, giocoforza, dinamicamente legato all’evoluzione dell’epidemia. Un’incertezza che trapela anche dalle parole di due dirigenti scolastiche piacentine: Maria Teresa Andena dell’Istituto Tecnico Professionale ‘Raineri-Marcora’ e Simona Favari del Liceo Scientifico Respighi. “L’auspicio per il prossimo anno – afferma Andena – è quello di tornare a fare lezioni sempre in presenza: soprattutto per un istituto come il nostro, in cui siamo focalizzati a sviluppare competenze formative specializzate, la Dad non è particolarmente utile. E poi significherebbe che l’emergenza è rientrata, quindi sarebbe un fatto positivo per tutta l’Italia”.

Nei giorni scorsi l’assessore regionale alla Salute Raffaele Donini ha dichiarato come “obiettivo fondamentale” la “vaccinazione del target scolastico“, compresi gli “studenti 12-19enni, proprio per garantire una maggiore sicurezza al mondo scolastico”. In seguito alle proteste di alcuni gruppi di genitori – con la diffida alla Regione Emilia Romagna dei Comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza – Donini ha voluto rassicurare sul fatto che non sono previste “misure discriminatorie” tra alunni vaccinati e non. “I provvedimenti per la scuola – ha precisato l’assessore, di fatto ridimensionando le responsabilità della Regione – li decidono le autorità scolastiche e il mondo della scuola stesso, non ci sono quindi misure sulla scuola decise dalla Regione”. Si rischia di creare una scuola a due corsie? “Ad oggi vaccinarsi è facoltativo – rileva Andena -, quindi, a meno che non vengano introdotte delle modifiche nella normativa, mi sembra complicato che si possa obbligare gli studenti a vaccinarsi, dato che non ci si sta riuscendo neanche con i sanitari. In ogni caso insegnanti e personale Ata sono in larga parte vaccinati, quindi ritengo possiamo essere più tranquilli rispetto all’anno scorso. Certo, il tutto al netto delle varianti e delle evoluzioni del virus. Sarebbe comunque auspicabile organizzare nelle scuole degli open day informativi, per sensibilizzare gli studenti sull’importanza della vaccinazione”.

Su protocolli di sicurezza e organico covid – docenti e personale Ata assunti l’anno scorso con contratti di supplenza temporanea per far fronte all’emergenza sanitaria – nessuna novità. “Siamo in attesa di capire cosa succederà – afferma Andena -: per quanto riguarda i protocolli, se non ci saranno cambiamenti seguiremo quelli dell’anno scorso, che abbiamo applicato in modo rigoroso e senza troppi problemi: da noi non ci sono stati focolai del virus, forse anche grazie alla grande disponibilità di spazi, cosa che altri istituti non hanno”. E’ il caso, ad esempio, del Liceo Respighi, dove si è puntato forte sulla didattica integrata a distanza. “Durante tutto l’anno scolastico abbiamo sempre avuto studenti che seguivano le lezioni da casa – spiega la preside Favari -, anche se alla fine abbiamo chiuso con il 75% in presenza. La situazione è in continua evoluzione, tutto dipenderà dalle varianti covid e dalla risposta di famiglie e studenti alla campagna vaccinale. Da alcuni contatti informali con l’Ausl abbiamo appreso che non sono tanti i ragazzi che hanno ricevuto almeno la prima dose, in più adesso c’è una carenza di dosi, quindi non credo che all’inizio delle lezioni la copertura tra gli alunni sarà significativa”.

In ogni caso, anche per Favari, la vera scuola è quella con le aule piene. “Sopperire alle lezioni in classe con quelle a distanza è stata una sfida che a livello tecnico siamo riusciti a vincere, ma la vera differenza sta nel valore didattico e relazionale. Vivere la scuola in presenza, da questo punto di vista, è tutta un’altra cosa”.

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