“Questa non è più l’ApP degli inizi” e Cugini (Pd) si schiera con i dissidenti

In quel ginepraio che è diventato il percorso del centrosinistra verso le elezioni di Piacenza, Stefano Cugini, Luigi Rabuffi e Sergio Dagnino cercano di mettere il punto rispetto alla loro posizione in Alternativa per Piacenza. Perché definirli fuoriusciti, ribelli o dissidenti rischia di essere una semplificazione, visto il loro ruolo di scintilla originaria di ApP, percorso che ora sembrano essere intenzionati ad abbandonare – come è stato ribadito nel corso di una lunga conferenza stampa – pur portandone avanti lo spirito di cambiamento e innovazione nell’approccio alla politica.

Posizioni già espresse in una nota firmata da Davide Bastoni, Enrico Caruso, Giuseppe Castelnuovo, Sergio Dagnino, Stefano Forlini, Luigi Rabuffi, Giovanni Toscani, Milvia Urbinati, Davide Vanicelli, a cui ora si aggiunge il sostegno del capogruppo Pd a Palazzo Mercanti Stefano Cugini, e che verranno ulteriormente esplicitate nel corso della prossima assemblea di ApP, in programma giovedì 20 gennaio.

“Le sensazioni che provo ora sono le stesse di quando decisi di fare il blitz al consolato albanese, ho ascoltato la stessa vocina. Sono qui perché è giusto, questo è il mio posto. Siamo noi tre ad aver dato vita al progetto di Alternativa per Piacenza, nessuno meglio di Rabuffi e Dagnino sa perché è partito questo percorso – spiega Stefano Cugini -. Il nostro ragionamento è partito prima del confronto con le segreterie dei partiti”. Un percorso che vuole avvicinare i cittadini alla politica, con un approccio diverso. “Vincere è importantissimo, ma ApP nasce da una etica alta, noi vogliamo gettare un seme. Il tema delle primarie (per la scelta del candidato sindaco, ndr) è un finto problema, contano i presupposti”. Ossia, dice Cugini, se si riconoscono e accettano il percorso portato avanti da ApP e le sue proposte, “che non sono fumose, ma ben riconoscibili. Per noi la politica non è tutta uguale”. “Sono qui perché la convocazione dell’assemblea di domani mi ha amareggiato. Ho notato una epurazione, un certo sollievo per essersi liberati dagli spiriti più settari. E’ stato fatto un grande lavoro per superare le differenze, ma noto ancora una mancanza di reciprocità nei confronti di Luigi Rabuffi e Sergio Dagnino, sui quali ci sono ancora pregiudizi. Io spero che domani sera l’assemblea sia disposta a confrontarsi e a coltivare il dubbio – conclude Cugini -, con la chiara consapevolezza che gli avversari stanno da un’altra parte”.

“Ricordo che quando siamo partiti qualcuno mi ha chiesto: ma davvero pensate di tenere unito il centrosinstra? Io ero convinto di sì, da lì ci voleva un passo diverso” – afferma Sergio Dagnino. Un sentire comune che si è rafforzato con la nascita a livello nazionale del Governo ‘giallo rosso’. “Da lì abbiamo iniziato a parlare tanto, abbiamo sviscerato tutti gli errori che abbiamo incontrato lungo il cammino, con un lavoro fatto anche per portare il M5s in una posizione meno intransigente nei confronti del Pd. Abbiamo partecipato al percorso che ha portato ad ApP con maturità e voglia di fare, perché abbiamo creduto che dovesse essere una cosa nuova, la testimonianza di una politica diversa. Abbiamo voluto mettere in campo un laboratorio per la gente, con grandi potenzialità. Per qualcuno questo è stato un problema: cambiare le cose per davvero, dare una visione diversa di questa città. C’è tanto lavoro fatto, tra on line e in presenza ad alcune riunioni hanno partecipato 200 persone. Ci viene detto che non siamo rappresentativi, ma sono numeri non trascurabili in un momento in cui l’astensione è invece molto alta. E’ un risultato che non va sminuito e chi amministra da tanto tempo lo dovrebbe invece tenere in considerazione”.

“La scelta del candidato sindaco – continua Dagnino – è stato il problema. All’interno di ApP ci sono persone che avrebbero potuto ben svolgere questo ruolo. Poi i soliti meccanismi sono affiorati e noi oggi siamo qui per fare chiarezza, lo dobbiamo a chi si riconosce nel centro sinistra. Tema primarie: per qualcuno si sono rese necessarie perché ApP non è stata in grado di scegliere candidato sindaco; ma le primarie sono previste dallo statuto di un partito, per noi invece sono uno strumento che può avere risultati poco piacevoli, lo abbiamo visto nel 2012 a Piacenza. Quando è stato il momento di mettere i nomi sul tavolo, ne sono stati fatti dieci. Poi si è deciso di dare voce al partito che è più rappresentativo, il Pd, e da lì non ci siamo più schiodati. Ci siamo avvitati e non ne siamo più usciti. Io credo che in nome di un ideale più alto qualcosa bisogna mollare. Ora però con gli elettori bisogna essere chiari: le condizioni non ci sono più, con quella diffidenza che sempre più affiorava. C’è qualcuno a cui siamo sempre andati di traverso, io ho chiesto un confronto e questa richiesta non è mai stata considerata. C’è da parte nostra una forte tristezza per il punto a cui siamo arrivati: è un progetto tanto nuovo che il centrosinistra non ha la maturità per coglierlo, evidentemente la lezione di cinque anni non è stata abbastanza”.

“Alternativa per Piacenza – conclude Luigi Rabuffi – ha al suo interno persone in grado di vincere le elezioni, se recupera il suo spirito originario, nato per promuovere una Piacenza che guarda al futuro, allo sviluppo sostenibile, alla solidarietà. A ottobre 2020 sono state poste le basi per far partire il percorso: sono state fatte tante riunioni, con gruppi che hanno lavorato nel merito, esempio di una Piacenza che guarda avanti. Dopo un anno è cambiato qualcosa, prendo atto dell’impegno di tanti per offrire un’alternativa al governo della città. Noi ci abbiamo messo la faccia, io ci ho messo la faccia, come quando mi sono dimesso da assessore nel 2014 perché non accettavo determinate logiche e ho corso da solo come candidato sindaco. E quando mi hanno chiesto di partecipare a questo percorso ho detto “Sì, ci sto”. In questi mesi ognuno di noi ha fatto un passo indietro, ma quella ApP (degli inizi, ndr) non c’è più. Parteciperemo all’assemblea e spiegheremo le nostre posizioni, e se ci fosse la volontà di riprendere quel percorso…” ma par di capire che è difficile.

PRC “NUOVO PERCORSO SENZA IL PD” – Sul percorso di Alternativa per Piacenza interviene anche Rifondazione Comunista-Sinistra Europea con una nota: “Riteniamo un fatto certamente positivo – scrivono – la presa di distanza di diversi aderenti ad Alternativa per Piacenza emersa in questi giorni nei confronti del Partito Democratico in merito alle prossime elezioni amministrative. Siamo infatti convinti da tempo che un percorso politico, programmatico ed elettorale che abbia il Partito Democratico come “perno” non porti da nessuna parte, non soltanto per quanto riguarda il metodo (primarie sì/primarie no), ma anche per quanto riguarda prospettive e contenuti. In questa direzione si è già perso troppo tempo. Pensiamo perciò che sia necessario costruire un percorso di alternativa alla Giunta Barbieri e diverso da quanto messo in campo dal centrosinistra, senza il Partito Democratico, senza tergiversare e senza ambiguità. Il tempo è ora!”.