Polveri fini, Piacenza la più inquinata in regione “Nel 2022 già 20 giorni di sforamento”

Smog e qualità dell’aria, un problema cronico per Piacenza e che viene confermato, ancora una volta, dai dati contenuti nell’ultimo report di Legambiente “Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities” (SCARICA IL DOCUMENTO INTEGRALE), realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities, in cui si fa il bilancio sulla qualità dell’aria in città confrontando il valore medio annuale di PM10, PM2.5 e NO2 con i parametri suggeriti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che tra pochi anni saranno vincolanti. Il quadro che emerge, relativo al 2021, è nel complesso preoccupante – sottolinea il dossier – e lo è ancora di più in Emilia-Romagna, dove nessuna provincia rispetta i valori suggeriti dall’Oms per tutti e tre gli inquinanti.

A Piacenza, nello specifico, per quanto riguarda il valore medio annuale di PM10 si registra un dato doppio (30 microgrammi per metro cubo) rispetto alla soglia massima fissata dall’Oms, ossia una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc). In Regione fa peggio di noi solo Modena, con una media di 31 microgrammi per metro cubo. E nel nuovo anno le premesse non sono delle migliori: come specificato da Legambiente, Piacenza è infatti è tra le città dove, in poco più di un mese, si sono registrati già più di 20 giorni di sforamento della soglia di concentrazione prevista per legge, quando il limite delle normative europee è di 35 giorni nell’arco di un intero anno. Negli ultimi giorni un aiuto è venuto dal forte vento, che ha abbassato sensibilmente i livelli di smog, negli ultimi due giorni fissati a valori di 10 e 17 microgrammi per metro cubo.

Piacenza è “maglia nera” invece per quanto riguarda le PM2.5, le cosiddette polveri fini, con un valore medio annuale oltre 4 volte quello Oms: 21 µg/mc contro 5 µg/mcMale anche sul fronte biossido di azoto (NO2), dove l’Oms fissa una soglia limite di 10 microgrammi per metro cubo. A Piacenza la media annua registrata è di 25 μg/mc, con però Modena (30) Reggio Emilia (28) e Rimini (27) che fanno peggio.



La concentrazione annuale degli inquinanti in Emilia Romagna (fonte: report Legambiente “Mal’aria di città”)

LA SITUAZIONE NAZIONALE – I dati pessimi sul fronte inquinamento, non riguardano però solo L’Emilia Romagna, bensì in maniera diffusa tutto il Paese. Secondo quanto evidenzia il report, sono ben 17 sono le città italiane con i valori più alti di polveri sottili, ovvero che superano i valori OMS per più del doppio. 11 quelle più inquinate da PM2.5 che superano di oltre 4 volte i valori OMS – fra queste, come detto, anche Piacenza – e ben 13 le città italiane più inquinate da biossido di azoto – NO2 – ovvero che superano il limite per più di tre volte.

Di fronte a questa fotografia, Legambiente torna a ribadire “l’urgenza di ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile, sempre più intermodale, in condivisione ed elettrica. Per questo da oggi fino ai primi di marzo prenderà il via anche la seconda edizione della Campagna Clean Cities che dal 3 marzo al 3 febbraio toccherà 17 capoluoghi italiani, con una tappa prevista a Bologna il 16-17 febbraio. Iniziative di piazza, flash mob, presidi, attività di bike to school, e confronti con amministratori e stakeholders per portare all’attenzione temi quali: il risanamento della qualità dell’aria, la mobilità sostenibile, trasporto pubblico elettrico, strade scolastiche, zone a zero emissione, adozione e l’implementazione dei PUMS e programmi di investimento”.

Distanze da colmare e dati – Tornando al report, Legambiente indica allo stesso tempo quali sono le distanze da colmare per avere città meno inquinate. Per il PM10 le città italiane dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33% per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti più stringenti dell’OMS. Fra le città emiliano-romagnole più distanti dall’obiettivo ritroviamo Modena (31 µg/mc), che dovrà ridurre le concentrazioni di oltre il 50%. Situazioni difficili e obiettivo lontano anche per Piacenza e Reggio Emilia con 30 µg/mc. Sicuramente l’anno appena iniziato non promette bene, dato che dal 13 gennaio tutte le province emiliane, e dal 18 gennaio tutta la regione, si sono viste costrette ad applicare le misure emergenziali previste per lo sforamento dei limiti delle PM10; misure che sono terminate solo il 1 Febbraio, grazie alle previsioni di vento forte. Alcune città capoluogo tra cui Modena, Reggio Emilia e Piacenza registrano ad oggi già più di 20 giorni di sforamenti, quando il limite previsto dalle normative europee è di 35 giorni nell’arco di un intero anno.

Per il PM2.5, invece, la parte più fina delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute, l’obiettivo di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è del 61%. Le criticità maggiori in regione si presentano a Piacenza (21 µg/mc contro un valore OMS di 5 µg/mc) che dovrà ridurre le sue concentrazioni per più del 75%. Infine, per l’NO2 la riduzione dovrà essere consistente per tutte le province emiliano-romagnole, con le criticità maggiori registrate ancora una volta a Modena (media annuale 30 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc) che dovrà ridurre le concentrazioni del 67%.

Una situazione complessa – evidenzia il report -, che richiede soluzioni altrettanto complesse: in quest’ottica è importante agire su più fronti e quindi simultaneamente sui diversi settori interessati. Ad esempio, l’agricoltura spesso è dimenticata, ma anch’essa contribuisce in maniera determinante sulla qualità dell’aria. In particolare gli allevamenti intensivi, insieme all’utilizzo delle deiezioni, secondo ISPRA contribuiscono per il 94% delle emissioni di ammoniaca: inquinante primario precursore del particolato. Un problema che non può più essere ignorato, ma che va regimentato con politiche dirette volte a limitare la dispersione di questo inquinante, ma anche limitando l’ulteriore intensivizzazione degli allevamenti in Pianura Padana.

«È evidente che le misure messe in campo fino a qui dal PAIR (Piano Aria Integrato Regionale) non sono sufficientemente valide e che sarà necessario nel nuovo piano individuare strumenti che ne monitorino costantemente l’efficacia e che prevedano un adeguamento delle misure in base ai risultati ottenuti. – dichiara Legambiente – Riteniamo fondamentale un lavoro in sinergia con gli assessorati alla mobilità, all’energia e all’agricoltura, affinché ci sia coerenza negli obiettivi e nelle strategie di attuazione. Ricordiamo anche che lo smog ha pesanti effetti sulla salute e sono ben nove le città dell’Emilia-Romagna presenti tra le prime 100 nella classifica europea sul tasso di mortalità da polveri sottili. Non è quindi solo un tema ambientale, ma anche sanitario con cui dobbiamo fare i conti”.

Petizione – Infine Legambiente lancia la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada.