Pomodoro da industria, Maloberti “Tuteliamo la qualità delle nostre produzioni”

“Negli anni sono cambiate le tecnologie produttive, è cambiato il modo di fare il pomodoro, sono cambiati i sistemi di trasformazione e i prodotti. L’unica costante è l’indiscussa e indiscutibile capacità produttiva in termini di qualità dei nostri produttori. Facciamo in modo non solo di tutelarla ma di valorizzarla”.

Lo ha sottolineato Giampaolo Maloberti, consigliere delegato all’Agricoltura della Provincia di Piacenza, durante il workshop “La filiera del pomodoro da industria, una risorsa per il territorio” di Tomato World, evento in programma a Pc Expo. “L’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodoro fresco destinato alle conserve. Nel 2021, sono state prodotte e trasformate più di sei milioni di tonnellate di pomodoro che corrispondono al 16% della produzione mondiale e al 52% di quella europea – ha ricordato -. Il fatturato industriale di questa filiera ammonta a circa 3,7 miliardi di euro, di cui 1,9 provengono dalle esportazioni. L’Italia si conferma inoltre il primo paese produttore di conserve di pomodoro destinate direttamente al consumatore finale e il 60% di quanto lavorato in Italia viene esportato”.

“Questi sono alcuni dei dati che evidenziano il ruolo di leadership dell’Italia a livello globale e quindi l’importanza di questo settore all’interno dell’agroalimentare nazionale – sottolinea -. Nel 2021, in Italia, secondo i dati diffusi dalle Organizzazioni Interprofessionali del pomodoro da industria, segnatamente quella del Bacino Centro-Sud e quella del Bacino Nord, sono state conferite all’industria 6.063.000 tonnellate di pomodoro fresco, con un incremento del 17% rispetto al 2020. Si tratta di dati che, in un contesto internazionale stabile in termini di offerta, rafforza la posizione dell’Italia di leader mondiale nella produzione di derivati del pomodoro destinati direttamente ai consumatori”.

“Le conserve di pomodoro sono tra i prodotti ortofrutticoli quelli che vantano il miglior saldo della bilancia commerciale italiana. L’andamento degli indicatori del commercio estero testimonia questo primato, infatti, nell’ultima campagna – da settembre 2020 ad agosto 2021 – il saldo dell’Italia ha superato la cifra record di 1,7 miliardi di euro grazie ad esportazioni per oltre 4 milioni di tonnellate, in peso equivalente di pomodoro fresco”.

“Le maggiori preoccupazioni per la stagione commerciale 2022 sono riconducibili all’impatto dei rincari dei costi energetici e delle materie prime sul prezzo al dettaglio. L’allarme è ancora più preoccupante per le esportazioni, a causa dell’eccezionale aumento del costo dei noli marittimi. È doveroso evidenziare come le prospettive del settore siano indissolubilmente legate al successo delle conserve sui mercati esteri e, in tal senso, le notizie relative ai rincari dei costi di trasporto non incutono particolare ottimismo per i prossimi mesi. Preoccupano, nondimeno, alcune gravi carenze strutturali che, sommate al cambiamento climatico, rischiano di mettere a repentaglio questo settore, fiore all’occhiello del made in Italy e autentico volano economico con positivi effetti in campo agricolo, industriale, sociale ed ambientale”.

“Segnalo, per iniziare, una riforma della PAC per il periodo 2023-2027 che penalizzerà i produttori di pomodoro italiani, che si vedranno tagliati gli aiuti disaccoppiati, senza che la parte accoppiata sia stata, nell’attuale versione del Piano Strategico Nazionale, adeguatamente incrementata. Aggiungo i problemi legati alla disponibilità di acqua per l’irrigazione, con lo spettro di uno scenario simile a quello della California, primo produttore mondiale di pomodoro da industria, alle prese, invero, non con carenze di invasi nella Sierra Nevada, ma con il problema del loro riempimento. Non si possono, da noi, più rimandare le opere finalizzate alla costruzione di invasi appenninici, specie nell’area emiliana, anche utilizzando le risorse del PNRR, come anche occorre riformare con urgenza le normative del minimo deflusso vitale, altra vera spada di Damocle per la nostra agricoltura”.

“Permettemi di concludere con le parole di un agricoltore, di un grande trasformatore ma soprattutto di un grande uomo che ha segnato la storia della filiera del pomodoro a Piacenza e non solo che ho avuto la fortuna di conoscere Carlo Squeri. Il signor Carletto era solito ripetere che a Piacenza ci sono i terreni, c’è il clima, c’è l’acqua speriamo anche quest’anno per fare il pomodoro. Ma soprattutto ci sono gli agricoltori capaci di fare il migliore pomodoro al mondo. Negli anni sono cambiate le tecnologie produttive, è cambiato il modo di fare il pomodoro, sono cambiati i sistemi di trasformazione e i prodotti. L’unica costante è l’indiscussa e indiscutibile capacità produttiva in termini di qualità dei nostri produttori. Facciamo in modo non solo di tutelarla ma di valorizzarla”.

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