A Piacenza 210 profughi, le istituzioni “Al momento dell’arrivo è necessario segnalarsi in Questura”

Emergenza Ucraina, al momento risultano presenti a Piacenza 210 profughi. Un dato parziale e destinato comunque a cambiare nel giro di poche ore, visto che gli arrivi in provincia sono affidati all’iniziativa – e al buoncuore – dei singoli, grazie ai legami già stretti con la comunità piacentina.

Ma è evidente che in questa anarchia della solidarietà la situazione rischia di diventare di difficile gestione, e proprio per questo la riunione settimanale della conferenza socio sanitaria di Piacenza è stata dedicata proprio al tema dei profughi. I vertici Ausl, rappresentati dal dg Giuliana Bensa, il direttore sanitario Andrea Magnacavallo e il direttore delle attività socio sanitarie Massimo Zucchini, hanno fatto il punto rispetto al percorso che i cittadini ucraini devono seguire, una volta giunti sul nostro territorio.

Il primo passo da compiere – e che ancora in tanti sembrano ignorare – è quello di segnalarsi in Questura, avviando così il percorso che non solo consente di tenere aggiornati in modo più puntuale gli arrivi, ma anche ai cittadini ucraini stessi di ottenere il codice Stp, con il quale possono accedere alle cure e alle prestazioni sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale. Ai profughi privi di digital Passenger Locator Form o di certificazione verde Covid-19, I’Azienda USL provvede aIl’esecuzione di tampone antigenico o molecolare per Sars-COV-2 entro le 48 ore dall’ingresso in Italia, se non è stato effettuato al momento dell’entrata nei confini nazionali. Ad oggi, 8 marzo, sono stati sottoposti a tampone 40 profughi, con esito negativo per tutti.

Proprio per questo nei pressi della Questura è stato predisposto un ambulatorio mobile di Anpas, in collaborazione con Ausl e Comune di Piacenza, con la presenza di personale sanitario Ausl e mediatore culturale fornito dalle Istituzioni invianti. Presso questo ambulatorio viene effettuato il primo screening ai profughi ucraini con tampone e successivo invio all’Hub vaccinale di Arsenale per anamnesi e offerta della vaccinazione e altre co-somministrabili. Le attività messe in campo dall’azienda sanitaria comprendono quindi l’esecuzione dei test diagnostici per verificare l’eventuale positività o meno, la somministrazione vaccinazione anti-COVID-19 e altre vaccinazioni di routine, l’identificazione di persone con esigenze particolari o specifiche vulnerabilità, come minori non accompagnati, gravide, nuclei familiari monoparentali, oltre alla fornitura dei dispositivi protezione vie respiratorie FFP2 per 5 i giorni di autosorveglianza.

Entro cinque giorni dall’ingresso in Italia viene offerta la vaccinazione anti Covid, in accordo con le indicazioni del Piano nazionale di vaccinazione, a tutti soggetti a partire dai 5 anni di età che hanno dichiarato di non essere vaccinati o non sono in possesso di documentazione attestante la vaccinazione, comprensiva della dose di richiamo (booster) per i soggetti a partire dai 12 anni di età. In merito alle adesioni, ha fatto sapere il direttore generale Bensa su richiesta dei sindaci, bisognerà attendere ancora qualche giorno: la prenotazione del vaccino è infatti partita questo pomeriggio. Non solo, ai minorenni è offerta la vaccinazione/richiami almeno per le vaccinazioni obbligatorie. Per gli adulti è raccomandata l’offerta vaccinale per altre patologie, come l’epatite B, la varicella, il morbillo ecc…

Infine, sempre per i ragazzi minori di 18 anni, verrà assegnato un pediatra o un medico di famiglia, per una visita medica, eventuale valutazione dello stato vaccinale e screening tubercolosi. Per gli adulti invece è previsto, in base all’anamnesi raccolta, l’invio a visita medica, sierologia malattie infettive e screening tubercolosi presso l’unità operativa di Medicina delle Migrazioni.

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