Le Rubriche di PiacenzaSera - Inter Cultura

“Un’offerta formativa interculturale per gli studenti ucraini in arrivo a Piacenza”

Diversi bambini e giovani fuggiti dalla guerra in Ucraina stanno arrivando nelle nostre scuole. Un arrivo improvviso, ad anno scolastico inoltrato richiede non solo accoglienza sul piano affettivo, ma un inserimento nelle scuole dei territori che li ospitano, magari a gruppi, per cercare di riallacciare i legami con ciò che hanno abbandonato in tutta fretta, senza rendersene del tutto conto, e riparare i danni psicologici che derivano dai traumi subiti per effetto dei combattimenti nei quali sono stati coinvolti con le loro famiglie.

Una situazione di questo genere l’abbiamo già vissuta ai tempi della guerra nei Balcani, anche allora pullman di sfollati arrivarono in Italia e fu necessario inserire i minori nelle scuole più o meno nello stesso periodo. Certo il nostro sistema scolastico ha fatto passi da gigante nell’integrazione di soggetti stranieri, provenienti tutti da situazioni di disagio, ma avere a che fare con le bombe vicino casa, vedere intere città e villaggi spopolarsi in pochi giorni e venir meno di consolidati punti di riferimento che almeno in apparenza potrebbero non tornare più, ha un impatto sicuramente più sconvolgente e difficile da esprimere soprattutto se non si conosce la lingua del paese di destinazione.

Gli ucraini approdano in luoghi spesso già abitati da connazionali venuti in Italia anni fa per lavorare e che possono ricongiungersi in situazioni più familiari, ma i ragazzi hanno bisogno dei loro coetanei ed entrare a far parte di gruppi nei quali tessere delle relazioni, nonché misurarsi con un curricolo che per quanto flessibile nelle nostre scuole deve fare i conti con il tempo che ne scandisce le tappe, soprattutto cognitive e legate alla lingua. In questi anni il compito di alfabetizzazione nella lingua italiana specialmente per i neoarrivati è stato affidato ai così detti mediatori, figure a metà tra il riferimento alla cultura di provenienza ed il nuovo ambiente scolastico e sociale, che non erano disponibili ai tempi dei Balcani e rischiano di essere insufficienti oggi per numeri piuttosto elevati di nuovi arrivi.

Assieme al recupero linguistico, che non ha tempi brevi per consentire l’inserimento nel gruppo classe a pieno regime, allora fu lasciato molto spazio alle materie non verbali, utilizzando linguaggi “universali”: l’arte, la musica, il corpo, che potrebbero consentire una partecipazione diretta dei nuovi, attraverso un approccio comunicativo peer e con modalità di piena immersione. All’epoca dei Balcani una tale impostazione risultò molto efficace anche per tessere rapidamente un rapporto con il territorio, il che ha migliorato l’integrazione della comunità nel suo complesso. Gradualmente e nei tempi che il curricolo flessibile avrà programmato si potrà aggredire il problema linguistico, senza dimenticare il valore della lingua di provenienza, allargando così il curricolo medesimo alla dimensione interculturale utile anche agli italiani. Oggi tutto questo può essere potenziato dall’uso delle tecnologie dell’informazione e comunicazione.

Allo stesso modo si può intervenire per la scolarizzazione degli alunni provenienti dall’Ucraina per i quali l’inserimento rischia di non avere tempo sufficiente per conoscere ed approfondire un contesto culturale diverso dal proprio, mentre si può avere più facile integrazione se si tende a realizzare uno scambio, una condivisione, una comprensione tra persone che appartengono a contesti culturali diversi. Ciò consente di accrescere le competenze, in età differenti, non tanto dall’espansione dei contenuti, quanto dalla possibilità di sperimentare e riflettere sulle interazioni con persone di altre culture, non solo in ambito scolastico, ma anche sociale.

Vivere lo “spazio dell’incontro” sul piano delle relazioni interculturali attraverso le tre dimensioni del sapere, del saper fare e del saper essere, in modo da potenziare lo sviluppo delle competenze stesse, al fine di favorire scambi e relazioni nei vari ambiti nei quali si esprimono. E’ necessario tenere insieme i diversi livelli della comprensione: linguistica, culturale, gestuale, comportamentale, emozionale e la capacità di tradurre concetti e pensieri da un universo culturale all’altro, attraverso un percorso di crescita e consapevolezza interculturale. L’inserimento dei nuovi arrivati dovrà avvenire in scuole nelle quali sia attivo un “curricolo interculturale”, che pur costituendo la normalità nell’ispirazione all’ordinamento è completamente nuovo per la diversità della popolazione scolastica, multiculturale, alla quale si riferisce. L’offerta formativa della scuola deve quindi allargarsi al territorio dove la dimensione interculturale diventa ben presto un elemento imprescindibile dello sviluppo.

Ma come funziona il sistema scolastico ucraino ?Nella fascia 0-6 esistono come da noi nidi (0-3) e scuole dell’infanzia (3-6), poco diffuse nelle campagne ma presenti in alcune delle grandi città, come Kiev, dalle quali proviene la maggior parte dei profughi in arrivo in Italia. La scuola primaria dura 4 anni, ed è seguita da una scuola media di 5. La frequenza di questi 9 anni è obbligatoria. L’istruzione secondaria superiore dura 3 anni per i licei (simili ai nostri licei scientifici) e da 1 a 3 anni per la ramificata gamma dei corsi di formazione tecnica e professionale. Non si dovrebbero perciò riscontrare particolari difficoltà nell’inserimento nelle scuole italiane dei bambini più piccoli, fino ai 10 anni, che sembrano essere la maggioranza, compresa quella parte di disabili che in Ucraina frequenta ancora scuole o classi speciali, in via di superamento perché da qualche anno è in corso il loro progressivo inserimento nelle classi normali, come da noi si fa dal 1977.

Anche per gli studenti di scuola media non dovrebbero esserci difficoltà insormontabili perché le materie previste dal piano di studi sono simili a quelle della nostra scuola, con un po’ più di spazio per quelle scientifiche. Agevole dovrebbe essere anche l’inserimento degli studenti dei corsi professionali nei nostri istituti professionali e nei corsi regionali. Di qui al prossimo settembre speriamo che il quadro complessivo degli arrivi e delle eventuali ripartenze possa essere meglio definito, ma comunque le nostre scuole stanno mostrando il loro volto migliore in termini di calore umano e di inclusività.

Gian Carlo Sacchi

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.