A Gragnano rivive la tradizione della Domenica in Albis: fiera e luna park fotogallery

la nota stampa

Il 24 aprile si è tenuta a Gragnano Trebbiense la fiera denominata della “Domenica in Albis”. Una edizione molto attesa, sia perché rappresenta la prima grande manifestazione collettiva successiva alla lunga e dolorosa parentesi del Covid, sia per lo sforzo che la Pro Loco, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, ha messo in campo per dare nuova vita a questa Festa tradizionale. Obiettivo più volte dichiarato della Amministrazione è quello di recuperare la storia locale e soprattutto di spiegare l’origine, i valori sottesi e le motivazioni di eventi, tradizioni e fatti verificatisi nel passato della propria comunità.

Ciò non solo per un interesse puramente storico – nozionistico ma perchè convinti che la conoscenza rafforzi il senso di appartenenza. Per questo motivo abbiamo ritenuto di dover chiedere a Don Andrea Campisi la spiegazione della denominazione della nostra Fiera e condividerla: “Otto giorni dopo la Pasqua, quindi la domenica seguente a quella in cui si celebra la Resurrezione di Gesù, la Chiesa celebra la “Domenica in albis”. Perché otto giorni dopo? Questa cadenza settimanale dell’incontro della comunità cristiana con il Signore risorto è già attestata dai Vangeli, in particolare quello di Giovanni che racconta che Gesù si fa presente nel gruppo dei discepoli la sera di Pasqua e nuovamente otto giorni dopo, mentre essi sono riuniti. È la prassi che la comunità cristiana ha adottato fino ad oggi: la domenica è il giorno della memoria del Signore risorto che si fa presente nella comunità dei suoi discepoli. La Chiesa ortodossa ha preferito dare a questa domenica il nome di “domenica di San Tommaso” ispirandosi al brano evangelico in cui si narra dell’incontro di Gesù con il discepolo che si era rifiutato di credere.

Da dove viene dunque la denominazione di “Domenica in albis”? Per comprendere questa strana denominazione bisogna risalire alla prassi della Chiesa dei primi secoli. Coloro che venivano battezzati nella notte di Pasqua, durante la celebrazione della Veglia Pasquale, prima di immergersi nella vasca battesimale, si svestivano delle loro vesti consuete, le ponevano per terra e, dopo averle calpestate, entravano nelle acque battesimali. Era un gesto esteriore che indicava l’abbandono della vita vecchia e l’inizio di una nuova vita. Ed infatti all’uscita dalle acque del Battesimo, venivano rivestiti di una veste bianca, candida, (albis in latino significa infatti bianco). Quella veste bianca era il segno della vita nuova che avevano ricevuto in dono da Cristo. Tale veste bianca era indossata durante le celebrazioni della settimana dopo Pasqua. Durante questi giorni infatti, i nuovi battezzati, con la loro veste bianca, partecipavano alle cosiddette “catechesi mistagogiche” (o “battesimali”) e venivano così gradualmente introdotti a fare esperienza del Signore nella comunità cristiana.

La domenica successiva, otto giorni dopo Pasqua, i neobattezzati deponevano tali vesti bianche per indicare che ormai potevano vivere la loro vita ordinaria, di tutti i giorni, da risorti. La fiamma della verità e del bene che il Signore aveva acceso in loro, la dovevano custodire per portare così nel mondo qualcosa della luminosità e della bontà di Dio. Le vesti bianche venivano spesso deposte sulle tombe dei martiri, proprio per ricordare che la vita cristiana implicava seguire Gesù nel dono della vita per amore del Padre e dei fratelli. A partire dal 2000, per volere di san Giovanni Paolo II, questa domenica è stata chiamata anche Domenica della Divina Misericordia in quanto Il Papa ha voluto riprendere l’indicazione di una religiosa polacca vissuta nei primi decenni del XIX sec., Santa Faustina Kowalska”, la quale avrebbe ricevuto richiesta in tal senso da Gesù stesso.

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