Tarasconi ricorda il figlio Kristopher “Il dolore una morsa che non ti lascia mai, ma non puoi farci niente”

“Ci sta, nella logica della vita, che tu perda i genitori, ad un certo punto la vita è una ruota che gira, ma i tuoi figli… Mamma mia, è una roba disumana, è un dolore fisico che ti accompagna ogni istante, una morsa che non ti lascia mai. Però sai che non puoi farci niente. Sai che non la cambi, quella roba lì non la cambi, e quindi alla fine dici: vabbé mi alzo lo stesso e faccio le cose che devo fare, perché tanto non me lo ridanno mio figlio, non c’è niente che possa fare per cambiare la situazione. Niente”.

In una lunga intervista a cuore aperto, pubblicata sul Corriere della Sera, Katia Tarasconi, consigliera regionale e candidata del centrosinistra alle comunali di Piacenza, si è raccontata a Walter Veltroni, ritornando sulla tragica morte del figlio Kristopher Dixon, scomparso lo scorso settembre, a soli 18 anni , in un incidente stradale a Roma. Tarasconi ricorda suo figlio come un giovane “allegro e spiritoso. Durante gli incontri a scuola i professori mi dicevano sempre: “Signora il problema è che non riusciamo neanche a riprenderlo, perché fa talmente ridere che è anche difficile rimbrottarlo”. Ma Kristopher era anche “estremamente sensibile”.

A Roma c’era andato per una breve vacanza insieme agli amici conosciuti durante un periodo di studio passato in California. “Gli avevo detto: “Se ti promuovono vai, altrimenti no”. Chiaro che lui si è fatto promuovere. La mattina della partenza aveva il treno alle sei e rotti […] Quando è partito gli ho riscritto un WhatsApp: “Usa la testa”. Mi ha chiamato l’ultima volta alle due e trenta del pomeriggio dicendomi: “Mamma, il tipo della casa non è ancora arrivato. Cosa facciamo?”. Gli ho consigliato: “Aspettate un attimo e vedrai che arriva”. Mi ha mandato una foto alle tre e trenta, facendomi vedere lo skyline di Roma da questa casa. Era euforico, contento, felice con i suoi amici”.

Poi un lungo silenzio, fino alla tragica scoperta. “La sera – racconta Tarasconi – verso le undici e trenta, mezzanotte, mi chiedo perché non si sia più fatto sentire e inizio a cercarlo. Gli mando dieci messaggi […] Telefonavo e buttavo giù. Suonava, suonava, suonava, suonava. Sempre a vuoto. Ho continuato tutta la notte a chiamarlo, poi alle tre mi sono addormentata […] Io sentivo che qualcosa era accaduto, però vuoi, devi, pensare che ti stai sbagliando. A quel punto è suonato il telefono ed era la mia vicina di casa che è nei vigili urbani e io le ho detto che non volevo parlarle. Perché sapevo già. Dentro, sapevo già”.

Dopo la consapevolezza, il dolore. Quel dolore da cui la politica piacentina ha deciso di non fuggire, incidendosi sulla pelle una frase pubblicata sui social dal figlio Kristopher. “Kri, appena prima di morire – si legge nell’intervista -, sul suo account Instagram ha scritto una frase: “Live your best fucking life”. E poi se ne è andato. E lui era proprio così: vivi il meglio della tua vita. Quando lui è morto ho preso i suoi quaderni e ho composto la frase con la sua calligrafia. E ce la siamo tatuati io, mia figlia, mia mamma e mia sorella, tutte e quattro”.

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