“E’ diventato troppo difficile lavorare nel Pronto Soccorso” La lettera

Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata da medici e operatori sanitari del Pronto Soccorso di Piacenza riguardo alla situazione di emergenza che vive tale presidio sanitario anche nella nostra provincia. Ecco il testo integrale:

CHI SI PRENDE CURA DI CHI TI CURA?
Gentile direttore,
negli ultimi mesi è stato dato ampio risalto dagli organi di stampa nazionale alla crisi dei Pronto Soccorso. La crisi coinvolge pienamente anche la nostra realtà locale. Le immagini del Pronto Soccorso di Napoli con barelle ammassate nei corridoi e pazienti stipati in attesa di posto letto non sono solo un problema di latitudine o delle grandi città. Il problema del sovraffollamento dei Pronto Soccorso (PS) è un fenomeno che costituisce una vera e propria emergenza nazionale e locale con ripercussioni immediate su due aspetti fondamentali della qualità delle cure: la sicurezza del paziente e la tempestività dell’intervento. E’ stato infatti dimostrato che i rischi a breve e medio tempo aumentano significativamente per il paziente se questi questi transita per un PS sovraffollato poiché alcuni trattamenti risultano inevitabilmente ritardati.

In PS affrontiamo patologie che devono essere trattate velocemente e per cui le persone rischiano di morire. Sono situazioni che richiedono una diagnosi rapida e un trattamento quanto più precoce possibile e passano per definizione davanti agli altri casi meno gravi. Esiste una definizione oggettiva del sovraffollamento in PS che supera la sola percezione del fenomeno da parte degli operatori del Dipartimento di Emergenza. Secondo l’American College of Emergency Physicians (ACEP) il sovraffollamento si viene a determinare quando le richieste assistenziali dei pazienti superano la disponibilità di risorse da parte del PS o dell’ospedale per soddisfarle.

Il sovraffollamento è dovuto anche alla presenza di casi non urgenti. I cittadini infatti si rivolgono sempre più spesso al PS per ottenere in tempi brevi risposte a bisogni percepiti come urgenze e che molto spesso non sono tali, se è vero che dei 21 milioni di accessi annui al PS in tutta Italia i codici rossi sono mediamente l’1%, i gialli il 18% mentre i verdi e i bianchi il 66% e il 15% rispettivamente. E sul totale dei pazienti che si rivolgono al PS il 20% ha una problematica prevalentemente assistenziale e/o sociale. L’assistenza territoriale sociale e sanitaria si interrompe il venerdì pomeriggio ma non si interrompono i bisogni della fascia più fragile della popolazione che non trova altra risposta che nel PS.

Per quanto anche i servizi socio-sanitari del territorio stiano soffrendo della carenza di risorse dovute agli scarsi investimenti delle istituzioni e alla completa assenza di una programmazione sanitaria sul lungo periodo, non è pensabile che il PS possa sopperire a queste mancanze. L’aumento vertiginoso della popolazione anziana e con plurime patologie impone una reale riorganizzazione della medicina territoriale per cui più medici di Medicina Generale si raggruppino in presidi provvisti di assistenza infermieristica e strumenti diagnostici di base, aperti anche nel fine settimana. Il de-finanziamento della Sanità ha prodotto una progressiva carenza non solo di personale ma anche di posti letto ospedalieri di breve e lungodegenza. L’allungamento delle liste di attesa per qualsiasi prestazione specialistica ambulatoriale si traduce, di nuovo, nell’utilizzo del PS per ottenere una risposta più rapida ed efficiente, non essendo però questo il luogo dove soddisfare in modo efficace questo tipo di richieste.

Le alte aspettative della popolazione si traducono poi in una sempre maggiore aggressività verbale e fisica come dimostrano i multipli recenti episodi di violenza che ci hanno coinvolto. Essere un operatore sanitario medico, infermiere o OSS, in queste condizioni non piace più a nessuno: esercitare bene una professione con alta utilità sociale è diventato difficile. Studiare per diventarlo non è più attrattivo. Lo dimostra l’allarmante tendenza ad abbandonare il PS in favore di impieghi meno gravosi per carico di lavoro ed emotivo (meno turni di notte, meno fine settimana impegnati) ed economicamente più vantaggiosi.

Vogliamo intraprendere pertanto un dialogo chiaro con gli altri attori della sanità piacentina, in particolare del territorio, sui problemi sopra citati, per cercare le soluzioni locali possibili. Almeno a Piacenza, invitiamo voi cittadini ad iniziare con noi un percorso di dialogo, nell’ottica di trovare il modo di migliorare il nostro servizio, che è da custodire gelosamente per la salute di tutti, nessuno escluso.

Seguono le firme dei medici del Pronto Soccorso di Piacenza e degli infermieri (vai alla pagina seguente)

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