“Il Signore delle formiche film autobiografico. Il nome di Braibanti va ricordato” fotogallery

“Tutti i personaggi di questo film si chiamano Gianni Amelio perché rappresentano la necessità di raccontare una storia, la sincerità. Questo film è autobiografico tutto”. Il grande regista, di ritorno dalla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ha presentato nella cornice di Xnl a Piacenza, in un incontro in anteprima nazionale, la sua ultima opera, “Il Signore delle formiche”, che racconta la vicenda umana e giudiziaria dell’intellettuale piacentino Aldo Braibanti, condannato negli anni 60 a sei anni di carcere dopo un discusso processo per plagio. Un incontro, moderato dal critico cinematografico Anton Giulio Mancino, che ha visto la partecipazione anche degli attori Luigi Lo Cascio, Elio Germano e Leonardo Maltese, insieme al produttore della pellicola, il piacentino Simone Gattoni. Questa sera (8 settembre) il Cinema Corso ha organizzato una doppia proiezione ore 20.30 e alle ore 23.

“E’ doveroso, dopo decine di anni, – afferma Amelio – riconoscere il talento di Braibanti come persona di cultura a tutto tondo, ammirato da persone che sono diventate più famose di lui, come Moravia, Elsa Morante, Pasolini e Carmelo Bene. Tutte avevano per lui un’ammirazione totale. Uso nomi e cognomi, perché il nome di Braibanti va ricordato per l’ingiustizia che ha subìto. Non uso i nomi reali degli accusatori, perché la colpa è della società tutta. Cerco di credere nelle cose, e forse in questo film più che in altri, ci siamo riusciti. È anche il tipo di riscontro che ho avuto dal pubblico

“Non vorrei – ha tenuto a precisare Amelio – che si etichettasse questa storia come una storia omosessuale, sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti di Aldo Braibanti. Noi come omosessuali dobbiamo fare in modo di non porgere la guancia a chi ci vuole dare uno schiaffo. Dobbiamo essere altro: io sono una persona, ho affetti, un lavoro e poi sono gay. La prima cosa da fare per ottenere la libertà, è volerla. Questo senza togliere la barbarie del processo e gli agganci che ha con la situazione attuale. Non ci potrebbe essere un altro processo Braibanti, ma altre situazioni sì; la sua è una storia esemplare che deriva da tutto quello che imprigiona la libertà di un individuo, spegne le passioni. Fin da giovane Braibanti ha combattuto i fascisti e per liberare i giovani del suo paese dalla triade Dio patria e famiglia, intesi come forze che castrano e imprigionano la libertà”.  “Si torna casa più ricchi ogni giorno dopo aver lavorato con Gianni” – le parole di Luigi Lo Cascio (che interpreta il ruolo di Braibanti), mentre Elio Germano (nel film è Ennio, un giornalista deciso a ricostruire la verità) ha sottolineato che “il mestiere dell’attore si fa interprete di un regista, ogni attore dentro il film è anche un po’ il regista”.

Leonardo Maltese, alla sua prima esperienza cinematografica, è invece il giovane interprete di Ettore, il compagno di Braibanti. “Se non avessi trovato l’Ettore giusto – dice Amelio -, non sarei stato in grado di fare il film, mi avevano detto. Leonardo è, davanti a due giganti (Lo Cascio e Germano, ndr), un miracolo”. “Quando sono stato scelto – ricorda Maltese -, mi sono tenuto questo segreto perché era troppo grande, fino al primo giorno sul set. Era palpabile – aggiunge parlando di Amelio – la sua urgenza creativa nel realizzare ogni singola scena, è stata un’emozione incredibile”. A Maltese è stato consegnato il premio Premio Starlight International Cinema Award come rivelazione maschile.

Incontro signore delle formiche

“Gianni – ha parlato di Amelio il produttore Simone Gattoni -, oltre a essere un grandissimo, immenso, regista è un intellettuale, quando si trova questa sintonia all’interno di tutta la troupe è più facile. Questa è una storia che andava raccontata, con tutto il sostegno possibile. I soldi puoi averne anche quattro volte tanto, ma dipende come li usi; Gianni è molto attento, sembra di avere a che fare con un altro produttore per quanto è attento a questi aspetti”.

Incontro signore delle formiche

LA TRAMA – Alla fine degli anni 60 si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto all’imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.

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