Salvate lo storico murale “Vota Garibaldi” delle elezioni del ’48

Dal cantiere spunta una traccia storica remota di un’altra campagna elettorale, la prima del dopoguerra, quella del 1948. Siamo in via Colombo e Piacenza e il vecchio murale con la faccia di Garibaldi, simbolo del Fronte Popolare unito alle elezioni del 1948 contro la Democrazia Cristiana, è stato circondato dai ponteggi per la ristrutturazione del palazzo. L’allarme sulla conservazione dell’ultimo segno dei fatti di 74 anni fa arriva da alcuni lettori: si può evitare che il murale venga cancellato? C’è la possibilità di rimuoverlo o di tutelarlo come testimonianza storica? A chi compete la tutela, alla Soprintendenza?

murale vota Garibaldi

Quella del ’48 fu una campagna elettorale ben più sentita e partecipata di quella che stiamo affrontando in questi giorni: anche allora, in circostanze politiche e sociali del tutto peculiari, la scelta era tra due visioni del mondo e due opzioni contrapposte. Da un lato la scelta filo occidentale della Democrazia Cristiana e dall’altro il Fronte Democratico Popolare dei Comunisti e Socialisti uniti nel segno dei Garibaldi. Sappiamo come andò a finire, ma un murale può essere un documento per non dimenticare quelle elezioni cruciali per la storia d’Italia.

LA STORIA del murale di Gian Paolo Bulla – Qualche tempo fa percorrendo via Cristoforo Colombo verso il centro città ho scorto sull’intonaco sbrecciato di un edificio una superstite scritta elettorale che mi ha subito rimandato alle vicende politiche del 18 aprile del 1948, data delle accesissime elezioni politiche che videro contrapposti la Democrazia Cristiana e il blocco social comunista del Fronte Democratico Popolare per la pace, la libertà, il lavoro. Qui infatti, probabilmente a seguito di un distacco degli intonaci soprastanti si intravede parte di un volto e di una scritta. Si tratta del principale simbolo adottato in quella scadenza elettorale dal Fronte ovvero del viso di Giuseppe Garibaldi, qui accompagnato dall’esortazione “Vota Garibald(i!)”. L’immagine di Via Colombo è tracciata con il pennello intinto nel color nero; nei manifesti ufficiali del tempo si giocava sui colori della bandiera italiana: il volto del generale si presentava su sfondo bianco e campeggiava sopra una stella verde con contorni rossi. I colori volevano rappresentare la pace (bianco), la libertà (rosso), il lavoro (verde).

Le elezioni nazionali – La guerra fredda era iniziata e i due principali schieramenti si attestavano su fronti politici e sociali opposti. Nel giugno del 1947 era caduto il governo Parri di unità nazionale con l’estromissione delle sinistre e nel gennaio dello stesso anno dal Partito Socialista si era staccato il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani capeggiato da Saragat. Il Fronte Democratico Popolare, che univa comunisti, socialisti e altri raggruppamenti minori, fece appello alla memoria risorgimentale (vedi Garibaldi e Battisti) e soprattutto a quella della Resistenza (che aveva ripreso Garibaldi con le famose Brigate) e dell’antifascismo. Le elezioni del 1948 videro il successo della Democrazia Cristiana che superò, sia alla Camera che al Senato, il 48% delle preferenze. Il cartello dell’F.D.P. raggiunse solo il 31%, avendo patito anche la scissione dei socialisti moderati che conseguirono un buon risultato (oltre il 7%). Solo nelle regioni tradizionalmente “rosse” (Toscana, Emilia Romagna, Umbria) e in alcune province la Democrazia Cristiana non risultò il primo partito.

Le elezioni a Piacenza – In Emilia Romagna la Democrazia Cristiana risultò il partito più votato solo nelle province di Piacenza e Parma. Va detto però che nel nostro comune capoluogo e in altri 18 fu il Blocco Popolare a prevalere (43,46% contro il 41,19% della D.C. a Piacenza), con una grande contemporanea affermazione anche dei socialdemocratici di Unità Socialista (oltre l’11% a Piacenza città). Insomma, l’idea di un Risorgimento radicale, se non proprio rivoluzionario, personificata da Garibaldi non attecchì del tutto. Se in sede nazionale fu battuta, tuttavia a Piacenza riscosse un discreto successo, accresciuto dall’influenza del movimento partigiano e antifascista per il quale Piacenza riceverà nel 1996 la medaglia d’oro al valor militare.

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