Trasparenza beni confiscati, per Libera Calendasco è ‘promosso’, Cortemaggiore ‘rimandato’

Trasparenza beni confiscati, per Libera Calendasco è ‘promosso’, Cortemaggiore ‘rimandato’. E’ quanto emerge da “RimanDATI”, secondo report nazionale sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, stilato da Libera in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.

Oggetto dell’indagine, il livello di trasparenza della ‘filiera” della confisca dei beni mafiosi. E i risultati degli esami non sono incoraggianti. I comuni italiani “rimandati” sul livello di trasparenza: su 1073 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati 681 non pubblicano l’elenco sul loro sito internet. La Regione Emilia-Romagna risulta essere invece tra le regioni virtuose, come scrive Libera in una nota stampa. Il 55% dei comuni destinatari di beni confiscati – per i quali è previsto l’obbligo di pubblicazione – rendono pubbliche e trasparenti le informazioni al riguardo. Su 29 Comuni in cui sono presenti beni confiscati, 16 ne hanno pubblicato l’elenco, mentre 13 non lo hanno diffuso o lo hanno pubblicato in maniera non conforme. Nello specifico, i comuni trasparenti sono: Berceto (PR), Langhirano (PR), Medesano (PR), Argenta (FE), Cervia (RA), Comacchio (FE), Faenza (RA), Ravenna, San Lazzaro di Savena (BO), Pieve di Cento (BO), Bologna, Formigine (MO), Maranello (MO), Forlì (FC), Riccione (RN), Calendasco (Piacenza). I comuni che invece non pubblicano le informazioni sono: Ferrara, San Mauro Pascoli (FC), Pianoro (BO), Nonantola (MO), Cesena (FC), Borghi (FC), Cattolica (RN), Santarcangelo di Romagna (RN), Cortemaggiore (Piacenza), Bellaria-Igea Marina (RN). I comuni di Cesenatico (FC) e di Salsomaggiore Terme (PR) hanno pubblicato i dati in un documento/relazione descrittiva, in maniera narrativa e non su fogli di calcolo; il Comune di Gaggio Montano (BO) in un portale dedicato: in questi i casi i dati, non essendo in formato aperto, sono considerati non pienamente e compiutamente fruibili.

Il Report di Libera rappresenta uno spaccato importante sulla capacità degli Enti territoriali di rendere pienamente conoscibili e accessibili le informazioni sull’enorme patrimonio immobiliare sottratto alle mafie e destinato a tornare alla collettività attraverso comuni ma anche, sebbene in via sussidiaria, province, città metropolitane e regioni. Un report che vuole accendere la luce sulla carente trasparenza e mancata pubblicazione dei dati dei comuni italiani in merito ai dati sui beni confiscati che insistono nei loro territori perché sono proprio i comuni ad avere la più diffusa responsabilità di promuovere il riutilizzo dei patrimoni. Eppure, proprio a livello comunale, le potenzialità della “filiera della confisca” sono tuttora dense di ostacoli, criticità ed esitazioni. In generale, la ricerca – che si trova completa sul sito di Libera – ha evidenziato in maniera piuttosto evidente come la logica degli open data sia ancora estranea alla stragrande maggioranza degli enti monitorati.

“Garantire che la filiera del dato sui beni confiscati sia trasparente – dichiara Tatiana Giannone, referente nazionale Beni Confiscati di Libera – vuol dire dare spazio al protagonismo della comunità e della società civile organizzata, che solo conoscendo può progettare e programmare nuovi spazi comuni. Alla conoscenza del patrimonio e del territorio, del resto, è strettamente legata la capacità di utilizzare i fondi pubblici (siano essi di natura europea o di provenienza nazionale) per la valorizzazione dei beni confiscati, nella fase di ristrutturazione e in quella di gestione dell’esperienza di riutilizzo. In questi quarant’anni dalla Legge Rognoni – La Torre e ventisei anni di attività della Legge n. 109, a fronte di importanti risultati raggiunti in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità economica e della corruzione e a fronte delle sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale, non si deve abbassare l’attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che richiedono uno scatto in più da parte di tutti. Il bando del Pnrr e la nuova programmazione europea delle politiche di coesione saranno, quindi, un banco di prova importante per le istituzioni tutte, ma soprattutto per il potere di monitoraggio della società civile”.

Il dossier completo, insieme alle infografiche e ai dati completi di tutti i comuni sono sul sito di Confiscati Bene

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