Ventidue province raggiungono i livelli di ricchezza pre Covid, Piacenza ancora lontana

Ancora lenta la ripresa dell’economia piacentina dopo la crisi causata dal covid. In un quadro nazionale interamente in positivo rispetto all’ “annus horribilis” 2020, il Pil pro capite nella nostra provincia sale del 6,62 % nel 2021, classificando il nostro territorio al 63esimo posto in Italia. A Piacenza si registra l’eccezione dell’industria con dati in controtendenza. Il Covid ha rimescolato profondamente la geografia produttiva del Paese: emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2021 e i confronti con il 2019. Appena 22 province su 107 hanno superato nel 2021 la ricchezza prodotta nel 2019 a valori correnti, lasciando alle spalle la crisi causata dalla pandemia: Piacenza non è fra queste. Più della metà si trova in Campania e Sicilia.

VARIAZIONI DEL PIL PRO CAPITE: 2021/2020 – Rispetto ai livelli del 2020, segnati dalla fase clou pandemia, nel 2021 il Pil è cresciuto significativamente in Basilicata (+12,07%), con la provincia di Potenza capolista nella risalita (+12,9%). Secondo gradino del podio per l’Umbria (+8,86%), a seguire le Marche (+8,05%). In doppia cifra fra le province anche Terni (+10,5%) e Matera (+10,3%). 63° posto per Piacenza: il Pil pro capite sale da 28.218,74 del 2020 a 30.087,39 euro del 2021, segnando un incremento del 6,62 %.

variazione pil 2021 2020

Variazione percentuale del valore aggiunto a prezzi base e correnti fra 2020 e 2021 nelle province italiane

Confronto 2021/2019 – Sono 22 le province (su 107) che hanno chiuso il 2021 con livelli complessivi di valore aggiunto (Pil pro capite) superiori a quelli del 2019. La maggior parte è al Sud (13 province: Napoli, Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, Palermo, Enna, Messina, Caltanissetta, Agrigento, Siracusa, Ragusa, Trapani), 5 province del Centro (Terni, Perugia, Viterbo, Latina e Frosinone) e 4 del Nord (La Spezia, Genova, Savona e Treviso). Le aree del Nord che appaiono ancora lungi dal tornare ai livelli del 2019 vedono una larghissima presenza del Triveneto (9 delle 13 province dell’area sono ancora in forte deficit tra cui Bolzano che, con un bilancio di -5,3%, è la provincia che evidenzia il maggiore ritardo di tutto il paese) a cui si addiziona una consistente fetta di Emilia (Piacenza, Modena e Bologna) e tutta la Romagna. Nel resto del Nord appare in grossa difficoltà gran parte della Lombardia (sette province tra cui la vecchia conformazione di Milano ovvero le attuali Milano e Monza e della Brianza e la fascia padana lombarda con l’esclusione di Lodi).

variazione pil 2021 2019

IndustriaEntrando maggiormente nel dettaglio la variazione del valore aggiunto industriale in termini correnti fra 2019 e 2021 è stata dell’1,9% frutto di un 2021 chiusosi a quota +10,2% rispetto all’anno precedente. Il dato medio è la sintesi di andamenti territoriali molto differenziati. I principali protagonisti di questa ripartenza del settore secondario si collocano indifferentemente nel Nord-Ovest e nel Mezzogiorno, mentre meno performanti appaiono il Centro ed il Nord-Est. In particolare, ad emergere sono state le province liguri. A La Spezia e Genova, che sono le due province con la maggiore crescita della ricchezza prodotta (rispettivamente +16,1 e +12,4%), si aggiungono anche le due realtà di Ponente che si collocano in settima e tredicesima posizione rispettivamente con +9,2 (Imperia) e +6,5% (Savona). Al Sud, invece, un posto di elevato rilievo viene occupato da alcune province calabresi e sarde che seguono dappresso Matera che chiude il podio delle province più performanti fra 2019 e 2021 con +11,9%. Come rilevato, Nord-Est e Centro sono i grandi assenti di questa fase di ritorno ai valori pre-pandemici. Chiaramente non mancano casi di territori che evidenziano risultati particolarmente significativi come, ad esempio, Trieste (+6,9%) e Viterbo (+6,2%) che però appaiono essere delle eccezioni ad un trend di ripresa decisamente più modesto. E che si tratti di eccezioni lo evidenzia anche la classifica delle province meno performanti, nella quale si evidenzia, per quanto concerne il Centro, una densa presenza di province della Toscana, con ben otto province che presentano ancora valori deficitari rispetto al 2019 (le uniche eccezioni sono Arezzo e Prato) mentre nel Nord-Est si segnalano le prestazioni deludenti che provengono dall’Emilia (con la parziale eccezione di Piacenza).

PIL PRO CAPITE – In testa alla classifica del valore del Pil pro capite c’è Milano, con 49.331,56 euro, seguita da Bolzano e Bologna. Piacenza al 21° posto. È soprattutto l’edilizia, grazie alle misure di sostegno governative, a segnare gli incrementi di valore aggiunto più elevati (+12,6%), con punte superiori al 30% nell’Umbria e in gran parte della Sicilia. In crescita anche l’industria manifatturiera che pure sfiorando solo il 2%, contribuisce in maniera significativa alla ripresa dato il suo peso sull’economia. A fare più fatica è, invece, il comparto dei servizi (-2,7%) su cui pesa la difficile rimonta delle attività connesse al turismo (-27,2%) con riflessi negativi soprattutto sulle città metropolitane

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