“Più divise in strada senza strumenti idonei, non bastano” L’intervento

In relazione al dibattito sulla sicurezza in città, riceviamo e pubblichiamo il contributo del segretario regionale del sindacato di polizia Siap Sandro Chiaravalloti. Ecco il testo.

Ancora oggi, si continua a far credere ai cittadini che la questione sicurezza nelle nostre sia legata principalmente, se non esclusivamente, alla presenza di divise in strada. Sia chiaro, più ce ne sono e meglio è, nessuno lo mette in dubbio. Un maggior controllo del territorio è sempre ben accetto, soprattutto se fatto con oculatezza, sulla base dello studio della georeferenziazione dei delitti più che sull’onda emotiva del singolo evento giunto alla ribalta delle cronache. Anche perché una maggiore presenza, visti i tempi dove le risse e le violenze sono all’ordine del giorno, costituisce una maggiore sicurezza anche per i colleghi in campo, in particolare di quelli delle Volanti. Ma far credere, politicamente, che tutto il problema sta in questo, non mi soddisfa.
Iniziamo col dire che per mettere in campo un equipaggio di Volante in più per ogni turno di servizio ci vogliono almeno 10 agenti e altri 3 per sostituirli quando assenti legittimamente. Quindi, al già carente personale presente in provincia, vanno aggiunti 13 agenti. Aspetta e spera.

Poi, c’è la questione che ogni tanto torna di moda della presenza dei militari dell’Esercito nelle nostre città. Va evidenziato, anche in questo caso, che per effettuare pattuglie miste sulle 24 ore ci vorrebbero 5 agenti e altri 2 per sostituirli nelle assenze. Quando ci furono a Piacenza le pattuglie con i militari, per far comprendere quanto l’apparire diventa più indispensabile dell’essere: quando si doveva scegliere, in base ai numeri presenti, se far uscire una pattuglia appiedata o una volante, si sopprimeva l’equipaggio specializzato e maggiormente capace della Volante. La chiamate sicurezza questa? In quel periodo i reati erano calati, ma mi preme ricordare, che in aprile di quell’anno, era crollato il ponte sul fiume Po e la cosiddetta delinquenza pendolare aveva difficoltà. Lo voglio ripetere, per non dare spazio a chi potrebbe speculare: vorrei anche io più presidio, è un fattore importante, ma quello che sto cercando di dire è che puntare solo su questo, politicamente, è fumo negli occhi dei cittadini. È dal 2002, da quando sono diventato sindacalista della Polizia di Stato, che ogni qual volta il problema sicurezza si propone la soluzione che viene prospettata è il presidio. Sì, va bene, anzi benissimo, ma non leggo, soprattutto da parte di una certa corrente politica, quanto sia importante incidere sul governo di taluni fenomeni: agire sulla regolarità dei flussi immigratori, sulle pene celeri, severe, giuste ma certe, è altrettanto importante, se non di più, che avere più agenti nel nostre strade. Sarebbe avere dalla nostra anche la forza del diritto.

Questa è la vera prevenzione: sapere che se sbagli paghi, paghi bene e in tempi ragionevoli. Lo dico da 20 anni che certe strategie da sole non bastano e che sarà sempre peggio se non si cambierà rotta sul cosiddetto buonismo politico, dove sputare ad un poliziotto in faccia è diventato un fatto di lieve entità e non punibile. Così come, cosa recente, un poliziotto viene condannato per aver disarmato un uomo armato di coltello, perché lo ha fatto con decisione. Come va disarmato? Con i fiori? Allora, i politici che parlano di sicurezza, invece di chiedere solo più agenti in strada, chiedano che queste donne e uomini in divisa lavorino con strumenti materiali e giuridici adeguati e al passo con i tempi, chiedano leggi che tutelino i cittadini dai delinquenti e si lotti contro la clandestinità, invece di incentivarla. Perché le divise in strada, da sole, lasciate al loro destino senza strumenti idonei, non bastano più.

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