“Un centro del riuso e potenziare lo sportello contro le discriminazioni” L’INTERVISTA video

“Non possiamo più fare finta che l’inquinamento non sia un’emergenza”. A dirlo è Serena Groppelli, assessore del Comune di Piacenza con deleghe ad Ambiente e agricoltura, Qualità dell’aria e dell’acqua, Benessere animale, Partecipazione popolare, Pari opportunità, Cultura della memoria e della legalità e Rapporti con le confessioni religiose. Passi avanti sono stati fatti con gli incentivi alla mobilità sostenibile – Piacenza è terza in Italia per utilizzo delle biciclette in città – ma l’amministrazione ha ancora diversi obiettivi in agenda. Un’altra priorità per l’assessore è la lotta alle discriminazioni: il Comune si sta muovendo affinché vengano garantite pari opportunità nel mondo del lavoro e non solo. Di seguito l’intervista completa.

Serena Groppelli

Assessore, nel corso dell’iniziativa “Puliamo il mondo” di Legambiente lei ha annunciato l’intenzione di migliorare la percentuale di raccolta differenziata (che al momento è al 71%) “coinvolgendo le nuove generazioni e soprattutto gli adulti”. In che modo intende farlo?

Il Comune può agire in diversi modi, in primis andando nella direzione della raccolta puntuale, quindi differenziando al meglio e migliorando lo smaltimento dei rifiuti raccolti. Allo stesso momento bisogna continuare a lavorare con le giovani generazioni, che sono da sprone per le famiglie, attraverso iniziative come quelle di Legambiente, laboratori nelle scuole, tutte azioni che possono farli sentire protagonisti affinché portino poi a casa la propria esperienza. Il sogno è di portare a Piacenza il “centro del riuso”, un luogo nel quale ridare vita a oggetti vecchi che possono non diventare “rifiuti” e contemporaneamente aumentare il lavoro di creatività dei ragazzi.

Nel 2021 Piacenza ha registrato valori di Pm10, Pm2.5 e biossido di azoto ben superiori ai limiti posti dall’Oms. I dati dicono che siamo una città inquinata. Legambiente consiglia di incentivare il trasporto pubblico elettrico: proprio martedì scorso il Comune ha presentato 12 nuovi bus ibridi a metano e Seta ha annunciato che entro il 2024 a Piacenza arriveranno altri 43 nuovi bus ad alimentazione sostenibile. Come siamo messi complessivamente adesso sul tema “lotta all’inquinamento” e cosa ci aspetta il prossimo futuro? Possiamo essere ottimisti?

Non possiamo più fare finta che l’inquinamento non sia un’emergenza. Il Comune si sta già muovendo nel bacino padano insieme alle città vicine che vivono lo stesso problema. In primis continuare nelle iniziative come monopattini, bike sharing, sostegno e aiuto alla mobilità dolce. Nei giorni scorsi ho partecipato alla riunione sul Biciplan (uno strumento di pianificazione settoriale che ha per oggetto la mobilità ciclistica in ambito urbano e periurbano, ndr) sul miglioramento delle condizioni dei ciclisti a Piacenza, che è una città perfetta per quanto riguarda la mobilità dolce. Recentemente abbiamo vinto la medaglia di bronzo nel Giretto d’Italia, il campionato nazionale della ciclabilità urbana organizzato da Legambiente, Euromobility, arrivando prima di città grandi come ad esempio Milano. Dunque, Piacenza è una città perfetta per girare in bici, dobbiamo fare in modo che sia sicuro, piacevole e confortevole, anche per aumentare il numero di utenti. Stiamo facendo un grosso lavoro anche insieme alle scuole che ci sostengono, che hanno creato i mobility manager scolastici, figure che ci aiutano a gestire il traffico nei pressi degli istituti e a implementare una mobilità sostenibile. Inoltre stiamo lavorando ad accordi con aziende che incentivino i dipendenti a recarsi sul posto di lavoro con mezzi alternativi all’auto. Ottimisti sì ma con moderazione, serve un grande sforzo da parte di tutti i cittadini.

bici facsal

Com’è la situazione “pari opportunità” a Piacenza? Quali sono i programmi del Comune nel prossimo futuro? E gli obiettivi?

Pari opportunità vuol dire tante cose. Da un lato il sostegno alla lotta contro la discriminazione di genere. In primis bisogna dare sostegno alle donne nel mondo del lavoro, che ancora incontrano parecchie difficoltà. Non deve più essere solo un problema delle donne ma di tutta la società. Se una madre che lavora non riesce a gestire la famiglia insieme al marito o con aiuti non è un problema solo suo, ma di tutta la famiglia, dunque di un pezzo di società. Cambiare sguardo, cambiare ottica in questo senso. Sostenere l’imprenditoria femminile, aiutare le donne in un percorso di studi e di realizzazione professionale. Non ultimo il problema della discriminazione sotto tutti gli aspetti. Desidero implementare lo sportello anti-discriminazione di Piacenza, lavorare per tutti gli aspetti e le forme della discriminazione, che riguardano etnia, origine, identità di genere, identità sessuale e tutto ciò che appartiene a una sfera privata e dunque non può diventare strumento di discriminazione nella società in cui si vive.

Fra le sue sette deleghe si legge “partecipazione popolare”. Cosa vuol dire esattamente? Qual è la sua strategia?

Si passa attraverso gli iscritti all’albo dei cittadini attivi, ossia le persone che si mettono a disposizione del Comune e sono una risorsa importantissima. Stiamo valutando di rivedere le assicurazioni legate a questi aspetti e poi ripartire nel loro coinvolgimento. Sono persone fondamentali, ad esempio, per l’attivazione dei Pedibus – torniamo al discorso ambientale -, o per fare piccola manutenzione sul territorio. Partecipazione è soprattutto far sentire al cittadino che la città è un po’ anche sua, dunque coinvolgerlo attivamente in alcune scelte che possono essere condivise e che devono essere progettate. Quando si progetta insieme la città la si sente più propria e di conseguenza le si vuole un po’ più bene e ce ne si prende cura in modo più attento. Partecipazione è anche il coinvolgimento delle associazioni: più di sessanta realtà del terzo settore hanno accettato di incontrarci e dialogare al fine di mantenere vivo il territorio. Un territorio più vivo è più bello, è un territorio a cui si vuole bene e a cui si sente di appartenere. Contemporaneamente è necessario fare un lavoro sul territorio: oggi mancano i quartieri, che una volta avevano un ruolo fondamentale in questo senso. Recuperare il contatto con i quartieri è il primo passo che stiamo facendo per andare a rivitalizzarli e a far tornare il sentimento di appartenenza e il desiderio di partecipazione.

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