“Abuso di farmaci anche tra i giovani. Dopo il covid manca una prospettiva positiva sul futuro”

Siamo più fragili e scoraggiati dopo il covid, soprattutto i ragazzi che sentono venire meno la fiducia nel furto. E’ l’analisi che emerge dall’audizione, in commissione Legalità presieduta da Luigi Rabuffi, della dottoressa Elena Uber, direttore del dipartimento dipendenze patologiche dell’Ausl di Piacenza, alla presenza degli assessori Nicoletta Corvi e Francesco Brianzi.

“Sono circa un migliaio gli utenti in carico ai nostri servizi per le dipendenze, distribuiti sui tre distretti del Piacentino. Il dato  – spiega la dottoressa Uber – è rimasto stabile dopo una flessione registrata durante la pandemia, non perché fosse venuta meno l’esigenza di aiuto ma per la difficoltà di recarsi ai servizi. Abbiamo quindi rimodulato le nostre prestazioni: ci siamo noi portati di più sul territorio e questo tipo di attività domiciliari, di prossimità, sono rimaste, perché le avevamo strutturate meglio e ancora adesso ne beneficiano una parte di pazienti, ai quali siamo andati incontro in collaborazione con gli enti territoriali del terzo settore, con le quali noi lavoriamo stabilmente in rete”. “La nostra fotografia è quella di una situazione abbastanza stabile – commenta -. Farei una distinzione tra quello che è il consumo nella popolazione e quella che è l’utenza dei nostri servizi, rappresentata da persone che hanno sviluppato una vera e propria malattia, una di dipendenza dalle sostanze. Sono due mondi diversi”.

Se il numero di accessi ai servizi Sert non è di per sé aumentato, dopo la pandemia, anzi in alcuni casi come per la ludopatia è diminuito, c’è comunque la percezione che nuove fragilità stiano crescendo, con conseguente ricorso al consumo di sostanze stupefacenti o altri farmaci. “Non siamo tanto noi servizi sanitari ad intercettarlo direttamente – chiarisce la dottoressa Uber -, ma riteniamo che sia aumentato il consumo di alcuni farmaci che in qualche modo sono automedicanti, per contrastare lo stato d’ansia che è molto diffuso, come ansiolitici e antidepressivi. Anche i ragazzi ne fanno molto uso, perché li trovano in casa o perché possono essere acquistati facilmente, mescolandoli con anfetaminici e eccitanti”.

I mesi di lockdown e di gestione dell’emergenza covid hanno lasciato un impatto, rispetto al quale è necessario mettere in campo azioni condivisi. “Nelle giovani generazioni c’è un pregiudizio sul futuro molto importante. Questo – dice la direttrice del Sert – lo sento molto, anche dai nostri utenti. Perché c’è una mancanza di prospettiva positiva sul futuro, ovviamente le fasce più fragili sono quelle che ne hanno risentito maggiormente: noi intercettiamo ragazzi che hanno anche difficoltà ulteriori, legate alla famiglia o personali, oltre alla dipendenza da sostanze. Proprio per questo è necessario ricostruire un’integrazione sociale, ed è questo il messaggio che voglio dare oggi”.