“A Piacenza tre persone si sono rivolte al servizio tutela minori della Diocesi” L’indagine Cei sugli abusi

“In due anni il centro di ascolto per la tutela dei minori della diocesi di Piacenza Bobbio ha ricevuto tre contatti, due per segnalazioni all’autorità ecclesiastica di presunti abusi in ambienti ecclesiali e uno per consulenza”. Lo ha spiegato dottoressa Chiara Griffini, responsabile del servizio per la nostra Diocesi, che nella mattinata del 17 novembre è intervenuta a Roma alla presentazione del primo report nazionale sui casi di abuso segnalati o denunciati nelle diocesi, realizzato dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) e affidato all’Università Cattolica di Piacenza, attraverso il lavoro svolto dalla ricercatrice Barbara Barabaschi e dal professor Paolo Rizzi. Il “report nazionale sui Servizi regionali diocesani e interdiocesani per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e sui Centri di ascolto” – questa la dicitura estesa – è stato illustrato nel corso una conferenza stampa: “Nel biennio 2020-21 i centri ascolto su tutto il territorio nazionale hanno raccolto 89 denunce che riguardassero abusi in ambito ecclesiale; di questi, 68 sono stati ritenuti presunti autori di reato. Oltre la metà di questi avevano un’età compresa fra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti”.

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Chiara Griffini ha portato l’esperienza di un servizio diocesano – quello di Piacenza – che funziona da anni attraverso un’equipe composta prevalentemente da laici (complessivamente otto persone, di cui tre sacerdoti): “Il nostro approccio al tema degli abusi è multidisciplinare ed è fondato ormai da tempo sulla prevenzione e su una forte attività educativa, accanto al mio compito di referente del servizio, c’è il lavoro di Maria Letizia Cignatta responsabile del centro di ascolto. Per noi occuparci di questi temi non è una novità e abbiamo affrontato nel tempo e sviluppato strategie per la tutela non solo dei minori ma anche delle cosiddette persone vulnerabili” – è stato sottolineato.

AUTORI, NATURA E LUOGO DEGLI ABUSI – Secondo la ricerca nazionale, il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici si comprendono insegnanti di religione, sagrestani, animatori di oratorio o grest, catechisti e responsabili di associazioni. “Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di ‘comportamenti e linguaggi inappropriati’ (24), seguiti da ‘toccamenti’ (21); ‘molestie sessuali’ (13); ‘rapporti sessuali’ (9); ‘esibizione di pornografia’ (4); ‘adescamento online’ (3); ‘atti di esibizionismo’ (2)”, spiega il report. Le segnalazioni “fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%)”. “Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%)”, sottolinea ancora il report.

AZIONI DI CONTRASTO E PENA – A seguito della trasmissione della segnalazione all’autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i “provvedimenti disciplinari”, seguiti da “indagine previa” e “trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede”. Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%). Ai presunti autori degli abusi sono stati proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in “comunità di accoglienza specializzata” (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di “accompagnamento psicoterapeutico” (circa un quarto dei casi).

IL REPORT – Affidato ad esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza, il report presenta una mappatura dei Servizi territoriali e dei Centri di ascolto: come sono costituiti, le attività svolte, i punti di forza e quelli che andranno maggiormente consolidati, la qualità dell’ascolto e dell’accoglienza delle vittime, il contesto degli abusi o dei fatti segnalati. La rilevazione effettuata – si legge sul sito della Cei – attraverso una comprensione globale degli elementi oggettivi e delle risorse messe in campo, unitamente alla precisione dei dati numerici, vuole illustrare la realtà delle buone pratiche sviluppate dalla Chiesa in Italia per prevenire e contrastare gli abusi. Tra gli scopi perseguiti: accrescere la consapevolezza del fenomeno, potenziare l’accoglienza delle vittime, incrementare l’efficacia del servizio formativo. Questo primo report si riferisce al biennio 2020-2021, dal momento che i Servizi e i Centri sono stati costituiti a seguito delle Linee guida per la tutela dei minori, approvate dai Vescovi italiani nel maggio del 2019.

LA PRESENTAZIONE – Alla conferenza stampa di giovedì 17 novembre a Roma (Sala Marconi, Piazza Pia 3) sono intervenuti il segretario generale Cei, monsignor Giuseppe Baturi, il presidente del Servizio Nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Cei, monsignor Lorenzo Ghizzoni, i docenti esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza, il direttore del Servizio tutela minori della diocesi di Bergamo, don Gianluca Marchetti e la referente del Servizio tutela minori della diocesi di Piacenza-Bobbio, dottoressa Chiara Griffini. A moderare l’incontro il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, Vincenzo Corrado.

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