“La montagna ha bisogno del medico” Le richieste all’Ausl del Comitato

“C’è distanza fra come si immaginano la sanità i cittadini della Valtrebbia e le scelte di chi la gestisce”, è la posizione dell’associazione Comitato Terme e Valtrebbia a margine dell’incontro svoltosi il 15 dicembre a Bobbio con la direttrice generale dell’Ausl Paola Bardasi e l’assessore regionale alle Politiche per la salute Raffaele Donini. Tema della riunione è stata la situazione del Punto di primo intervento (Ppi) e dell’ospedale, una discussione che è servita agli utenti della Valtrebbia per conoscere le soluzioni trovate dall’Ausl.

Come colmare la distanza di vedute? “Sul Ppi la direttrice conferma la decisione presa ad ottobre – recita la nota dell’associazione – cioè la riduzione del Ppi come punto di cure primarie. Per l’emergenza urgenza si farà capo al pronto soccorso di Piacenza. Viene così meno la presenza di un medico, in grado di fornire una prima diagnosi al più alto livello possibile di sicurezza, incrociando ciò che il paziente gli descrive con quello che emerge visitandolo e con eventuali analisi di laboratorio. La competenza clinica del dottore fa la differenza. Nella relazione della direttrice Bardasi gli utenti sono invece stati invitati a non ‘andare con le proprie gambe’ al Punto di primo intervento, ma semplicemente telefonare al 118. Verrà inviata un’ambulanza, la Postazione medicalizzata mobile, senza medico a bordo. È questa la soluzione presentata come risolutiva per la sanità territoriale in montagna. Chi chiama il 118 parla con operatori formati: ma l’attribuzione del codice, se grave o no, dipenderà da come il paziente è in grado di descrivere il suo malessere. A inquadrare la situazione non sarà più un medico in presenza, che ascolta, visita e diagnostica in nome della sua preparazione e dell’occhio clinico. Questo è il passato. Della presenza e dell’occhio clinico di un medico siamo invitati a fare a meno, affidandoci alla diagnosi telefonica”.

“La direttrice generale ha perorato con slides di dati oggettivi la sua mission di ‘traghettare’ i rimanenti abitanti delle zone alte verso un’idea di pronto soccorso dove la presenza del medico arriva dopo, se previsto dal codice. E ribadisce con forza che la scelta del codice non dipende né dalla direzione né dal personale dell’ambulanza, ma dal protocollo a cui il 118 si attiene. E i protocolli chi li fa? – prosegue la nota – È proprio questo che non tranquillizza utenti e infermiere presenti all’incontro, perché questo protocollo spesso non conferma la loro esperienza. Tutti riconoscono l’alta valle come zona disagiata, però in conclusione viene confermato il declassamento del Ppi di Bobbio da servizio di ‘emergenza urgenza con medico’ a semplice servizio di cure primarie con sola presenza infermieristica. Le rassicurazioni ai cittadini mobilitati in ottobre e poi pubblicate sul sito Ausl non sono state mantenute. Le slides descrivono un ospedale di montagna dotato di oltre 20 prestazioni: a leggerle veniva da dubitare dei propri occhi – polemizza l’associazione – I presenti ingenui ci hanno messo un po’ a capire che si trattava non di prestazioni con personale organico dell’ospedale, bensì di prestazioni prenotabili, con le note liste d’attesa, in qualche struttura pubblica o convenzionata – a costi maggiori per i bilanci Ausl – della provincia”.

“È stato un incontro importante – analizza la nota di Comitato Terme e Valtrebbia – incentrato sul denaro, tanto, e sulla comunicazione. I soldi per le strutture sono confermati, quelli per aumentare il personale che qualifica le strutture sono invece, per ora, solo nelle intenzioni. L’intervento dell’assessore regionale Raffaele Donini è stato a largo raggio e accurato nel descrivere gli ostacoli oggettivi che la Regione ha superato o deve superare. Ha ragione l’assessore Donini quando afferma, rispondendo alle domande dei presenti, che la sanità pubblica va salvata. Non è impresa facile: si può innanzitutto cominciare correggendo errori del passato, facendo procedere assieme i muri col personale che ci lavora dentro. L’ospedale di montagna, dopo i lavori, sarà più sicuro e restaurato, ma su quali prestazioni e su quale organico potrà contare, oltre ai 64 in servizio attuali, di cui 5 medici per il reparto di medicina? La futura Casa di comunità sarà pronta nel 2024, ma con che personale medico ed infermieristico, con quali servizi e con quali dotazioni? Non ci sono state risposte. Il Ppi è stato declassato a punto di cure primarie perché gli accessi sono al di sotto della soglia e i casi gravi sono il 5-6% del totale. Allora cosa si può fare, oltre che sperare che arrivino in tempo, per quel 5-6% di pazienti da codice rosso che abitano a Orezzoli, Zerba o a Peli di Coli, che impiegheranno più di un’ora ad arrivare al pronto soccorso di Piacenza?”

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