Rifiuti da Genova, Legambiente Piacenza “L’inceneritore andava chiuso”

“In merito alla recente notizia relativa alla decisione della Regione Emilia Romagna di smaltire nell’inceneritore di Piacenza 7mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati provenienti dai Comuni della Città Metropolitana di Genova e delle Province di Imperia e Savona, non possiamo che esprimere la nostra forte contrarietà ad una operazione che nulla ha a che vedere con il principio solidaristico nei confronti di un territorio limitrofo, né risponde in alcun modo ai criteri di sostenibilità che l’economia circolare dei rifiuti ci richiede”. Lo scrive in una nota Legambiente di Piacenza, circolo Emilio Politi. “Intanto nulla di nuovo sotto il sole, – proseguono – la danza dei rifiuti dalla Liguria a Piacenza continua, artefice un gestore che – è utile ricordarlo – è lo stesso per entrambe e che si propone, come obiettivo legittimo. la massimizzazione degli utili (303 ml di euro nel bilancio 2021)”.

“Il supporto da parte della Regione Emilia Romagna per affrontare “situazioni temporanee di emergenza” della Liguria si ripete nel tempo, dal momento che è gia accaduto nel 2015 con 10mila tonnellate e nel 2018 con 5mila. Peraltro la stessa regione Emilia Romagna che in estate deve presentarsi col piattino in mano per elemosinare un po’ di acqua in più che invece dovrebbe confluire naturalmente nel bacino idrografico del Trebbia. Ci troviamo di fronte quindi non ad un impegno solidaristico in un momento di eccezionale effettiva necessità, fatto che ci vedrebbe favorevoli, ma ad un supporto ormai ciclico, che dimostra l’inadeguata gestione dei rifiuti che da anni caratterizza la Regione Liguria, ancora ferma ad un mediocre 55,2% di raccolta differenziata e soprattutto la città metropolitana di Genova che differenzia solo il 48,1% dei suoi rifiuti e fa pagare ai propri cittadini una delle più alte Tari d’Italia, proprio anche a causa dei continui trasferimenti di rifiuti in altre Regioni”.

“Importare 7mila tonnellate di rifiuti aggiuntivi significa, per noi, – viene sottolineato – contribuire al peggioramento della già drammatica qualità dell’aria, per le aggiuntive emissioni dovute al trasporto dei camion dalla Liguria, che si aggiungeranno alle migliaia al giorno che già circolano sulle autostrade A1 ed A21 e nel polo logistico. Non ignorando che ci troviamo al centro di diverse fonti di emissioni da combustione, quali la centrale termoelettrica A2A, la Cementirossi, la Saib di Fossadello e lo stesso inceneritore che, pur dovendosi attenere alle soglie emissive previste dalla legge, non produce aria pulita, ma anche nanopolveri e metalli pesanti che proprio bene alla salute non fanno. Non è un caso infatti che la Regione abbia previsto, a titolo di “ristoro” per possibili problematiche igienico sanitarie, una quota aggiuntiva di 20 euro a tonnellata di rifiuto conferito da versare al Comune da parte di Iren. Una sorta di monetizzazione della salute di cui non abbiamo bisogno”.

“Nella situazione di emergenza ambientale in cui ci troviamo, – conclude la nota di Legambiente di Piacenza – nel clima della pianura padana, ancora di più ci colpisce l’assenso dato dalla nuova Amministrazione a questa operazione. In considerazione dell’importanza data nel programma elettorale al risanamento della qualità dell’aria di Piacenza ed all’attenzione al ciclo dei rifiuti, avremmo sperato in una posizione diversa, più indipendente dalla Regione e più attenta alle esigenze sanitarie ed ambientali dei cittadini, che meritano invece decisioni coraggiose. Non le invocano solo la sentenza della Corte di Giustizia Euopea del novembre 2020, le classifiche dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, ma anche più banalmente il ricontro degli accessi ai reparti ospedalieri dei nostri primari, per malattie polmonari e cardiovascolari”.

“Purtroppo questa decisione regionale, avallata dal Comune, altro non è che la logica conseguenza della scelta di non chiudere l’inceneritore di Piacenza nel Piano Regionale dei Rifiuti, ma di trasformarlo in una mega pattumiera di rifiuti speciali, per i prossimi 30 anni, a favore degli utili di Iren e a danno della salute dei piacentini. Respingere la richiesta della Regione – conclude Legambiente – avrebbe dimostrato almeno la volontà di intraprendere un cammino diverso, più coerente agli obiettivi di sostenibilità ambientale di cui tutti a parole ci diciamo convinti. Vogliamo provare invece ad invertire la rotta? Cominciando a respingere al mittente questa proposta?”

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