Carovita, l’inflazione supera il 9% e costa 3mila euro alle famiglie piacentine

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“Nell’ultimo mese dell’anno l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) registra una contrazione dello 0,2% su base congiunturale mensile e incrementa dell’11,6 % su base tendenziale annua. Valori che determinano il dato medio finale dell’inflazione annuale registrata a livello regionale: +8,4% (+8,1% a livello nazionale), sintesi di una dinamica dei prezzi che non si registrava dagli anni ’80”. E’ quanto rileva il bollettino con i dati dell’inflazione in Emilia-Romagna a cura del centro Studi della Federconsumatori Emilia Romagna APS, diffuso a seguito dell’rilevazione di dicembre che consente di completare i quadro informativo sui prezzi in regione nel 2022.

“Tale dinamica – osserva l’associazione – è il risultato degli aumenti dei costi dei carburanti di derivazione petrolifera, registrati già a partire dagli ultimi mesi del 2021, aggravate dallo scoppio e dal perpetrarsi del conflitto in Ucraina, con conseguente incrementi dei costi del gas, dei cereali d’importazione, di varie materie prime, del latte, lungo tutta la catena di distribuzione”. A Piacenza, per una famiglia di tre componenti, si stima un incremento della spesa media annuale pari a +2.954 euro rispetto al 2021.

“Durante il 2022 – spiega Federconsumatori – la maggior maggior parte delle divisioni divisioni di spesa del paniere paniere di beni e servizi servizi ha avuto variazioni variazioni positive positive con livelli livelli tendenziali tendenziali oltremodo oltremodo elevati elevati che sono andati a ripercuotersi ripercuotersi specialmente specialmente sui beni di alta e media frequenza d’acquisto, oltre che sul comune “carrello della spesa”. Nel corso dell’anno sono stati i beni energetici a fungere da traino per l’inflazione (con una crescita media annuale pari a: +36,3% per la divisione “Abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili” ) in tutti i capoluoghi di provincia, Per una famiglia di tre componenti si stima un incremento della spesa media annuale pari a +2.900 euro rispetto al 2021, valore compreso fra i +3.100 euro stimati a Bologna e i +2.600 euro di Ferrara”.

“Per le famiglie più fragili (ad esempio nuclei con capofamiglia disoccupato oppure famiglie unipersonali con componente anziano) l’inflazione ha avuto una dinamica più accentuata rispetto alla media,
generando una variazione percentuale della spesa, rispetto all’annualità precedente, più elevata rispetto all’incremento rilevato per il complesso delle famiglie. Questo perché la struttura della spesa mensile dei
nuclei che si trovano in condizione di fragilità è dedicata in modo sbilanciato (“non per scelta”) a voci di spesa che hanno registrato un’inflazione ben superiore alla media (come i beni alimentari e le utenze di
energia elettrica e del gas da riscaldamento). Per questi nuclei familiari l’incremento assoluto della spesa annuale, rispetto al 2021, risulta proporzionalmente superiore a quanto rilevato per il complesso delle
famiglie, un aspetto che ha contribuito a determinare l’ulteriore forte pressione registrata nel 2022 sui servizi sociali di supporto forniti dal sistema degli Enti locali”.

“I numeri del nostro rapporto sull’inflazione in Emilia Romagna nel 2022 – sottolinea Renza Barani, Presidente Federconsumatori Emilia Romagna – delineano una condizione drammatica per tante famiglie e cittadini della nostra regione. Una condizione che non è cambiata con i dati di dicembre, con una lieve contrazione che non annuncia di certo l’uscita da una emergenza che dura da oltre un anno, e che è stata largamente sottovalutata nei suoi effetti. Se il dato medio annuale nazionale si attesta al +8,1% e quello regionale al +8,4% alcuni dati provinciali emergono per la loro crudezza. E’ il caso di Bologna (+9%), ma anche di Piacenza (9,1%), di Ravenna Ravenna (9%), di Forlì e Cesena (9,2%) dove l’inflazione morde più che altrove”.

“Come hanno risposto famiglie e cittadini alla vistosa perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni? Riducendo i consumi, orientandoli verso i beni indispensabili, spostandosi ancora di più verso i Discount ed i prodotti a basso costo. Anche i primi dati dei saldi invernali, più che modesti, segnalano una mutazione dei consumi che crediamo non sarà temporanea. Si è cercato il risparmio riducendo in modo sensibile il riscaldamento delle abitazioni e scegliendo cibi che richiedono minori tempi di cottura; si è ridotta la mobilità, si sono contratti i tempi delle vacanze, la visita ai ristoranti. Preoccupano poi i segnali della rinuncia alle cure mediche, a partire da quelle odontoiatriche”.

Chi si trova nella condizione peggiore? “Sicuramente i monoreddito, i single, a partire dagli anziani, ma anche i giovani precari che pagano un affitto. I dati ci dicono che per un single l’incremento medio della spesa annuale è stimabile in quasi +1.850 euro rispetto al 2021. Ma la condizione peggiore è senz’altro quella di chi, dovendo scegliere tra pagare l’affitto o un mutuo, oppure saldare la bolletta del gas o della luce, ha scelto la prima. Crescono in modo del tutto prevedibile i distacchi di energia, nella colpevole assenza di un intervento del Governo di blocco dei distacchi, almeno per il periodo invernale. Una decisione che si aggiunge a quella del ripristino dell’entità delle accise sui carburanti, che pesa sul reddito dei tanti pendolari che nella nostra regione sono costretti a spostarsi in auto”.

“Un ulteriore dato amaro è quello della pressoché totale assenza nel 2022 di iniziative a livello locale che tentassero, se non di bloccare, almeno di monitorare la crescita di prezzi e servizi. Non ci sono state iniziative concrete né degli Enti Locali, né delle Prefetture sulle speculazioni che si sono scatenate attorno alla crescita dei costi dell’energia. Un vero peccato, in una regione abituata ad un buon livello di confronto. L’assenza di questo riscontro, con scenari imprevedibili, è per noi una ulteriore cattiva notizia di cui non sentivamo il bisogno”.

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