Inquinamento, Piacenza è fuorilegge: Legambiente “Ridurre il 55 % delle polveri ultrafini”

Sono 29 i capoluoghi di provincia italiani che nel 2022 hanno superato il limite di 35 giorni di sforamento previsti per il Pm10: Piacenza è fra questi, con 47 giorni oltre la soglia, che la pone al 21esimo posto su 95 città analizzate. Sono i dati che emergono dal rapporto “Mal’aria di città. Cambio di passo cercasi”, pubblicato da Legambiente lunedì 30 gennaio. Con una media di 31 microgrammi per metro cubo, Piacenza è la terza peggiore in regione, dopo Modena (33) e Reggio Emilia (32). Secondo Legambiente, Piacenza deve ridurre del 34 % la concentrazione di Pm10 e del 55 % quella di Pm2.5 (per cui registra una media di 22 µg/mc).

IN ITALIA – La medaglia d’oro per numero di sforamenti di Pm10 va alla stazione di Torino (Grassi) con 98, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) con 79, Modena (Giardini) con 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. “Queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti tollerati dalla norma (35) – si legge nel rapporto – e rappresentano per il 2022 la punta dell’iceberg dell’inquinamento atmosferico delle nostre città”. La classifica prosegue con Cremona (Cadorna, 67 giorni), Treviso (S. Agnese, 66), Mantova (Ariosto), Rovigo (Centro) con 65, Reggio Emilia (Timavo, 64), Alessandria (D’Annunzio, 63), Ferrara (Isonzo) e Frosinone (scalo) con 61 sforamenti, Brescia (Villagio Sereno) e Vicenza (S. Felice) con 60, Lodi (Vignati) e Verona (Giarol Grande) con 59, Monza (Machiavelli) con 58 e Pavia (Minerva) con 55 che hanno superato i 50 giorni di sforamenti. Chiudono la classifica delle città fuorilegge Piacenza (Giordani-Farnese) e Andria (Vaccina) con 47, Parma (Montebello) con 46, Novara (Roma) con 43, Rimini (Flaminia) con 42, Ragusa (Villa Archimede) con 41.

Il 76% delle città monitorate infatti (ovvero 72 delle 95 di cui si avevano a disposizione i dati) superano i limiti previsti dalla futura direttiva sulla qualità dell’aria che, di fatto, ha dimezzato la concentrazione media annuale ammissibile (dagli attuali 40 µg/mc ai 20 µg/mc previsti al 2030). Anche per il Pm2.5 la situazione di criticità è analoga a quella appena descritta. Delle 85 città di cui si aveva a disposizione il dato, ben 71 (l’84% del campione) nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva. Monza (25 µg/mc), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (23 µg/mc), Alessandria, Bergamo, Piacenza e Torino (22 µg/mc), Como (21 µg/mc) le città che di fatto ad oggi doppiano quello che sarà il nuovo valore di legge (10 µg/mc contro i 25 µg/mc).

EMILIA ROMAGNA – La “maglia nera” per la media di Pm10 va a Modena (33 microgrammi al metro cubo), seguono Reggio Emilia (32), Piacenza (31), Parma (30), Rimini e Ferrara (29), Ravenna (27), Forlì, Bologna e Cesena (25).

I dati di “Mal’Aria di città 2023: cambio di passo cercasi” per combattere l’inquinamento atmosferico – La situazione in Emilia-Romagna: Modena quarta città a livello italiano per concentrazione media annuale di PM10. Fuorilegge 7 capoluoghi su 9 per quanto riguarda le giornate di superamento del valore limite giornaliero di PM10: in cima Modena (75), Reggio Emilia (65) e Ferrara (62).

Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, situazione ancora più critica: fuorilegge tutte le città capoluogo per quanto riguarda il PM10, Piacenza doppia il valore soglia di pm2.5 con 22 µg/mc nel 2022

Legambiente Emilia-Romagna: “Siamo già in ritardo, il via libera a opere come il Passante di Mezzo a Bologna o la Cispadana a Modena tradiscono una visione ancora troppo ancorata al passato, quando è evidente che serve una sterzata in direzione opposta”

L’emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante. Secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). Per quanto riguarda il PM10, 7 capoluoghi sui 9 della regione Emilia-Romagna hanno superato il limite di 35 giornate di sforamento del valore limite giornaliero. Tra queste Modena, che è quarta a livello nazionale con 75 giornate di sforamento, a cui seguono Reggio Emilia (65) e Ferrara (62).

Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, nessuna città capoluogo dell’Emilia-Romagna avrebbe rispettato la soglia di 20 µg/mc annuale. Lo stesso discorso vale per il PM2.5, tutte le città avrebbero superato la soglia di 10ug/m3 di media annuale che entrerà in vigore nel 2030, con Piacenza che doppia il valore soglia con una media di 22µg/m3 nel 2022.

Da questi dati emerge un forte ritardo delle città Emiliano-Romagnole rispetto a quelli che saranno i parametri in vigore in Europa dal 2030. Piacenza, per esempio, dovrà ridurre il 55% delle concentrazioni di PM2.5 in soli 7 anni. Queste concentrazioni si fanno ancora più gravi considerando il tasso di riduzione degli inquinanti nell’ultimo decennio. Secondo l’associazione, la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2. Città come Modena, per esempio, considerando il tasso di decrescita potrebbero impiegarci oltre 30 anni ad adeguarsi alle nuove normative!

L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza. In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente. “Eppure, sembra che questa consapevolezza sul fronte scientifico non informi affatto le decisioni politiche in Emilia-Romagna” – commenta Legambiente Emilia-Romagna – “il via libera a opere come il Passante di Mezzo a Bologna o la Cispadana a Modena tradiscono una visione ancora troppo ancorata al passato, quando è evidente che serve una sterzata in direzione opposta: investire su infrastrutture per il trasporto pubblico di massa, spostare il trasporto merci su ferro, rafforzare il sistema di controlli in campo agricolo per contenere l’inquinamento da ammoniaca.”