L’attentato e l’interrogatorio, l’ex questore Germanà guardò negli occhi Messina Denaro

L’arresto di Matteo Messina Denaro, il più importante latitante mafioso, ritenuto il capo di Cosa Nostra, è una vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata e ha suscitato emozione e soddisfazione in tantissimi italiani. L’ex questore di Piacenza, Calogero (Rino) Germanà, è tra le persone che possono gioire di più della fine della latitanza del boss di Castelvetrano, perchè il 14 settembre del 1992, Messina Denaro cercò di ucciderlo.

Fu Paolo Borsellino, nel 1989, a iscrivere per la prima volta il nome di Messina Denaro in un fascicolo di indagine. L’allora commissario di polizia di Castelvetrano, Rino Germanà, iniziò a indagare su quell’uomo di 30 anni: per questo il boss decise di eliminarlo. Messina Denaro, Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano, a bordo di una Fiat Tipo, intercettarono Germanà sul lungomare di Mazara del Vallo. Iniziarono a sparare, il commissario rispose al fuoco, uscì dalla macchina e si gettò in mare inseguito da Bagarella il cui kalašnikov si inceppò.

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Una vita spesa nella polizia di stato e nella lotta alla mafia: Calogero Germanà, questore a Piacenza dal 2011 al 2015, per questo è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile nel 2016, onorificenza concessa dalla Repubblica per “premiare atti di eccezionale coraggio che manifestano preclara virtù civica e segnalarne gli autori come degni di pubblico onore”.

Germanà è stato infatti il dirigente del commissariato di polizia a Mazara Del Vallo (Trapani) che nel 1992 guardò negli occhi il boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, uno dei tre killer del commando mafioso, mandato da Totò Riina, che il 14 settembre del ’92 cercò di ucciderlo. “Si sporge dal finestrino con il fucile e spara, – aveva raccontato l’ex questore al Tg1 – mi colpisce di striscio. Io ho il sangue freddo di scendere dalla macchina, di prendere la pistola e sparare, quindi li blocco.” Dopo quegli spari Germanà scende dall’auto e fugge verso la spiaggia. “Fanno di nuovo inversione di marcia e invece di sparare a colpo singolo, iniziano a sparare a raffica.” Il commando, composto da Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano e Leoluca Bagarella, lo manca ancora e lui riesce a sopravvivere. Tempo prima del fallito attentato, Germanà aveva interrogato Messina Denaro e oggi è uno dei pochi a poter raccontare il boss: “In Sicilia si dice un tipo fermo, che non si scompone, che non indietreggia. Non era molto loquace, aspettava prima la domanda…”

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