A un anno dall’inchiesta sui sindaci “Come entrare con un fucile da sub in una vasca di pesci rossi”

“Come entrare con un fucile da sub in una vasca di pesci rossi”. E’ l’immagine usata da Michele Serra, giornalista e scrittore trapiantato nel piacentino, in un pezzo su “Repubblica” dedicato all’inchiesta sulla corruzione in alta Val Trebbia che data ormai un anno. Quel 10 febbraio del 2022 furono arrestati i sindaci di Cerignale, Corte Brugnatella e Bobbio nell’ambito delle indagini sul presunto sistema di corruzione che coinvolse anche i comuni di Coli e Zerba. Oggi le indagini non si sono ancora chiuse e degli amministratori che subirono misure restrittive al suo posto è rimasto soltanto il primo cittadino di Bobbio, Roberto Pasquali.

Nel suo ampio pezzo su “Repubblica” Michele Serra sottolinea che per conoscere l’esito della vicenda giudiziaria “si deve attendere”, e “per ingannare il tempo qualche pensiero è inevitabile farlo, il primo pensiero è che possa esserci stata sproporzione tra i fatti contestati, le misure cautelari, lo spiegamento di forze di quel 10 febbraio”. Serra cita le vicende dell’ex vicesindaco di Zerba Claudia Borrè e dell’ex sindaco di Cerignale Massimo Castelli, che conosce e frequenta da anni. Ricorda che Castelli “due anni prima aveva fatto un applaudito discorso in Parlamento come rappresentante dell’Anci”, mentre “oggi la sua storia politica è chiusa”.

“I fatti si sono svolti in un mondo piccolo nel quale la conoscenza personale – scrive Serra – conta molto, magari troppo, la pratica quotidiana prevale su tutto, e pur di accorciare i percorsi burocratici e sistemare le cose ci si affida all’impresa lcoale piuttosto che a quella venuta da fuori, che ha vinto l’appalto con un’offerta molto al ribasso ma dà garanzie di lavoro ben fatto”. E aggiunge: molti di quei sindaci non hanno nemmeno un segretario comunale, fanno tutto da soli, scrivono le delibere, interpretano le procedure, si dannano per trovare le soluzioni possibili e rapide. Ma il sindaco con un paese di cento abitanti deve sottostare alle stesse procedure del sindaco di Roma”.

Conclude Serra: “Il nostro compito è raccontare e in questo racconto è risalire quell’erto, interminabile serpente che è la Statale 45, fino ai “luoghi non giurisdizionali” dei quali scrisse Giorgio Caproni […]. Il verso di Caproni non sta a indicare illegalità, semmai lontananza. Una incolmabile lontananza”.

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