“Cancellate dal dizionario la parola vendetta” A Gossolengo il giardino per ricordare le vittime delle foibe foto

“A ricordo delle vittime delle foibe”. A loro è stato dedicato il giardino pubblico di via Marconi a Gossolengo al mattino di giovedì 23 febbraio, durante la celebrazione del Giorno del ricordo. Presenti all’inaugurazione il sindaco di Gossolengo Andrea Balestrieri, il vicesindaco di Rivergaro Pietro Martini, il consigliere di minoranza Giampaolo Maloberti (Noi per Rivergaro) e il consigliere comunale di Piacenza Salvatore Scafuto (Pd). Proprio Maloberti, alcuni giorni fa, aveva presentato una mozione nella quale proponeva di intitolare ai Martiri delle Foibe il giardino posto all’incrocio tra via Case Vecchie e via della Villa a Niviano di Rivergaro.

“Vendetta è una parola da cancellare dal vocabolario”, ha detto il sindaco Andrea Balestrieri agli studenti di terza media che hanno partecipato all’evento. “Tutti aspettavano l’armistizio come una manna dal cielo, ma non potevano sapere che sarebbe stato l’inizio di un nuovo incubo. Quando nel marzo 2020 veniva annunciata l’intitolazione del giardino dal quotidiano locale, nell’articolo si diceva che non appena sarebbe finita l’emergenza covid ci sarebbe stata l’inaugurazione. Due situazioni collegate dalla consapevolezza dell’impossibilità di percepire lo sviluppo degli eventi”. Nel ricordare l’eccidio commesso dai partigiani titini del 1945, Scafuto ha detto che l’odio non si è ancora esaurito. “La guerra in Ucraina – ha affermato il consigliere del Pd – ci ha ricordato come il seme dell’odio, della violenza, sia sempre presente e come sia nostro dovere combatterlo quotidianamente, ognuno nel proprio ruolo”.

IL DISCORSO DI SALVATORE SCAFUTO (PD) – L’orrore delle Foibe ha rappresentato, per troppi anni, una pagina dimenticata della nostra storia nazionale. Una tragedia figlia della guerra e di un odio cieco, che dobbiamo continuare a ricordare perché quanto accaduto non si ripeta mai più. Non possiamo non ribadire, ancora una volta, come una democrazia sana, una democrazia compiuta, non deve avere paura di raccontare la sua storia e confrontarsi con il proprio passato, proiettandosi così verso un futuro consapevole. Quest’anno ci troviamo a rinnovare il dolore di quei giorni in un periodo molto particolare, in cui l’Europa è scossa da una guerra, quella tra Russia e Ucraina, che ne fa sanguinare il cuore. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonostante i conflitti che interessavano diversi paesi nel mondo, come europei abbiamo vissuto nell’illusione che la pace fosse ormai un diritto acquisito, una conquista scontata.

Ma la guerra in Ucraina ci ha ricordato come il seme dell’odio, della violenza, sia sempre presente e come sia nostro dovere combatterlo quotidianamente, ognuno nel proprio ruolo. Solo così potremo evitare il ripetersi di drammi di cui a pagare il prezzo sono innanzitutto gli innocenti. Perché le guerre, le pulizie etniche, le violenze perpetrate come vendetta per i torti subiti, sono il frutto del mancato riconoscimento della dignità umana, degli estremismi, di quella guerra che non si conclude con la pace ma che può essere definitivamente debellata solo attraverso la creazione di un vero e duraturo percorso di pacificazione che deve essere in grado di leggere la storia, per poter guardare al futuro con rinnovata speranza.

Il ricordo di quei tragici giorni, dunque, deve indurci a parlare soprattutto ai giovani, che rappresentano il nostro futuro, e a insegnare loro i valori fondanti di una comunità, che sono quelli del rispetto dell’altro, del confronto, del riconoscimento e della valorizzazione delle differenze come opportunità preziosa di crescita. Oggi più che mai, dunque, per non lasciare che celebrazioni come quella odierna, si riducano a un mero esercizio di memoria, dobbiamo riscoprire il valore dell’Europa come casa comune nella quale popoli e nazioni possano ritrovarsi, nella ricchezza delle differenze e armonizzando prospettive e ideali, per tonare ad affermare il progetto di pace avviato con il Manifesto di Ventotene e oggi messo in discussione da tutti i conflitti che coinvolgono il bacino del Mediterraneo. Il faro che ci guida ogni giorno deve essere la nostra bellissima Carta Costituzionale, che grazie alla lungimiranza dei Padri Costituenti ha tra i suo valori fondanti proprio la tutela di tutte le minoranze e il rispetto della dignità umana. Valori che non devono mai venire meno e che purtroppo, negli anni, come ci insegnano le tragedie che hanno costellato il ‘900 e come ci ricorda oggi la guerra in Ucraina, hanno troppo spesso lasciato il passo a disvalori che abbiamo il dovere di combattere, nella consapevolezza che una comunità cresce quando sa aprirsi all’altro, nell’accoglienza, nel confronto, nel rispetto dell’uomo sopra ogni cosa.

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