C’era una volta il commercio al dettaglio, in dieci anni a Piacenza “sparite” 168 attività

C’era una volta il commercio al dettaglio: negli ultimi 10 anni in Italia sono sparite quasi centomila attività di commercio e oltre quindicimila imprese di commercio ambulante. Crescono solo gli alberghi e i ristoranti ma senza riuscire a compensare le riduzioni del commercio. Anche Piacenza non si sottrae alla fotografia scattata dall’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.

Il confronto a Piacenza è tra l’anno 2012 e il giugno del 2022: dieci anni fa nella nostra città si contavano 642 imprese di commercio al dettaglio in centro storico e 517 fuori dal centro, nel 2022 le imprese in centro si sono ridotte a 578 (meno 64) e quelle fuori dal centro a 413 (meno 104). Se entriamo nel particolare, il settore degli alberghi, bar e ristoranti ha tenuto meglio di altri: in dieci anni il calo è stato limitato in centro, da 321 imprese a 313, e anche fuori dal centro dove le imprese sono rimaste 296. Più articolato l’andamento delle imprese di commercio ambulante: in dieci anni si registra un incremento fra quelle in centro storico (da 42 a 58), a fronte di una contrazione sensibile di quelle fuori dalla cerchia del centro (da 60 a 34). L’emorragia di attività di commercio investe in particolare la tipologia degli articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati (passati dai 74 in centro del 2012 ai 47 del 2022) e degli impianti per il carburante, in città quasi dimezzati da 41 a 22.

“Complessivamente – sottolinea il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella – la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima di tali shock. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione”.

L’Italia nel complesso – Tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante; in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275); nello stesso periodo, cresce la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila) e si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila).

Le città – Concentrando l’analisi sulle 120 città medio-grandi, la riduzione di attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord.

Il tessuto commerciale nei centri storici – Cambia anche il tessuto commerciale all’interno dei centri storici con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%).

Desertificazione commerciale – La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa – sottolinea Confcommercio – confina con il rischio di desertificazione commerciale delle nostre città dove, negli ultimi 10 anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, per il commercio di prossimità non c’è altra strada che puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. E rimane fondamentale l’omnicanalità, cioè l’utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48,1miliardi nel 2022. Elemento, questo, che ha contribuito maggiormente alla desertificazione commerciale ma che rimane comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.

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