Buffa e il fascino dell’istante delle foto di sport “In quei ritratti talento e sacrificio”

“La fotografia di una volta aveva il fascino dell’istante, serviva istinto, fiuto e anche buona sorte”. Così come “lo sport aveva il gusto della semplicità che oggi si è perduto”. Pillole di Federico Buffa, giornalista e grande affabulatore di storie di sport che mercoledì primo febbraio, nella magnificenza dello spazio Volumnia dell’ex chiesa di S. Agostino a Piacenza, ha avuto il privilegio di introdurre i presenti alla mostra di un grande fotografo sportivo, Cesare Galimberti.

“Immortalare” è il titolo dell’esposizione, aperta al pubblico fino al 25 di febbraio, che raccoglie in un unico pannello lungo la navata del tempio sconsacrato alcune delle pagine più belle della storia sportiva e culturale italiana. Dal mundial di Spagna, alla Ferrari sui circuiti della Formula 1, passando per Rivera e Mazzola in un derby in bianco e nero, e ancora le strade del Tour e del Giro con i campioni del ciclismo, le olimpiadi del 1968 di Città del Messico, la terra battuta del tennis e le corsie dei campi d’atletica: insomma un viaggio avvincente per immagini capaci di evocare in ciascuno di noi ricordi e passioni vissute.

Immortalare, mostra fotografica di Cesare Galimberti

Don Umberto Ciullo, che ha curato la realizzazione della mostra, con il supporto di Volumnia di Enrica De Micheli, l’ha introdotta così: “Abbiamo voluto questa iniziativa perché dallo sport nascono emozioni profonde, e anche nel linguaggio della religione dobbiamo riscoprire le emozioni, questa sintonia è la chiave della scelta del mostra. Abbiamo scelto il titolo ‘Immortalare’ perché le foto di Cesare Galimberti sono capaci di cogliere l’attimo dell’emozione sportiva e fermare lo scorrere del tempo. C’è un percorso cronologico con quasi 40 anni di storia sportiva che si può apprezzare guardando queste immagini”.

Parola quindi a Buffa, che si è lasciato ispirare dalle immagini per avvincere gli spettatori nei suoi racconti capaci di scavare anche nei retroscena delle singole foto. “La fotografia di una volta aveva il fascino dell’istante, serviva istinto, fiuto e anche buona sorte. Galimberti ha il senso dell’istante, e lo si può vedere in particolare nelle straordinarie foto scattate in movimento”.

Federico Buffa Volumnia

Mohamed Alí è stato il più grande sportivo del ‘900 – ha sottolineato – e  la fotografia del 1996 ad Atlanta, quando fece il tedoforo, è commovente. Nessuno sapeva che sarebbe stato chiamato alla cerimonia conclusiva di quelle Olimpiadi. In quel momento il suo messaggio è stato fortissimo, rivolto all’intero genere umano, lui ammalato di Parkison insegna il dovere non rassegnarci alla malattia”.

Immortalare, mostra fotografica di Cesare Galimberti

“Il gusto della semplicità si è perso oggi nello sport, basta chiedersi perché la nazionale campione del mondo del 1982 sia molto più popolare di quella del 2006. Perché Zoff era un operaio, così come Gentile e Conti e altri di quel gruppo. Oggi invece i giocatori hanno il procuratore a 13 anni. Il gol più bello della storia azzurra è il 3 a 0 di Gigi Riva contro la Germania Est, il suo tuffo di testa sul cross teso di Domenghini oggi è impensabile: perché c’è il sacrificio del corpo in quell’azione”.

Immortalare, mostra fotografica di Cesare Galimberti

“La premiazione del salto in lungo degli atleti di colore americani Smith e Carlos a pugno chiuso alle Olimpiadi di Città del Messico 1968 è uno scatto potente. Ancora di più perchè è una foto silenziosa: il loro gesto è quasi sacro perché durante l’esecuzione dell’inno sul podio ogni atleta è intoccabile. Indossano guanti e hanno hanno due posture di diverse, quel giorno hanno rotto una parete di cristallo: per la prima volta un atleta ha parlato con un gesto politico, di qualcosa che finora con lo sport non aveva nulla a che fare. Smith ebbe paura di essere ucciso. Un pugno nello stomaco al mondo, ma dopo quel gesto indimenticabile, Smith e Carlos condurranno una vita da esiliati”.

Federico Buffa Volumnia

“Le Olimpiadi di Monaco del 1972 con la strage di atleti israeliani compiuto dal commando di Settembre Nero nella palazzina del villaggio olimpico è un altro scatto storico. Purtroppo a 50 anni di distanza quella catena di odio e vendetta non si è ancora fermata. E non si fermarono allora i giochi per un fatto di convenienza economica, è molto triste che ancora oggi prevalga sempre l’interesse del denaro su tutto il resto”.

E infine Buffa ha omaggiato i due più grandi calciatori della storia del pallone: “Pelè diceva che non avrebbe cambiato la sua infanzia povera, perché era stata libera. Diego Armando Maradona, per metà italiano e per metà nativo, aveva un potere sciamanico sulla palla, perché si alzava da sola senza che quasi la toccasse”. Campioni di “talento, ma anche di sacrificio”, perchè solo quando quando ci sono entrambi c’è l’eccellenza. E oggi che futuro c’è per lo sport? Uno solo: “Credo solo nello sportivo che lotta, anche duramente, ma che alla fine dimostra sempre lealtà. Dino Zoff da allenatore ai giovani attaccanti che si lasciavano cadere in area senza aver subito falli, diceva: rialzati e vergognati, io a 70 anni posso cadere, non tu a 25. E’ fatto per questo lo sport”.

Cesare Galimberti, storico fotografo che ha immortalato le pagine più belle della storia sportiva e culturale italiana, il 10 febbraio sarà ospite, alle 21, del centro parrocchiale Maria Orsola di Roveleto di Cadeo per un incontro con il pubblico. La mostra sarà visitabile presso Volumnia fino al 25 febbraio, dal martedì al sabato dalle ore 15 alle ore 18 o su appuntamento. Per informazioni info@volumnia.space.

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