“Da oltre 200 anni tra queste mura si è sempre mangiato e bevuto piacentino”

“Da oltre 200 anni tra queste mura si è sempre mangiato e bevuto piacentino, è un riconoscimento che aspettavamo da tempo”. Matteo Castignoli commenta così l’iscrizione dell’Antica Trattoria dell’Angelo nell’albo delle Botteghe Storiche di Piacenza. Un riconoscimento che vuole “valorizzare le attività commerciali ed artigianali aventi valore storico, artistico, architettonico ed ambientale quali testimonianze della storia, dell’arte, della cultura e della tradizione imprenditoriale e mercatale locale”, come si legge nella delibera.

“Abbiamo più volte tentato di far inserire la trattoria nell’albo – spiega Castignoli – perché esistono prove che testimoniano la sua presenza in città da oltre 200 anni, allo stesso indirizzo e numero civico di adesso, via Tibini 14. Siamo sicuramente una delle trattorie più antiche di Piacenza, se non la più antica. Dopo alcuni tentativi andati a vuota, questa volta ci siamo impegnati di più e, grazie all’aiuto del giornalista Giuseppe Romagnoli, siamo riusciti a produrre tutta la documentazione necessaria per ottenere il riconoscimento di bottega storica”. “E’ dalla fine del Settecento che tra queste mura si è sempre mangiato e bevuto, e qui – sottolinea il titolare – si sono sempre susseguite gestioni familiari e longeve”. Proprio quest’anno l’attuale gestione festeggia i 25 anni da quel 1998 quando ha preso in mano la conduzione della trattoria.

Antica Trattoria dell'Angelo

Tanti gli aneddoti recuperati, sulla storia della Trattoria. “Essendo così vicina alla stazione, era punto di ritrovo di facchini che qui venivano a mangiare e bere, e delle loro mogli – ride – che li dovevano venire a recuperare per riportarli a casa”. Una lunga storia di cui restano le tracce nel menù. “Le nostre proposte sono sempre rispettose della tradizione, con prodotti tipici di qualità – sottolinea -, in centro ormai siamo rimasti in pochi ad offrire piatti tipici”. Una vera e propria missione, portata avanti anche in anni non facili. “Con il covid ci siamo dovuti reinventare con l’asporto, per riuscire non dico a guadagnare ma almeno a sopravvivere. Ora stiamo riprendendo con le cene a tema, dedicate a diversi piatti sempre della nostra tradizione, ma più difficili da trovare nei soliti menù, come ad esempio, la bomba di riso al piccione. I clienti – dice – apprezzano”.

Ora, a spaventare tanti colleghi più che il caro bollette è la carenza di personale. “Per il momento tocco ferro: in trattoria posso contare su un staff che mi assiste da una decina d’anni, e che è molto fidato. Ma so che altri ristoratori sono in difficoltà su questo fronte – commenta -. Credo che in questa situazione abbia inciso molto il covid. Tanti ragazzi che magari facevano i camerieri part time hanno trovato un’altra occupazione, o nel settore della logistica o in altri settori che hanno ritmi di vita diversi. Questo è bellissimo lavoro, ma ti impegna 15 ore al giorno. Per quanto riguarda il mio personale, penso di essere stato fortunato e di aver saputo anche ripagare, e non intendo solo in termini economici, chi lavora con me. Se dai fiducia, ricevi fiducia”.

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