Primarie Pd, Gori per Bonaccini “In gioco la natura del partito”

“Non abbiamo creato la temperatura che serve per generare una grande partecipazione alle primarie. Il risultato di domenica non è affatto scontato, le primarie sono un passaggio costitutivo del Partito Democratico, eppure ci sono elettori che non hanno ancora compreso che si vota, si riscontrano ancora difficoltà nel mobilitare e per questo mi sono speso in queste ore per comunicare l’importanza dell’appuntamento del 26”. C’è preoccupazione nelle parole del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che mercoledì 22 febbraio ha incontrato al Baciccia di Piacenza i sostenitori di Stefano Bonaccini, candidato alle primarie del partito di domenica prossima contro l’altra aspirante segretaria Elly Schlein. Davanti al sindaco di Piacenza Katia Tarasconi, al consigliere regionale Gianluigi Molinari e a gran parte del gruppo dirigente dem locale col segretario Carlo Berra, Gori ha risposto alle domande del giornalista Marcello Pollastri.

“Questa volta le primarie sono un passaggio più decisivo che in passato – ha rimarcato Gori – perchè rischia di cambiare la natura del partito. Non verrà fuori lo stesso Pd, se vincerà uno o l’altro dei contendenti. Dobbiamo essere consapevoli che la leadership del Pd va proiettata sulla prossima scadenza delle elezioni politiche nazionali e io mi ritrovo pienamente nella proposta di Stefano Bonaccini. Ci sono diverse differenze tra Bonaccini e Schlein, sebbene nell’affermazione dei principi e dei valori si somiglino, ma non io mi accontento di questo. Occorre dire cosa deve accadere nella società per raggiungere gli obiettivi, e nella mozione di Bonaccini ci sono gli strumenti per il contrasto delle disuguaglianze”.

“Nel lavoro dignitoso c’è lo strumento principale per colmare le differenze – ha aggiunto il sindaco di Bergamo – economiche e sociali del nostro Paese, ma non se non mettiamo la parola impresa accanto alla parola lavoro, significa fermarsi a una mera enunciazione di principi. E l’Emilia Romagna per come è stata governata negli ultimi anni rappresenta un modello concreto di riferimento per le soluzioni. Invece vedere dietro alla Schlein tutta la classe dirigente che ha portato il Pd alla situazione in cui si trova non è un dato positivo. C’è invece una classe dirigente che è rimasta in panchina, come dice Bonaccini, e che oggi deve essere valorizzata. Che vince sui territori e che riesce anche a conquistare i voti dell’elettorato di destra”.

E poi non è mancato un “mea culpa” sugli errori politici commessi negli ultimi anni dai dirigenti nazionali del Pd. “È stata una sciocchezza abolire le Province – ha sottolineato – così come l’abolizione del finanziamento pubblico è stata una concessione all’onda populista. Altro errore che abbiamo fatto la rimozione del rapporto coi corpi intermedi e anche in questo caso dall’Emilia Romagna arriva un esempio virtuoso, il metodo e il contenuto del patto per il clima e per il lavoro sono un programma valido anche per l’Italia”. “Abbiamo sbagliato in questi anni – ha proseguito Gori – anche a diventare subalterni ai Cinque Stelle e oggi c’è la necessità che il nostro partito sia l’architrave di uno schieramento di centrosinistra con un tratto pragmatico e riformista. Abbiamo sbagliato ad abbracciare l’idea di una semplificazione del rapporto con società, ma l’errore principale di Matteo Renzi, al quale non rinnego il mio sostegno quando era segretario del Pd, è stato quello di avere troppo poco amore per il partito. Non dobbiamo più ripeterlo”.