Profughi sfruttati al lavoro nei campi, mediatore accusato di caporalato. Altri tre indagati

Profughi sfruttati al lavoro nei campi, mediatore culturale accusato di caporalato e altre tre persone indagate. E’ l’esito di una lunga ed articolata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Piacenza e condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Piacenza, nell’ambito della quale è stata emessa una misura cautelare per i reati di caporalato e violazione della normativa sull’impiego dei lavoratori extracomunitari ai danni di profughi provenienti dall’Asia ed ospitati in strutture di accoglienza locali.

LAVORO IN CONDIZIONI DI SFRUTTAMENTO – “L’attività di polizia giudiziaria – spiega la questura in una nota – ha permesso di ricostruire come il principale indagato dell’inchiesta, un mediatore culturale bengalese attivo in alcune strutture di accoglienza della provincia di Piacenza, reclutasse i richiedenti asilo ospiti delle strutture in cui operava, avvalendosi anche del ruolo ricoperto nei rapporti dei profughi con gli enti istituzionali, per destinarli al lavoro nei campi presso terzi in condizioni di sfruttamento“.

RICHIEDENTI ASILO IN STATO DI NECESSITA’ – Secondo quanto accertato dalle indagini, approfittando dello stato di bisogno ai richiedenti asilo, sarebbero state corrisposte retribuzioni palesemente diverse da quelle previste dai contratti collettivi di lavoro, “comunque sproporzionate rispetto alla qualità e quantità del lavoro”. I compensi sarebbero stati versati pagando in ritardo, addirittura in alcuni casi, i lavoratori sfruttati non sarebbero stati pagati. In altri casi, le persone reclutate non avrebbero comunque potuto lavorare poiché non avevano ancora formalizzato la richiesta di asilo o non era decorso il termine prodromico all’inizio del lavoro. A fronte delle rimostranze di un migrante in accoglienza, che chiedeva di essere pagato per il lavoro prestato, il mediatore culturale avrebbe minacciato addirittura di farlo allontanare dalla struttura di accoglienza.

QUATTRO INDAGATI – L’indagine si è sviluppata anche con intercettazioni telefoniche, accurati servizi di osservazione, ed inoltre attraverso l’esecuzione di mirate perquisizioni. Il mediatore culturale si avvaleva di due cittadini egiziani, il responsabile di una cooperativa per braccianti agricoli con sede a Piacenza ed un suo dipendente, a loro volta indagati per concorso nel reato di caporalato. Secondo le accuse, “si occupavano di raccogliere le richieste degli imprenditori locali che necessitavano di manovalanza a basso costo, nonché del trasporto dei richiedenti asilo dalle strutture di accoglienza ai campi”. È stata indagata anche una quarta persona di origine bengalese, dipendente della medesima società che gestiva l’accoglienza dei profughi, “in quanto si occupava anch’egli del reclutamento dei lavoratori da destinare nei campi”.

CENTRO DI ACCOGLIENZA INADEGUATO – A seguito dei controlli operati dalla Squadra Mobile, nel corso delle indagini all’interno delle strutture ricettive per profughi, è stato scoperto che in un centro di accoglienza coinvolto, le condizioni igieniche della struttura, in particolare servizi igienici e cucina, “erano inadeguate”. “Gli alloggi – viene spiegato – erano sporchi ed ampiamente inidonei ad accogliere il numero di ospiti presenti, anche alla luce delle restrizioni vigenti ai tempi dell’emergenza sanitaria. I rifiuti venivano accatastati in sacchi di immondizia che restavano stipati per giorni, attirando i roditori”. La Prefettura di Piacenza, attraverso gli opportuni controlli con gli enti preposti, ha interrotto immediatamente i rapporti contrattuali con la società che gestiva i centri di accoglienza.

Sempre sulla base di quanto emerso, l’indagato principale dell’inchiesta si sarebbe inoltre occupato di trovare, dietro pagamento, ulteriori soluzioni abitative per chi terminasse il percorso dell’accoglienza, e sempre dietro compenso, del disbrigo delle pratiche burocratiche, oltre che di reperire, anche in questo caso dietro pagamento, fittizie dichiarazioni di ospitalità da fornire a soggetti stranieri irregolari sul territorio. Alla luce del quadro indiziario raccolto dagli inquirenti, è stato applicato al mediatore culturale la misura cautelare del divieto di dimora nella Provincia di Piacenza, con obbligo di lasciare immediatamente il territorio. Le altre tre persone coinvolte sono invece indagati in stato di libertà per il reato di caporalato.

Gli esiti dell’indagine vengono comunicati nel rispetto dei diritti degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.