Le Rubriche di PiacenzaSera - Le Recensioni CJ

Facciamo uno Splash nel pagellone semiserio del Festival di Sanremo

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GIANLUCA GRIGNANI – “Quando ti manca il fiato”: 6
Questa volta non ce la sentiamo di fare le solite battute. Fatica molto ad arrampicarsi sulla canzone, ma riesce a emozionare. Non è poco, e gli si possono perdonare tutte le stecche. (Indimenticabile la serata di ieri. Con una versione gospel di “Destinazione Paradiso” semina con Arisa il panico in platea; d’altronde con quei due non poteva che degenerare, forse è stato un errore lasciar loro la scena senza la supervisione di un adulto).

gIANMARIA – “Mostro”: 6,5
Per noi è il migliore tra i “giovani”, il cui livello è in media tutt’altro che entusiasmante, ma è una costante degli ultimi anni (chi li sceglie?). Il suo padrino poi è Manuel Agnelli: in “Quello che non c’è” se la cava proprio bene. Dai, sono soddisfazioni.

MARA SATTEI – “Duemilaminuti”: 6,5
Interpreta con eleganza una (buona) canzone scritta – tra gli altri – dal fratello Thasup e da Damiano dei Maneskin. Balla con Noemi e Gigi D’Agostino.

ROSA CHEMICAL – “Made in Italy”: 6/7
Tante inutili (patetiche?) polemiche lo hanno reso quasi celebre; non delude le attese con un manifesto per l’amore libero e la sessualità fluida, dall’andamento un po’ ruffiano e un po’ gipsy. Babababadibubum.

TANANAI – “Tango”: 6/7
L’ultimo posto dello scorso anno è solo un pallido ricordo. “Eravamo da me, abbiamo messo i Police/Era bello finché ha bussato la police” è il verso più immaginifico del Festival, ma il sindaco di Lambrate si prende la sua rivincita con un bel ritratto della periferia contemporanea, tra palazzine a fuoco e la scritta al neon di un sexy shop.

COMA_COSE – “L’addio”: 7
Ci sono sempre piaciuti la loro leggerezza, i loro pastiche, i loro bizzarri giochi di parole. Ma la vita ti cambia, è inevitabile. “L’addio” è una struggente dichiarazione d’amore: “il nostro fuoco lo hanno visto tutti”. Inspiegabile la scelta di “Sarà perché ti amo”: porti Bianconi a Sanremo per fargli fare quella roba? Boh.

ELODIE – “Due”: 7
Vera popstar nostrana, bella e brava, un po’ Dua Lipa un po’ Beyoncé. Travolgente il duetto con Big Mama su Kravitz.

ARIETE – “Mare di guai”: 7+
Il pezzo più indie dell’intero lotto, e infatti c’è lo zampino di Calcutta. Purtroppo però balbetta, e non poco, sulla cover di Battiato.

MADAME – “Il bene nel male”: 7,5
Vaccinata o meno, ormai Madame è un’artista matura e sicura del fatto suo. Dicono che maltratta De André, che non doveva usare l’autotune: secondo noi a Faber questa versione di “Via del campo” (con Izi) sarebbe piaciuta.

LAZZA – “Cenere”: 8
La base house di Dardust è davvero sontuosa (lui vince sempre) e Lazza dimostra di aver fatto la sua gavetta. Promosso anche nel duetto con Emma.

MARCO MENGONI – “Due vite”: 8,5
Per alcuni gioca un altro campionato, e forse è vero. Canzone classica, ben scritta, e interpretazione impeccabile (al netto degli smanicati). Sceglie i Beatles e stravince con il coro gospel di “Let t be”: brividi, citando Mahmood. Entra Papa in conclave e non ci dovrebbero essere sorprese. Lo faranno Papa.

COLAPESCE & DIMARTINO – “Splash”: 9
Ironici e intelligenti, profondi e irriverenti. E scrivono bene, anzi benissimo: non era per nulla semplice bissare “Musica leggerissima” (“Ma io lavoro/per non stare con te/preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare”). Sembrano Battisti, scelgono “Azzurro” di Paolo Conte: ormai sono un classico.

Giovanni Battista Menzani

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