Agrivoltaico a Rottofreno “Scelta frettolosa e illogica, perché non sfruttare altre superfici per l’energia solare?”

“L’amministrazione comunale ha annunciato la decisione di voler attrezzare ad agrivoltaico un importante appezzamento di terreno di proprietà comunale, che ha un’estensione di 96mila metri quadrati – pari a 14 campi da calcio – ad oggi riservato a coltivazione agricola e situato nei pressi della Strada Lampugnana. Una decisione presa di fretta e furia che probabilmente meriterebbe approfondimenti”. Così il gruppo di minoranza Ripensiamo Rottofreno in una nota firmata da Paolo Bersani, Mara Negrati, Simona Bellan e Simone Ventola.

“Fretta – affermano – che sembra essere determinata dalla necessità di prenotare gli slot necessari nella centrale elettrica per trasferire l’energia prodotta dai pannelli in rete. In un ambito in cui ci sono più dubbi che certezze e un campo di sperimentazione molto limitato, vista la posta in palio che difficilmente ti consente di tornare indietro, sarebbe opportuno fare maggiori riflessioni. Le poche sperimentazioni non sono certamente un esempio di miglioramento né del paesaggio né delle produzioni agricole sottostanti. Perché farlo? La normativa regionale consente una piena destinazione d’uso di pannelli agrivoltaici delle aree denominate ex cave di cui è ricco il nostro territorio, parliamo di circa 300mila metri quadrati – pari a circa 42 campi da calcio – anche se queste sono utilizzate da tempo a fini agricoli. Il volto del nostro comune cambierebbe radicalmente, le nostre passeggiate avrebbero come panorama una distesa di specchi. In aggiunta, la nostra amministrazione ha pensato bene di trasformare un bene per noi prezioso, i 96mila metri quadrati di cui sopra, attraverso un bando che prevede una base d’asta d’affitto annuo di 23.500 euro più la possibilità di presentare progetti che amplino la capacità fotovoltaica della copertura del palazzetto dello sport”.

“Una cifra alquanto modesta – proseguono – se rapportata alle potenzialità di sfruttamento energetico dell’intervento. Oggi i 96mila metri quadrati a terreno agricolo rendono 7mila euro annui. Questi interventi si inseriscono nel quadro delle misure richieste dall’Unione europea per raggiungere gli obiettivi 2030 e 2050 e pertanto sono soggetti a incentivi e finanziamenti a fondo perduto del Pnrr (pari a 1,1 miliardi di euro). Se volessimo dare il nostro contributo nello sviluppo dell’energia sostenibile non sarebbe più opportuno agire su coperture di capannoni, edifici vari e non contribuire ad un evidente consumo di suolo stante il probabile risultato per la natura che l’installazione di queste tecnologie comporterà? I dati forniti da Legambiente ci dicono che solo il 10% dei tetti dei poli logistici piacentini sono coperti da pannelli fotovoltaici. Perché non sfruttare pienamente tutte le superfici a disposizione prima di rubare terreni necessari al sostentamento primario dell’uomo? Come afferma il professor Pileri, ordinario di pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, la tutela dei suoli e la produzione di energia solare non devono essere in conflitto. Perché fare tutto questo per un piatto di lenticchie? Ogni sindaco ha il dovere di difendere il proprio territorio mentre nel Comune di Rottofreno assistiamo all’esatto contrario”.

“Forse, prima di privarsi per 30 anni di una preziosa risorsa varrebbe la pena fare un’attenta analisi dei pro e contro e chiedere alla cittadinanza di esprimersi su come vorrebbe il futuro del nostro paese – concludono -. La visione futura è quella di volersi circondare di pannelli e non più di campi coltivati? Che futuro stiamo costruendo per i nostri figli? Sicuramente saranno loro a subire le conseguenze delle nostre scelte. Noi faremo di tutto perché la cittadinanza possa esprimere il suo parere e agiremo di conseguenza”.

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