Bobbio, Ottone, Rivergaro, Ronco e Montanaro: cinque alberi monumentali da preservare

Nella porta della città di Bobbio, piazza San Francesco, potrebbe capitare di imbattervi in un albero diverso dagli altri: un platano comune alto 30 metri, con una circonferenza del busto di ben quattro metri. È uno dei cinque alberi monumentali presenti sul territorio della provincia di Piacenza. In Italia ce ne sono 3.662. La regione Emilia-Romagna ne conta 103.

COS’È UN ALBERO MONUMENTALE? – Secondo la legge una pianta può rientrare nel novero degli alberi monumentali se rappresenta un “raro esempio di maestosità e longevità, che mostri un particolare pregio naturalistico per rarità della specie o che costituisca un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario e delle tradizioni locali”. L’articolo 7 della Legge n. 10/2013 individua come monumentali: l’albero isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali, ovunque ubicato, che costituisca raro esempio di maestosità e/o longevità o che mostri un particolare pregio naturalistico per rarità della specie o che costituisca un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario e delle tradizioni locali; i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani; oppure gli alberi inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.

Dal 2018 sono stati inclusi anche i boschi vetusti, intesi, questi, come “le formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate che per età, forme o dimensioni, ovvero per ragioni storiche, letterarie, toponomastiche o paesaggistiche, culturali e spirituali presentino caratteri di preminente interesse, tali da richiedere il riconoscimento ad una speciale azione di conservazione”. Esistono sette criteri per attribuire a un albero il carattere di monumentalità: il pregio legato all’età e alle dimensioni, il pregio legato alla forma e al portamento, il valore ecologico, il pregio legato alla rarità botanica, il pregio storico-culturale-religioso e il pregio paesaggistico.

QUANTI NE ESISTONO? – Fu nel 1982 che il corpo forestale dello Stato organizzò il primo censimento degli alberi monumentali italiani, riconoscendo ufficialmente un valore al patrimonio arboreo e garantendone una tutela da parte delle istituzioni statali. Dal 2017 il ministero delle Politiche agricole e forestali si prende cura di aggiornare costantemente l’elenco degli alberi monumentali sul suolo italiano. L’elenco più aggiornato risale al 5 maggio 2021 e annovera nell’elenco 3.662 alberi.

A PIACENZA E PROVINCIA – Nel Chiostro di San Francesco a Barchi di Ottone si erge uno splendido e imponente castagno monumentale, che presenta una circonferenza di ben 6,80 metri! È l’unico albero piacentino per cui è stata proposta la dichiarazione di “notevole interesse pubblico”. Percorrendo in giù il Trebbia, in località Montechiaro – fra Travo e Rivergaro – si può trovare un rovere alto 27 metri. Di là dai fiumi Trebbia e Nure c’è la Val Riglio: a Ronco, nel comune di San Giorgio Piacentino, c’è un Cedro dell’Himalaya, custodito nei giardini della Villa Rocca di Corneliano. Questa specie di albero, che nasce spontaneamente dall’Afghanistan orientale fino al Nepal occidentale, è stato introdotto in Europa all’inizio del XIX secolo. Il Cedro dell’Himalaya non deve la sua monumentalità all’altezza, che si ferma a soli 18 metri, ma piuttosto al suo pregio paesaggistico dovuto alle rigogliose foglie.

Nello stesso comune, ma scendendo di più di 100 metri d’altitudine, nella tenuta del castello di Montanaro, Palazzo Marazzani Visconti Terzi, possiamo imbatterci in un monumentale platano comune. Infine, giungiamo alla città di Piacenza: all’interno dei Giardini Margherita sorgevano due cedri del Libano. Parliamo al passato perché oggi i due alberi non esistono più: il primo non resse al peso dell’abbondante nevicata avvenuta nel dicembre 2020, mentre il secondo fu abbattuto il 9 febbraio 2022 dopo la decisione dell’amministrazione comunale di Piacenza, in quanto malato e a rischio crollo. “Abbiamo fatto l’impossibile per salvarlo, ma purtroppo lo avevamo già detto in dicembre che non ci sarebbero state alternative all’abbattimento – spiegò all’epoca l’allora assessore all’ambiente e ai parchi naturali Paolo Mancioppi –. Non c’era più nulla da fare, anche se chiaramente per noi è un gran peccato”.

RECORD – L’albero monumentale più antico d’Italia (e forse d’Europa) ha ben 4mila anni! Quando nacque, i babilonesi stavano iniziando a imporre la loro potenza e i primi indoeuropei comparivano in Asia centrale. Ha conosciuto l’Impero romano, le civiltà medievali e rinascimentali, intere ere geologiche: chi si reca a Luras, in provincia di Olbia-Tempio, Sardegna, può vivere un’esperienza unica, un irripetibile salto nel passato per rendersi conto della forza incredibile della natura. L’olivo monumentale si trova in località Santu Baltolu, è largo 11,5 metri e alto 14. La sua folta chioma è in grado di procurare ombra per svariati metri quadrati. Immaginate, inoltre, di trovarvi davanti un albero di 22 metri di altezza e larghezza: il castagno dei Cento Cavalli, che s’impone nel Parco dell’Etna, esternamente al perimetro, nel comune di Sant’Alfio (CT), è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2006. Anche quest’albero non è giovanissimo: la sua età è compresa fra i 2000 e i 4000 anni.

Foto: Istituto per i Beni artistici, culturali e monumentali – Regione Emilia-Romagna

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