Il cardinal Zuppi “La guerra è un’altra pandemia, facciamoci artigiani di pace” fotogallery

“Ognuno di noi è guardiano degli argini della pace”. Usa le parole di don Primo Mazzolari il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) monsignor Matteo Zuppi per invocare la fine della guerra in Ucraina e di tutti i conflitti sparsi per il pianeta, “di cui non vediamo ogni giorno le immagini e le testimonianze”. Il cardinale di Bologna ha accolto l’invito di Assofa e onorato la memoria dell’amico scomparso nel dicembre scorso, Giancarlo Bianchini, partecipando in San Giuseppe Operaio alla veglia per la pace, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina.

Mercoledì primo marzo la chiesa di periferia si è riempita di fedeli, scout, volontari e amici dell’Assofa, per ascoltare il capo dei vescovi italiani che ha fatto dell’attenzione alla dimensione sociale uno dei capisaldi della sua missione pastorale. Accolto dalle testimonianze di un operatore del Sermig, l’Arsenale della Pace di Torino, e dei ragazzi dell’Assofa, Zuppi ha pregato insieme al vescovo Adriano Cevolotto e ai rappresentanti delle confessioni cristiane evangeliche e ortodosse.

Il cardinale Zuppi alla veglia per la pace

Monsignor Zuppi ha esordito con una preghiera: “Il nostro pensiero va a quelle donne anziane e bambini costretti ad emigrare e a quegli uomini che si ritrovano a combattere ma nel loro cuore vorrebbero che tacessero le armi. Invochiamo la misericordia del Padre perché cessi subito ogni violenza ed inizi un tempo nuovo di pace”. “Non possiamo abituarci mai alla violenza e alla guerra, – le sue parole –  perché voltarsi dall’altra parte sperando che non raggiunga me significa essere complici. Anche il Covid pensavamo fosse qualcosa di lontano, che non ci riguardasse. La tentazione di pensare che in fondo il conflitto non ci riguarda è ancora fortissima oggi”.

La guerra è un’altra pandemia – ha aggiunto il cardinale di Bologna – è una tempesta che ci costringe a capire che ci riguarda sempre e ci impone di agire. E allora la domanda è che cosa possiamo fare? È un problema soltanto dei grandi della Terra? Certo è un problema di chi l’ha scatenata la guerra, perchè non dobbiamo mai dimenticare le responsabilità del conflitto e chiedere la pace non vuol certo dire mettere tutti sullo stesso piano”. “Intanto dobbiamo ringraziare il Signore di essere qui – ha proseguito – e di compiere la prima opera dei cristiani, che spesso lasciamo per ultima, la preghiera. Chi si rivolge al Signore sperimenta nel cuore il richiamo alla pace e l’esperienza di essere artigiani della pace. Dobbiamo trasformare quella sofferenza causata dalla guerra nella nostra sofferenza. Chiedere la pace vuol dire fare nostre le lacrime di tutti i fratelli e le sorelle che soffrono”.

“Come abbiamo sperimentato nel passato – ha sottolineato Zuppi – la guerra dura tutta la vita, basti pensare ai ricordi di chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale, che spesso sono racconti mancati, condizionati dall’impossibilità di riferire. La guerra è qualcosa che ci portiamo nel cuore. Tutti allora siamo chiamati ad essere artigiani di pace dal vero artigiano di pace che è Gesù”. Poi il presidente della Cei ha ricordato il legame con Giancarlo Bianchini e con l’Assofa: “Sono qui con voi anche per onorare quel sacramento dell’amicizia che mi ha unito a Giancarlo, uomo buono attento agli altri, uno che il paradiso l’ha trovato specchiandosi negli altri. Anche nei più deboli, che sono i maestri di pace. Che aiutano a togliere dal nostro cuore tanti sentimenti di odio di rancore”.

Il cardinale Zuppi alla veglia per la pace

“Gli artigiani di pace la vogliono perché la cercano. Per questo – ha detto – voglio concludere citando le parole di don Primo Mazzolari, che ci coinvolgono anche se noi siamo molto piccoli rispetto ai potenti della Terra, perchè la pace inizia quando gli umili sono innalzati“. “Se non finisce di piovere nessun argine la può tenere, ognuno di noi è un cielo che può dare pioggia o sereno, ognuno di noi è guardiano degli argini della pace. La guerra alla guerra si fa con l’arma dell’amore“. E ha aggiunto: “Muoviamo la guerra al male che è in ognuno di noi. Solo gli artigiani di pace possono costruire insieme una pace che sia per tutti, perchè non c’è la pace da soli, c’è solo per tutti”. E la conclusione: “Che tutti noi possiamo credere all’adempimento della parola e che la pace non è un sogno”.

Nel suo saluto il vescovo Adriano aveva introdotto la serata così: “Questo momento è uno dei germogli usciti dalle mani del nostro amico Giancarlo, a cui va un ricordo grato perché è stato un coraggioso sognatore di pace. Stasera è un momento di educazione alla pace anche solo perché è un momento di incontro coi nostri fratelli di altre comunità cristiane. Dio sia invocato con tutte le forze perché ognuno si converta dalla sua condotta malvagia, dal rancore e dall’odio”.

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.