L’amarezza di Magnacavallo a tre anni dal covid “Oggi i sanitari indagati e sotto tiro”

“Oggi ci si ritrova con gli episodi di violenza contro i sanitari aumentati in maniera esponenziale, sulle pagine dei giornali indagati per dubbie situazioni di ‘malpractice’ e allora mi viene da dire che non si è vissuti tutti la stessa situazione”. Sono amare le parole del direttore sanitario dell’azienda sanitaria di Piacenza Andrea Magnacavallo, pronunciate in occasione della cerimonia per la Giornata nazionale in memoria delle vittime della pandemia.

A tre anni dalla fase più drammatica dell’emergenza covid, nella mattinata di sabato 18 marzo, nella cornice del “Giardino di vita” tra via Portapuglia e via dell’Orsina, le istituzioni locali hanno onorato la memoria dei tanti concittadini scomparsi in quel periodo terribile. Accanto al sindaco Katia Tarasconi, sono intervenuti il vice prefetto Luigi Swich, per la Provincia il consigliere Lodovico Albasi, il direttore sanitario dell’Azienda Usl Andrea Magnacavallo e il vescovo, monsignor Adriano Cevolotto.

Dal direttore sanitario dell’azienda Usl Andrea Magnacavallo è arrivata la riflessione più amara: “Oggi è il momento per fare una riflessione triste nel ricordo di quei giorni, per le vittime e i familiari delle vittime, ed è giusto celebrare questa ricorrenza per non dimenticare. Ma è triste anche perché quello che è avvenuto sembrava potesse essere un insegnamento. La pandemia che ci siamo portati finalmente alle spalle c’era la speranza che qualcosa avesse insegnato, invece oggi ci si ritrova con gli episodi di violenza contro i sanitari aumentati in maniera esponenziale, ci si ritrova sulle pagine dei giornali indagati per dubbie situazioni di ‘malpractice’ in quel periodo, e allora mi viene da dire che non si è vissuti tutti la stessa situazione”. “Forse il messaggio non è chiaro – ha proseguito -, perchè in quel periodo tutti, non solo i sanitari, ma tutte le istituzioni e il mondo del volontariato si sono uniti, cercando di esprimere la massima forza nel tentativo di combattere una malattia di cui non sapevamo niente, ma la scienza in poco tempo ha dimostrato il suo valore e sono usciti i farmaci e i vaccini. E se oggi questa pandemia l’abbiamo lasciata alle spalle è anche soprattutto grazie alla scienza”.

“Avverto il peso di ogni parola – ha detto la sindaca Katia Tarasconi -, sospeso tra il profondo rispetto dolore altrui e la consapevolezza che questo stesso dolore è stato reso dalla pandemia tangibile per ognuno di noi. Come se fossero anche nostre quelle famiglie a cui idealmente ci stringiamo. Nostri gli amici che il covid si è portato via e che insieme abbiamo pianto. Perché in questo giardino di vita c’è quell’ultimo abbraccio che Piacenza non ha potuto dare a tanti, troppi concittadini”. L’ex sindaco Patrizia Barbieri ha rievocato quei giorni tra febbraio e marzo del 2020: “Per prima ci fu la consapevolezza di non conoscere un nemico che stava arrivando pesantemente e già dal primo giorno ha portato tanto dolore, che è stato il denominatore comune di questa situazione. Venire qui oggi ti devasta ancora il cuore, abbiamo superato tante criticità, ma oggi ricordiamo ancora quei giorni di disperazione”.

Giornata vittime covid cerimonia 2023

Il discorso della sindaca Katia Tarasconi

Un anno fa, nell’atmosfera raccolta e partecipe di quest’area verde, ho ascoltato in silenzio la cerimonia che ne ha sancito l’intitolazione. Oggi, mentre il mio ruolo di sindaca mi richiede di dare voce alla nostra comunità, avverto il peso di ogni parola, sospesa tra il profondo rispetto per il dolore altrui e la consapevolezza che quello stesso dolore, in realtà, la pandemia lo ha reso proprio e tangibile per ciascuno di noi. Come se fossero anche nostre, quelle famiglie cui idealmente ci stringiamo. Nostri, gli amici che il Covid si è portato via e che insieme abbiamo pianto. Perché in questo “Giardino di Vita” c’è l’ultimo abbraccio che Piacenza non ha potuto dare a tanti, troppi concittadini; c’è l’omaggio carico di affetto che le fasi più critiche e gravi dell’emergenza sanitaria non ci hanno consentito di rendere loro come avremmo voluto. C’è una consapevolezza, infine, che non ci abbandona e che in questa ricorrenza, dedicata alla memoria di tutte le vittime della pandemia, ci fa percepire più forte la necessità e l’urgenza di sentirci vicini, di esprimere l’intensità del ricordo e la gratitudine, tuttora così intensa e sincera, nei confronti delle persone che da quel 20 febbraio 2020 in avanti si sono fatte carico e prese cura di noi e della nostra comunità.

Lo hanno fatto con coraggio e generosità straordinari, onorando la propria etica professionale, gli ideali dell’umanità più autentica, i principi di una solidarietà fattiva e concreta. Mettendo a rischio la propria incolumità e quella dei loro cari per restare sempre in prima linea. Spesso a costo della loro stessa vita, come è stato ricordato poche settimane fa rendendo il tributo del Paese a 500 tra medici e infermieri che il Covid ha strappato ai propri affetti e al proprio lavoro, interpretato con amore sino all’ultimo istante. Nell’ingombro faticoso delle tute protettive indossate da tutto il personale sanitario degli ospedali e delle squadre delle Usca, nelle divise delle associazioni di primo soccorso e di Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco, delle Forze Armate e di Polizia, riconosceremo per sempre il simbolo dell’altruismo e della dedizione, dello spirito di servizio e del sacrificio, di una responsabilità esemplare e di un autentico senso di appartenenza alla collettività.

“… stiamo facendo quello che sappiamo fare, e forse ci sono più eroismi che viltà in circolazione. Non sappiamo cosa accadrà a noi e all’Italia fra una settimana, ma sappiamo che mai come questa volta ognuno di noi è importante”. Così scriveva, in quei giorni febbrili di paura e incertezza del marzo 2020, Franco Arminio: qui ritrovo l’impegno infaticabile di tutte le istituzioni riunite sotto l’egida della Prefettura, nel confronto costante tra la Regione Emilia Romagna, l’Azienda Usl, i sindaci di tutti i Comuni del territorio. Giovanni Malchiodi, ai cui familiari va il nostro pensiero. E Patrizia Barbieri, che vorrei ringraziare in particolare accanto a ciascuno dei primi cittadini della nostra Provincia.

In questa giornata, del resto, si accostano per noi tutti istantanee e frammenti di memoria: il profilo delle tende dell’ospedale da campo e il successivo allestimento dei centri vaccinali, il silenzio nelle scuole e lungo le strade, le mani tese di volontari, scout e sacerdoti, la trincea dei lavoratori dei supermercati e di tutti i servizi che, mentre il mondo si fermava, hanno continuato a garantirci l’essenzialità del quotidiano. La processione greve e silenziosa dei camion a Bergamo, la solitudine delle carezze negate, la tenerezza di due anziani che si sfiorano le mani separati da un vetro, di una serenata intonata sotto le finestre dell’ospedale: immagini che hanno fatto il giro del mondo e che oggi non rivediamo con gli occhi, ma con il cuore.

La preghiera recitata dal vescovo Adriano durante la cerimonia:

Per non dimenticare

18 marzo 2023 – Giornata nazionale in memoria delle vittime della pandemia

O Signore, siamo qui a far memoria per non dimenticare.
Per non dimenticare, con il senso di smarrimento e di paura di quei mesi, l’esserci sentiti parte della medesima umanità, senza distinzioni sociali.
Per non dimenticare il silenzio assordante e la preziosità delle parole.
Per non dimenticare i tanti gesti di cura, straordinari e ordinari, che ci hanno nutrito e salvato.
Per non dimenticare che senza speranza non c’è presente e quindi non c’è vita.
Per non dimenticare i nostri cari e coloro che non conoscevamo ma che abbiamo sentito fratelli e sorelle che ci lasciavano.
Per non dimenticare che non si può andar via da soli. Senza congedo. Per non dimenticare che la malattia e la morte vanno accompagnate perché siano umane.
Per non dimenticare chi non può permettersi di voltare pagina, perché il Covid è impresso nella sua carne e nel suo cuore in una ferita aperta per un vuoto che sembra incolmabile.
Per non dimenticare che abbiamo chiamato “eroi” chi ‘semplicemente’ stava facendo il proprio dovere e che allo stesso modo continua a farlo oggi. A servizio dei più fragili e quindi per tutti. Anche se noi rischiamo di dimenticarlo.
Per non dimenticare che non siamo immortali, che non siamo onnipotenti: la vita è preziosa, unica e bella perché è custodita da te, in vita e in morte. Perché Tu sei la Vita Eterna.
Amen.
Mons. Adriano Cevolotto,
vescovo di Piacenza-Bobbio

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