Lassù il tempo non si è mai fermato: all’Osservatorio Alberoni si registra il meteo da oltre due secoli

L’età napoleonica conosceva il suo massimo splendore, Venezia diceva addio all’ultimo doge, Ludovico Manin. Quell’anno, a Piacenza, si cominciò a registrare il meteo. Era il 1802, anno zero dell’Osservatorio meteorologico Alberoni. Per essere più precisi, la data esatta era quella del 10 dicembre, una giornata nuvolosa ma non molto fredda. La storia cominciava alcuni mesi prima grazie a un vincenziano, padre Antonio Mantenga, che costruì un anemoscopio (strumento per indicare la direzione del vento, nda) e un rudimentale pluviometro e acquistò un termometro Réaumur (scala ottantigrada della temperatura, nda).

L’umidità, invece, si iniziò a misurare nel 1808 grazie a un igrometro a capello di De Saussure. Risale a inizio Ottocento anche la torre dell’osservatorio, raggiungibile oggi attraverso una doppia rampa di scale a chiocciola partendo dal secondo piano del Collegio Alberoni: lassù il tempo non si è mai fermato – ci sentiamo di dire – neanche quello atmosferico. Le misurazioni giornaliere, a partire dal 1871, anno da cui parte la serie storica, sono andate avanti anche durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Prima di quell’anno, la registrazione di dati sul clima non era stata sempre costante: fu il professor Giovanni Battista Manzi, napoletano come Mantenga, a caldeggiare l’ingresso dell’Osservatorio meteorologico Alberoni nella rete creata dal barnabita Francesco Denza, che costituì il nucleo della Società meteorologica italiana.

Per la sua longevità, l’osservatorio piacentino è stato insignito del riconoscimento di “stazione centenaria” da parte dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Una storia simile è condivisa da circa venti osservatori italiani: in Emilia Romagna le stazioni che vantano più di un secolo di vita sono quelle di Modena e Parma.

osservatorio meteorologico alberoni
Un computer, collegato ai sismografi, restituisce le rilevazioni in tempo reale

Nella parte più alta della torre dell’Alberoni si misurano la radiazione solare, la velocità e la direzione del vento. Per registrare temperatura, umidità e precipitazioni bisogna ricorrere agli strumenti presenti nel parco. Al piano terra, inoltre, si misurano anche le scosse sismiche: un centro di controllo registra in tempo reale i dati rilevati dai sismografi di ultima generazione che giacciono nello scantinato. Bisogna stare attenti, perché in città la linea è costantemente disturbata dal passaggio di automobili, camion o da altre pressioni esercitate sul suolo. I sismografi rilevano ogni minimo movimento, e trasmettono i dati all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Quando si verifica un terremoto, però, i sismologi dell’Osservatorio Alberoni non sono in grado di stabilire in autonomia il punto esatto e l’intensità: informazioni, queste, che si ottengono incrociando i dati di varie stazioni, grazie al lavoro di coordinamento dell’Ingv.

osservatorio meteorologico alberoni
Appunti risalenti al 10 aprile 1977

La lunga storia dell’Osservatorio Alberoni è testimoniata dai macchinari d’epoca, tutti perfettamente conservati. Col passare degli anni, naturalmente, gli strumenti si sono evoluti: in particolare, dagli anni Novanta, la stazione è in grado di rilevare i dati anche senza la presenza di un operatore. Così è, in effetti, dal 2014. Dopo la morte prematura di Matteo Cerini, ultimo responsabile “in presenza”, nessuno ha preso il suo posto. L’attuale referente, Daniele Cat Berro, registra i dati dall’antico Osservatorio di Padre Denza, sede della Società meteorologica italiana di Moncalieri, in Piemonte.

osservatorio meteorologico alberoni

COME CONSULTARE I DATI? – È in cantiere, ci rivela Cat Berro, un sito web che renderà fruibili i dati delle rilevazioni in tempo reale. Tutti i bollettini, fino al terminus ante quem dell’agosto 2014, sono gelosamente conservati all’interno degli uffici dell’Osservatorio. I risultati delle rilevazioni dell’intera serie storica (dal 1871 a oggi) sono stati riordinati in una pubblicazione che verrà presentata prossimamente nei locali dell’Osservatorio.

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Fu un Natale nuvoloso quello del 1957, le nevi dei giorni precedenti si erano interrotte, lasciando al suolo uno strato di tre centimetri. Le temperature, come testimoniato da questo bollettino giornaliero (foto sotto), furono tra zero e 3,2 gradi, il sole sorse alle 8.02 e tramontò alle 16.41. Tre centimetri di neve erano accumulati sul suolo. Nella foto in basso, invece, i dati riassuntivi dell’intero mese di giugno 1941.

bollettini storici osservatorio meteorologico alberoni
bollettini storici osservatorio meteorologico alberoni

Fonti storiche: “Osservare le nuvole. La storia dell’Osservatorio meteorologico” di Maria Rosa Pezza in AA.VV.; Sono le nuvole. L’Osservatorio Meteorologico, l’antico atlante delle nubi del Collegio Alberoni e le nuvole dipinte di Alberto Bertoldi; Tep; Piacenza 2016 – Colloquio con Daniele Cat Berro, meteorologo della Società meteorologica italiana e referente dell’Osservatorio meteorologico Alberoni.

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