Piacenza non è più la ‘regina delle nevi’, si chiude il secondo inverno più mite dal 1871

È uno degli inverni più miti di sempre quello che stiamo per lasciarci alle spalle. La temperatura media è stata di 5,5 gradi, con pochissimo gelo a causa delle minime molto elevate. Sono i dati di un “inverno notevole”, come lo definisce Daniele Cat Berro, referente dell’Osservatorio meteorologico Alberoni, che prende in considerazione il periodo fra il primo dicembre 2022 e il 28 febbraio 2023.

La media stagionale di 5 gradi e mezzo classifica l’inverno appena trascorso come il secondo più mite dal 1871, anno zero della serie storica: 2,3 gradi in più rispetto alla media del trentennio di riferimento 1991-2020. “Siamo andati molto vicini al record dell’inverno 2006/2007, quando la media fu di 5,7 gradi”, rileva Cat Berro. La particolarità che ha caratterizzato la stagione invernale di quest’anno è “il lungo periodo, tra metà dicembre e metà gennaio, in cui il cielo è stato ostinatamente grigio, con temperature abbondantemente sopra lo zero”, che comprende il periodo natalizio più mite mai documentato.

osservatorio meteorologico alberoni
Uno strumento di rilevazione dell’Osservatorio Alberoni

NON NEVICA PIÙ – Nella norma, invece le precipitazioni, con 154 millimetri nel trimestre invernale. “Ma è tutta pioggia – sottolinea Cat Berro – è lontano il tempo delle grandi nevicate. Piacenza era, nella Bassa Padana, la città più nevosa: la media di accumulo nella serie storica è di 49 centimetri. Quest’anno invece è nevicato solo una volta, e in modo molto leggero, con soli 2 centimetri di accumulo”. Una tendenza che Piacenza ha condiviso con altre città vicine, come Milano e Parma. E non è difficile individuare la causa. “Fa più caldo, quindi la neve si trasforma in pioggia”, semplifica il meteorologo. Ma se l’acqua caduta quest’anno è la stessa degli ultimi trent’anni, come si spiega l’emergenza idrica e la siccità del bacino del fiume Po? “La portata del Grande Fiume risente di una siccità accumulata nell’alto bacino, dal Canton Ticino alla Valle d’Aosta al Piemonte”.

SICCITÀ PIÙ LUNGHE – Se la mole delle precipitazioni resta, più o meno, stabile, a cambiare è la distribuzione dei fenomeni. “C’è una maggiore concentrazione – spiega Cat Berro – e quindi accade che in Italia, così come in tutta l’area mediterranea, la quantità d’acqua che cade in un anno o in una stagione segue la media degli ultimi 150 anni, ma negli ultimi tempi c’è la tendenza ad avere siccità più lunghe. Dunque, l’acqua tende a concentrarsi tutta in pochi giorni”. E come si spiega? “L’atmosfera e i mari sono più caldi, e ciò comporta un’accelerazione del ciclo dell’acqua”, precisa il meteorologo. “Ma attenzione, è scorretto dire che un’alluvione anche grave è causata dal riscaldamento globale. Il cambiamento climatico è sicuramente uno dei fattori, ma non è l’unico”.

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