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Siccità, il ministro Lollobrigida “Ritardo enorme, intervenire subito per far fronte all’emergenza”

“C’è un ritardo purtroppo enorme della nostra nazione rispetto a un’emergenza che in realtà non lo è nella sua struttura, visto che gli eventi siccitosi sono ormai ciclici da 20 anni, e toccano purtroppo regioni che non conoscevano il fenomeno”. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida non si sottrae alla questione più incalzante che riguarda il suo settore, la siccità, nella visita piacentina in occasione della celebrazione del Dies Academicus 2022-2023 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Ai cronisti che lo aspettavano sulla soglia dell’ateneo della via Emilia, il ministro ha ricordato che “in Italia abbiamo una dispersione idrica enorme che arriva al 40 % sul piano nazionale con punte del 50 %, inoltre gli effetti di cambiamento climatico, al di là delle ragioni che lo producono, stanno incidendo in maniera devastante su alcuni settori, come quello dell’agricoltura che utilizza il 53 % dell’acqua disponibile”. “Dobbiamo agire come Governo – ha aggiunto – e lo stiamo facendo, per riuscire a trovare le modalità per spendere rapidamente i più di 8 miliardi a disposizione nel settore, agendo sulla burocrazia, su un sistema complesso con troppi livelli decisionali e questo lo potrà fare la cabina di regia messa in piedi con la presidente del Consiglio Meloni e i ministri coinvolti, in una prospettiva sia di breve che di medio periodo, perché la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni”.

Lollobrigida ha sottolineato il valore del settore agroalimentare nel nostro paese: “In una fase in cui alcune certezze sono tramontate dopo la pandemia e per l’aggressione della Russia all’Ucraina, abbiamo invece alcune consapevolezze del settore agroalimentare italiano e del mondo dell’agricoltura che va valorizzato e ovviamente incentivato a produrre, in termini di sostenibilità ambientale ed economica. Allora le nuove tecnologie e la capacità di formare diventano essenziali così come il ruolo di un sistema universitario di qualità. Occorre inoltre difendere il prodotto italiano, la qualità del sistema produttivo, che va difeso e promosso sempre di più nel mondo”.

La cerimonia all’Università Cattolica di Piacenza segna l’avvio delle celebrazioni per il 70° anniversario della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali ed è stata preceduta dalla celebrazione della messa, presso la piazzetta della facoltà di Economia e Giurisprudenza, presieduta dal vescovo Adriano Cevolotto. Nell’auditorium Gian Carlo Mazzocchi del campus di Piacenza, il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli ha tenuto il discorso introduttivo, a cui sono seguiti i saluti del preside della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali Marco Trevisan, della presidente della Provincia di Piacenza e amministratore unico di Epis Monica Patelli e del sindaco di Piacenza Katia Tarasconi. La prolusione è stata affidata al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

“La costante crescita della sede piacentina dell’Università Cattolica – ha detto Franco Anelli – è stata sospinta dal rapporto con le istituzioni locali. Non un semplice sostegno, ma un’autentica condivisione dei nostri progetti lungo tutto l’arco di queste sette decenni. Siamo stati investiti in questi due anni dalle grandi paure ancestrali dell’umanità: la paura e la guerra. E ora che si affaccia il timore della carestia, di una meno agevole disponibilità di risorse primarie, l’acqua e i prodotti della terra, cioè il cibo. Non voglio dipingere un fosco scenario: la risposta a queste preoccupazioni sta nella ricerca scientifica, nello sviluppo di conoscenze che ci permettano di affrontarle. Questa facoltà, questa sede universitaria, sono nate per cercare quel genere di risposte e hanno dato prova di essere all’altezza del compito”.

“Si tratta, per la facoltà che ho l’onore di presiedere – le parole di Marco Trevisan -, di un anno particolare, perché coincide con il settantesimo dalla fondazione. La facoltà fu fondata nel 1953 da padre Agostino Gemelli, con l’obiettivo di creare una struttura modello, in cui al progresso delle scienze si affiancasse il primato dell’uomo. Il segno distintivo della facoltà è rappresentato fin dall’inizio, dall’attrezzatura scientifica presente nei laboratori. Furono fatti arrivare da tutto il mondo apparecchi tra i più moderni, stanziando una somma di denaro pari quasi a quella investita per costruire e arredare l’edificio sapientemente progettato dall’architetto Baciocchi, di cui ancora oggi ammiriamo le forme moderne ed essenziali. Se negli anni ‘50 l’obiettivo prioritario del sistema agroalimentare era quello di incrementare la produttività, oggi questo settore è al centro di una vera e propria rivoluzione scientifica e tecnologica, finalizzata a rendere i prodotti sempre più eco compatibili, di migliore qualità, sempre più competitivi nei mercati internazionali. Per meglio rappresentare questa evoluzione continua, il nome della facoltà è stato cambiato nel 2013, in facoltà di scienze agrarie, alimentari e ambientali”.

“Oggi è un momento di grande importanza – ha affermato Monica Patelli – ruolo strategico di Provincia e Epis nel cammino che ha portato piacenza ad essere città università. In 70 anni sono stati tagliati importanti traguardi, sempre più ragazzi si iscrivono qui, grazie all’ampliamento dell’offerta formazione. Avere e difendere centri di ricerca significa promuovere anche la nostra economia. Fin dall’inizio si era intuito quello che avrebbe rappresentato questo progetto per il territorio piacentino, ne erano consapevoli i promotori del corso di Agraria oltre 70 anni fa”.

“È emozionante essere qui oggi e portare il saluto della amministrazione piacentina – è stato il discorso di Katia Tarasconi -. Il Dies academicus rappresenta qualcosa di più profondo e consolidato di una cerimonia: sappiamo quanto sia importante questa università, per le istituzioni e il tessuto produttivo. L’università è un luogo che genera relazioni e connessioni, tra studenti e professori e il territorio che la ospita. È innovazione, non solo per la formazione di studenti, ma per lo stimolo che offre a tutto il territorio. Vorrei dire ai ragazzi che l’università è il momento più bello della loro vita, io ancora oggi faccio tesoro di quello che ho imparato. Un mio professore mi disse che non è importante sapere tutto, quanto piuttosto sapere dove poter andare a recuperare le informazioni necessarie. Ai professori vorrei dire che dobbiamo dare fiducia e spazio ai ragazzi, la politica parla molto dei giovani ma quando si tratta di dare loro delle possibilità si dice che non hanno esperienza o sono troppo giovani; ecco, io dico che invece dovremmo dare a loro più fiducia”.

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