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Formazione tecnica e digitalizzazione del Paese: il caso degli ITS foto

Si chiama Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, è stato creato con la Legge n.99/2022, approvato dal Parlamento subito prima delle dimissioni del Governo Draghi all’unanimità, ed ha l’obiettivo di inserire stabilmente nell’ordinamento i cosiddetti Istituti Tecnici Superiori (ITS) istituiti con Dpcm nel 2008 e che ha fatto nascere nel Paese numerose esperienze di formazione tecnica. Nel tempo gli ITS si sono dati la forma di “fondazione di partecipazione” nelle quali collaborano istituti di formazione, università, enti di formazione professionale, enti locali e, soprattutto, che vedono il coinvolgimento attivo di imprese. Due anni di formazione successiva al livello di formazione superiore con almeno il 30% di ore di stage e il raggiungimento del quinto e del sesto livello di formazione europei.

Se ne è parlato in Università Cattolica in un panel di prestigio che ha coinvolto Serse Soverini, direttore della Scuola Politecnica dell’Emilia-Romagna e già primo firmatario della L.99, che ha messo in evidenza come la legge abbia determinato la definitiva acquisizione di questo percorso nell’ordinamento di istruzione italiano. Sono state individuate aree di intervento che includono il Made in Italy, il Turismo, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’edilizia, la salute e i temi dell’energia e della sostenibilità. “Sono uno strumento che contribuisce da tempo a costruire competenze di digitalizzazione e legate alla transizione ecologica di cui successivamente si è occupato il PNRR: Ed è grazie al PNRR che confluiranno su queste strutture circa 1,5 miliardi di Euro nei prossimi anni”. Gli istituti sono 128 in Italia e mediamente sono frequentati da 20.000 studenti, quando in Germania in strutture formativi simili circola almeno 1 milione di studenti.

“A Piacenza è presente l’ITS dedicato alla logistica ed alla mobilità che è stato ospitato all’interno dell’ISII Marconi che ho diretto fino all’anno scorso – ha affermato Mauro Monti già dirigente scolastico e dell’Associazioni Liberi. Non si tratta di percorsi addestrativi, ma sono percorsi formativi che fanno del tempo di lavoro un tempo di formazione. Oggi la filiera della formazione tecnologica è certamente rafforzata e l’ipotizzata quadriennalizzazione dei percorsi di formazione secondaria potrebbe aprire strade importanti per l’ampliamento degli ITS verso i numeri tedeschi”. L’Assessore Vincenzo Colla, che si occupa in Regione Emilia Romagna di Sviluppo Economico, ha sottolineato come la Regione, che continuerà a contribuire con risorse significative sugli ITS (13 milioni l’anno) ricorda come sia fondamentale rafforzare la qualità dei docenti delle scuole tecnologiche, come sia urgente costruire percorsi di orientamento molto robusti, oggi resi possibili dalle risorse del PNRR, per non dovere affrontare il paradosso della coesistenza di giovani disoccupati e di imprese in cerca di figure professionali che non trovano. “Gli ITS si adattano bene al nostro modello di piccola impresa, sostiene Colla, perché ad una impresa di piccole dimensioni è più facile proporre un tecnico specializzato in uscita da un ITS piuttosto che un laureato. Noi stiamo poi facendo una operazione importante per legare gli ITS alle lauree professionalizzanti e mentre rafforziamo le università, vogliamo creare un canale di passaggio dagli ITS ai percorsi accademici e lo stiamo facendo con le università regionali” ha concluso Vincenzo Colla.

Marco Lombardo è segretario della Commissione Politiche Europee del Senato e da quella postazione si sta occupando di proporre gli ITS come un modo per costruire il “diritto alle competenze” nel nostro paese e per superare il gap culturale verso la formazione tecnologica che limita la nostra competitività. “Stiamo proponendo, continua Lombardo, di utilizzare gli ITS come percorso a sostegno delle politiche attive del lavoro per affrontare il tema dei NEET e degli occupabili. Un percorso formativo che garantisce occupazione nell’80% dei casi come gli ITS deve essere fortemente utilizzato dal Paese”. Insomma, gli ITS sono un modello che funziona, anche a Piacenza, e va rafforzato. “Sono dall’inizio del suo percorso docente all’ITS di Piacenza dove mi occupo di pianificazione territoriale” – ha concluso il prof. Francesco Timpano che ha organizzato il workshop nell’ambito delle attività del Laboratorio Next Generation EU degli studenti della Laurea Magistrale in Gestione d’azienda – “ed è per me un vero piacere lavorare in quel contesto perché si percepisce la prospettiva di forte connessione con le imprese al fine di costruire figure professionali dai contorni ben definiti e fortemente orientati alle competenze tecnologiche”.

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